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Uk. Madre coraggio rinuncia all'aborto per amore di suo figlio

Nonostante un tumore, una 32enne inglese ha deciso di portare avanti la gravidanza sottoponendosi a un trattamento di chemio più lieve

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“Non è stato difficile per me prendere questa decisione, volevo tenere il bambino…”. Con occhi raggianti e un dolce sorriso, Heidi Loughlin racconta al Daily Express la sua esperienza di donna incinta malata di tumore, che ha rinunciato all’aborto terapeutico.

La trentaduenne poliziotta inglese si è accorta che qualcosa non andava mentre stava allattando un altro suo figlio, di nome Tait. Un forte dolore e un’estesa infiammazione al seno. La mamma, che intanto era in dolce attesa da tre mesi, si rivolge allora ai medici, i quali tuttavia minimizzano ricollegando i sintomi a una forma di mastite (infiammazione al seno che può colpire durante l’allattamento). Così le prescrivono degli antibiotici e la rimandano a casa.

I medici hanno escluso che potesse trattarsi di un cancro, semplicemente basandosi sul fatto che nella famiglia di Heidi non vi fossero mai stati casi di questo tipo e sul fatto che Heidi avesse sempre condotto uno stile di vita salutare, senza né bere né fumare.

Nonostante la cura di antibiotici, i sintomi nei giorni successivi peggiorano. Nel settembre scorso Heidi torna a sottoporsi a un controllo, che stavolta però non lascia adito a dubbi. Le viene diagnosticato un cancro al seno infiammatorio, una malattia rara e aggressiva.

I medici la invitano allora a ricorrere al più presto a una cura di chemioterapia. Al tempo stesso, le suggeriscono di abortire. Citando studi scientifici, le spiegano che la chemioterapia in gravidanza può nuocere allo sviluppo cognitivo e cardiaco del bambino durante la prima infanzia.

Motivazioni che non convincono la donna. Heidi rimane ferma e decisa sulla sua posizione: far nascere il piccolo, dare agli altri suoi due figli un fratellino. “Per me e per il mio compagno Keith, la salute del bambino è stata la cosa più importante – spiega oggi al Bristol Post, quotidiano locale della sua zona – L’interruzione di gravidanza non è mai stata un’opzione, siamo sempre stati molto chiari su questo”.

Il rifiuto dell’aborto, in un Paese come l’Inghilterra in cui ogni anno quasi 200mila bambini vengono soppressi prima di nascere (se si sommano anche gli aborti del Galles), lascia perplessi i medici. Questi ultimi però debbono accettare la volontà del paziente; le indicano allora di sottoporsi a una forma di chemioterapia più lieve e le prescrivono un farmaco ormonale da prendere fino al momento del parto.

Heidi spiega che questo trattamento ha una percentuale di efficacia molto più bassa, e racconta inoltre che il suo tumore richiede al più presto che vengano intensificate le cure. È così che il bambino verrà fatto nascere prematuramente, forse intorno al prossimo Capodanno, di modo che Heidi possa iniziare le cure più appropriate per il suo male.

“La prognosi tipica (per questo tipo di malattia, ndr) è dai due ai cinque anni di vita, ma questo non significa che se arrivi a cinque anni muori sicuramente. Può accadere un miracolo, per questo ho intenzione di andare avanti e avanti ancora… per i miei figli, che sono la cosa più importante al mondo. Sono ciò che mi fa andare avanti”. Parole che attestano il coraggio di una madre, pronta ad affrontare anche un calvario, per amore dei suoi figli; dei due che ha già dato alla luce e di quello che desidera visceralmente veder nascere.

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Federico Cenci

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