Al via il I Corso di Specializzazione in Informazione Religiosa

Presso la Pontificia Università della Santa Croce di Roma

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ROMA, venerdì, 3 marzo 2006 (ZENIT.org).- E’ iniziato questo venerdì presso la Pontificia Università della Santa Croce di Roma il I Corso di Specializzazione in Informazione Religiosa, il cui obiettivo è offrire alcune chiavi di lettura per comprendere la Chiesa cattolica.

Ogni venerdì fino a giugno, professori di varie Università Pontificie ed Atenei romani si alterneranno nell’esposizione di temi riguardanti l’informazione religiosa che richiedono una preparazione specifica analoga a quella necessaria per gli altri settori della comunicazione.

Dopo un intervento di presentazione del Corso da parte di monsignor Lluís Clavell, Rettore Emerito della Pontificia Università della Santa Croce, la prima conferenza è stata tenuta dal professor Paul O’Callaghan, Decano della Facoltà di Teologia della stessa Università.

Nella sua prolusione, padre O’Callaghan si è soffermato particolarmente sul concetto di ecclesiologia, sottolineando che questa, pur essendo stata trattata da grandi personalità come Sant’Agostino e San Tommaso, è diventata una disciplina a sé stante solo nel XX secolo.

La Chiesa, ha spiegato il Decano della Facoltà di Teologia, sembra avere nelle diverse epoche una diversa ecclesiologia, cambiando apparentemente “la propria autocomprensione”, al punto da essere assimilabile ad “un camaleonte”.

Ciò avviene, ha osservato, perché la Chiesa “appare secondo il suo modo di agire” e “agisce secondo le necessità della società”, secondo le circostanze. Si cambia, quindi, perché le circostanze sono diverse nel tempo e nei luoghi.

Nonostante questo, il “camaleonte rimane geneticamente uguale” e “nella sua struttura fondamentale è uguale”. La Chiesa, infatti, ha sempre la stessa missione, anche se le circostanze sono diverse nelle varie epoche e nelle varie culture.

Secondo padre O’Callaghan, bisogna a questo punto saper distinguere tra “ciò che è la struttura fondamentale della Chiesa, il suo contenuto intoccabile”, e quegli elementi che “devono essere applicati ai diversi momenti e alle diverse circostanze”.

La Chiesa, infatti, dà indicazioni generali, ma nelle situazioni concrete opera poi un discernimento, sforzandosi di far fronte ai problemi che la società di oggi si trova a dover affrontare.

L’ecclesiologia cattolica, ha proseguito il Decano di Teologia, è notevolmente diversa da quella protestante. Mentre per i protestanti, principalmente per i calvinisti, la Chiesa è infatti “un fenomeno associativo”, in quanto “risultato dei credenti che si uniscono tra di loro”, per i cattolici essa “si situa anche prima del credente, e non solo dopo”, essendo “anche madre”.

E’ la Chiesa, infatti, “che ci ha accolti”, ed è dalla Chiesa che ci viene la fede, ha osservato.

Quanto ai luterani, il Decano ha sottolineato che la questione controversa è “il legame che esiste tra la Chiesa invisibile, che è l’agire di Dio in Cristo, e la Chiesa visibile”, tra le quali Lutero riscontrava un rapporto di tipo dualistico. Per l’ecclesiologia cattolica, invece, se c’è non una fusione completa dei due elementi, esiste sicuramente “una simbiosi come quella che esiste tra anima e corpo”.

La missione della Chiesa, ha proseguito il professor O’Callaghan, è “l’evangelizzazione”, vale a dire “comunicare la parola e il potere salvifico di Dio all’umanità”. E’ una missione “ambiziosa” e “temeraria” se non ci fosse dietro Dio, ha confessato.

Questo fine, ha aggiunto, è “soprannaturale”, cioè la Chiesa non può raggiungerlo da sé, ricevendolo invece da Dio. Allo stesso modo, la missione della Chiesa è anche escatologica. E’ forse questa, ha osservato padre O’Callaghan, una delle ragioni per le quali la Chiesa è stata più criticata (ad esempio dal marxismo), perché accusata di far pensare troppo al cielo distogliendo dalla terra.

Padre O’Callaghan ha infine affrontato il tema del laicismo, “figlio del cristianesimo”, che quando tenta di essere anticristiano “non è fedele alla propria origine” e tende con il tempo “a diventare una nuova religione in competizione con il cristianesimo” dal quale è nato.

Il laicismo, ha sottolineato, è più che altro una mentalità, da intendere nel rapporto con l’idea di laicità. Quest’ultima è un concetto secondario, non nel senso che ha una scarsa importanza, ma perché è “derivato” e non si può comprendere senza il concetto di sacro.

Il laicismo, ha concluso, può essere dunque inteso come “quell’atteggiamento della persona che vuole affermare la laicità come un valore a sé”, come se non ci fosse il sacro, negando quindi la dualità dei due elementi.

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ZENIT Staff

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