“Deus Caritas est”, un forte impulso alla missione dei laici

Intervista a Isabel M. Fornari-Carbonell, Presidente della Famiglia Missionaria Verbum-Dei

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VALENCIA, venerdì, 3 marzo 2006 (ZENIT.org).- La prima Enciclica del Papa Benedetto XVI ha “una grande forza missionaria” e serve come “base di dialogo tra persone di ambienti e credi molto diversi”, afferma la Presidente della Fraternità Missionaria Verbum Dei, la dottoressa Isabel Maria Fornari-Carbonell.

In questa intervista rilasciata a ZENIT, la Presidente di una istituzione che conta su numerosi missionari e missionarie, sacerdoti, donne nubili, famiglie missionarie e collaboratori nei cinque continenti, espone i motivi per i quali considera questa Enciclica come uno straordinario insegnamento di fede, un compendio di 42 lezioni sull’essenza del Cristianesimo.

Isabel M. Fornari, inoltre, è docente di Nuovo Testamento, ha studiato Sacre Scritture in Germania (a Bonn e a Francoforte) ed ha ottenuto il dottorato presso il Pontificio Istituto Biblico di Roma.

Quali sono le linee fondamentali della “Deus Caritas est”?

Isabel M. Fornari-Carbonell: L’amore è, “pur in tutta la diversità delle sue manifestazioni”, uno solo. Questa affermazione invita a prendere la prima enciclica di Benedetto XVI come uno strumento di dialogo tra persone di ambienti e credi totalmente diversi.

In questo contesto si rinnova nella Chiesa la coscienza missionaria. Se riusciamo a toccare il nervo del profondo orientamento verso l’amore proprio di ciascuna persona, e se al contempo testimoniamo questo amore, scopriremo che il messaggio cristiano arriva a perforare, a cambiare e a muovere il cuore del nostro prossimo nell’era post-moderna e globalizzata nella quale viviamo.

Dopo aver letto per la prima volta l’Enciclica ho sentito subito la sua grande forza missionaria e non smetto di raccomandare di approfondire la sua lettura e il suo studio in tutto il Movimento missionario Verbum Dei e di trasmetterla nell’autentico senso in cui è stata scritta.

Cosa intende dire concretamente con “una grande forza missionaria”?

Isabel M. Fornari-Carbonell: Il messaggio di “Deus Caritas est” è, a mio avviso, uno strumento straordinario per portare avanti la pastorale della nuova evangelizzazione. Ogni sezione del documento costituisce una base didattica eccellente per l’insegnamento; una lezione sulla vita e l’amore.

Ci troviamo di fronte ad un testo di grande levatura e al contempo semplice ed intelligibile; è un’antropologia dell’amore, un’irruzione nel cuore del Cristianesimo. Nei suoi 42 numeri, il documento ci conduce, in forma mistagogica, a penetrare il mistero di Dio, presentandoci un cammino di “purificazioni e maturazioni, che passano anche attraverso la strada della rinuncia”.

La cosa meravigliosa di questo scritto è che segna un cammino ascendente verso l’amore che è il medesimo per tutte le persone, per tutti i cristiani, senza distinzione, per uomini e donne di ogni lingua, razza e nazionalità: per sacerdoti, religiosi e famiglie, suggerendo a tutti la stessa cosa.

Benedetto XVI descrive l’uomo come “amato da Dio” e parla della sua unione con Dio. Non le pare azzardato promettere tali esperienze a tutti gli esseri umani?

Isabel M. Fornari-Carbonell: Non mi sembra assolutamente azzardato. Anzi mi riconosco totalmente in questa esperienza che considero implicita in ogni ricerca del Dio-Amore. Purtroppo, per un periodo abbastanza lungo è stata portata avanti una pastorale di orientamento maggiormente morale, lasciando nella penombra l’essenziale che è “l’incontro con un evento, con una persona”. Ritengo questa la chiave, centrata in modo straordinario e sin dall’inizio dalla nuova Enciclica: l’Amore e l’Amato.

Quando nel 2000 abbiamo ricevuto l’approvazione pontificia della Fraternità missionaria Verbum Dei, composta da missionari e missionarie non sposati, e da famiglie missionarie, è stato riconosciuto il carisma della dedizione “alla preghiera e al ministero della parola” (Atti 6, 4).

Tale carisma implica l’identificazione con la persona “amata da Dio” ed a Lui unita, come è espresso in questa Enciclica. Le coppie sposate possono così anch’esse consacrarsi al Signore.

L’Eucaristia “ci attira nell’atto oblativo di Gesù … veniamo coinvolti nella dinamica della sua donazione”, come dice Papa Benedetto XVI al numero 13. Tali dichiarazioni sono un forte richiamo per tutti i cristiani e in particolare per tutti coloro che vogliono seguire Cristo più da vicino.

Il momento culminante di questa fusione avviene propriamente nella celebrazione eucaristica?

Isabel M. Fornari-Carbonell: Sì, perché in essa diventa evidente che l’amore a Dio e al prossimo sono due cose indissolubilmente unite.

Nell’Eucaristia “veniamo coinvolti nella dinamica della sua donazione” e in tale ambito ci viene regalata un’esperienza mistica che viene offerta a tutti. “La ‘mistica’ del Sacramento che si fonda nell’abbassamento di Dio verso di noi è di ben altra portata e conduce ben più in alto di quanto qualsiasi mistico innalzamento dell’uomo potrebbe realizzare” (DCE 13).

“La ‘mistica’ del Sacramento ha un carattere sociale” (DCE 14). Questa frase è realmente rivoluzionaria perché ciò che più convince è la spiritualità concreta, umana, fondamento di una società fraterna, nella quale “l’amore diventa possibile solo perché non è soltanto esigenza: l’amore può essere ‘comandato’ perché prima è donato” (DCE 14). Tale spiritualità eucaristica potrebbe dare una svolta all’antropologia e alla sociologia del terzo millennio, rinnovando dall’interno la famiglia.

Lei crede che la famiglia possa ricevere da questa Enciclica un nuovo impulso spirituale?

Isabel M. Fornari-Carbonell: Già con la pubblicazione dell’Enciclica di Giovanni Paolo II “Familaris Consortio”, la famiglia era definita come Chiesa domestica ed era stato posto l’accento sulla conformazione dei coniugi a Cristo. Adesso Benedetto XVI con “Deus Caritas est” ci ha fatto un altro grande regalo. Proprio perché il Papa ha sottolineato molto la necessità di “ricevere” l’amore, questo messaggio potrà sortire effetti veramente benefici. I coniugi potranno diventare “fonte” l’uno per l’altro e potranno donarsi ai propri figli e persone care, se imparano “prima” ad accogliere e assimilare questo amore in abbondanza.

Si delinea così un nuovo orizzonte per il futuro delle coppie, spesso disorientate e fragili. È una nuova spinta nel cammino di preparazione al V Incontro mondiale delle famiglie che si svolgerà il prossimo mese di luglio 2006, qui a Valencia.

L’Enciclica risponde ad un’esigenza impellente e rappresenta un contributo necessario ad una spiritualità integrale e integrante delle nostre famiglie cristiane, chiarendo che “amore di Dio e amore del prossimo si fondono insieme”. Se le nostre famiglie cercassero costantemente di trovare del tempo per la preghiera personale, dando spazio all’amicizia con Dio, diventerebbero veri testimoni dell’amore. “Chi va verso Dio non si allontana dagli uomini, ma si rende invece ad essi veramente vicino”, spiega al numero 42.

Abbiamo ora, con questa Enciclica, degli orientamenti di valore incalcolabile, dei veri pilastri per una vita cristiana e missionaria.

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ZENIT Staff

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