Dio prima di tutto e sopra tutte le cose del mondo (1GL 1). Questa è un’affermazione di San Giovanni di Dio (1495-1550), il Fondatore dell’Ordine Ospedaliero che porta il suo nome (conosciuto in Italia come Fatebenefratelli), al quale appartengo. E’ una frase che spesso accompagna le sue lettere, e che per i destinatari si trasforma in un invito a costruire la propria esistenza su un fondamento saldo, cioè Dio, che deve avere il primo posto fra le cose che il mondo ci propone quotidianamente. Personalmente, ogni volta che leggo questa frase, o quando mi torna alla mente, mi commuovo sempre, e queste parole sono per me un incoraggiamento a seguire la via che il Signore ha tracciato per me, e costituiscono un richiamo a tonarmi totalmente a Colui che mi ha reso degno di ricevere il carisma dell’Ospitalità, tramandatoci dal nostro Fondatore.
La mia esperienza con i Fatebenefratelli è iniziata circa 18 anni fa, ma già dagli anni della adolescenza avvertivo la vocazione alla vita religiosa; non sono in grado di inquadrare il momento preciso in cui ho ricevuto la chiamata, forse perché il Signore stava agendo già da tempo, lentamente; in ogni momento della mia vita familiare e parrocchiale avvertivo il desiderio di consacrarmi a Lui nel servizio al prossimo.
Il primo impatto diretto con le persone malate l’ho avuto quando, ancora adolescente, ogni sabato accompagnavo il cappellano all’ospedale della nostra città. Era per me un giorno molto atteso; questo servizio mi rendeva felice, aumentava il desiderio della vocazione ospedaliera. Col tempo ho cominciato a discernere sul mio futuro. Un ruolo fondamentale l’ha avuto mia nonna, che è diventata una sorta di accompagnatrice spirituale, perché con la sua delicatezza e l’esempio della sua vita dedicata soprattutto a Dio, mi incoraggiava nella mia ricerca. Un giorno mi ha mostrato una rivista cattolica che invitava i giovani a fare gli esercizi spirituali, organizzati dai Fatebenefratelli. E’ iniziata così la mia esperienza con l’Ordine di San Giovanni di Dio.
Successivamente, per circa 3 anni sono stato impegnato nella mia formazione iniziale, spirituale ed umana; quindi pur continuando la formazione religiosa ho intrapreso il percorso universitario in Scienze Infermieristiche. Dopo la conclusione degli studi ho prestato servizio, in qualità di infermiere, in diverse case della nostra Provincia Religiosa, in Polonia; sono stati momenti molto intensi e belli per la mia crescita spirituale, umana e professionale.
Proprio quest’anno sono 18 anni che sono entrato nell’Ordine, scherzando potrei dire che ho raggiunto l’età adulta! Mi piace ricordare quel primo giorno, quando la mia famiglia mi ha accompagnato al convento di Varsavia. E’ stato un momento emozionante per tutti noi.
Appena arrivati al convento, ci siamo diretti nella cappella, che quel giorno era stata adornata con l’immagine della Madonna Nera di Czestochowa: era il 26 agosto, proprio la Solennità della Madonna. Ricordo ancora la mia commozione e quella dei miei genitori; in quei momenti ho compreso che Maria mi avrebbe accompagnato nella mia scelta e nel percorso della vita religiosa. Questa certezza è stata sempre per me molto rassicurante.
Attualmente mi trovo in Italia, appartengo alla Comunità della Farmacia Vaticana costituita da 6 Confratelli, provenienti da diverse nazioni, che garantiscono il servizio in farmacia e nella Direzione di Sanità ed Igiene dello Stato della Città del Vaticano, da circa 145 anni. Il mio servizio mi consente di scoprire l’universalità della Chiesa e dell’Ordine. L’assistenza infermieristica svolta durante le cerimonie pontificie ed altri momenti particolari per la Chiesa, come il Giubileo, i Sinodi, le cerimonie di canonizzazione, mi permette di seguire l’insegnamento della Santa Chiesa, nella persona del Santo Padre. E’ una formazione continua che influisce sulla mia crescita personale e spirituale; questi 9 anni sono stati per me dei continui esercizi spirituali. Di fatto, in questo luogo non poteva mancare il carisma di San Giovanni di Dio, con i suoi discepoli che percorrono le periferie esistenziali nel cuore della Chiesa cattolica, praticando l’ospitalità. L’ultimo Giubileo Straordinario della Misericordia, vissuto in tutta la Chiesa universale, ci ha ricordato il fatto che la misericordia è il primo attributo di Dio. E’ il nome di Dio (Papa Francesco e Andrea Tornielli, Il nome di Dio è Misericordia, libro-intervista, 2016). Noi Fatebenefratelli abbiamo il privilegio e l’impegno di testimoniare quel vero nome di Dio; esattamente come fa San Giovanni di Dio, Se considerassimo quanto è grande la misericordia di Dio, non cesseremmo mai di fare il bene (I DS, 13). Il carisma di ospitalità, realizzato in 5 continenti del mondo, deve essere messo in pratica nei confronti di tutti, senza alcuna distinzione di razza, di confessione o stato sociale. San Giovanni di Dio diceva sempre: Dio ama tutti (1DS 12), Abbiate sempre la carità, perché dove non c’è carità, non c’è Dio, anche se Dio è in ogni luogo (LB 15). Dobbiamo fare nostre queste sue parole, e farle riecheggiare dentro di noi in ogni momento della nostra vita. La storia dell’Ordine ci dimostra la totale testimonianza di ospitalità dei nostri Confratelli, che in diverse circostanze hanno offerto la propria vita per gli altri (cfr. 1 Gv 3,16), così com’è stato di recente in Africa, quando alcuni nostri Confratelli e Collaboratori hanno perso la vita durante l’epidemia di ebola, per rimanere accanto ai malati.
Nelle nostre strutture ospedaliere, dove si incrociano le diversità delle persone, desideriamo trasmettere il servizio della carità facendoci messaggeri dell’amore di Dio, che ama tutti indistintamente. Lo facciamo non soltanto con prestazioni di qualità, dal punto di vista scientifico, tecnico, organizzativo, ma ci sforziamo affinché la nostra missione di ospitalità offra un servizio pieno di umanità, dove la persona è posta al centro dell’attenzione; oggi più che mai, noi discepoli di San Giovanni di Dio siamo chiamati a dare testimonianza degli autentici valori umani che difendono la dignità della vita di ogni persona; valori che sono fondati sulla figura di Gesù Cristo – vero Dio e vero uomo (cfr. CCC n.464); senza di Lui la missione di ospitalità si svuoterebbe di quei valori che costituiscono il cuore della Sua vocazione, cioè del servizio a Dio e all’uomo.
In questo tempo di Quaresima, il nostro Fondatore ci esorta ad una conversione, perché Dio diventi il primo desiderio della nostra esistenza e le nostre opere non abbiano mai limiti nella carità. La sua vita era costellata di opere di misericordia; attraversando le periferie di Granada testimoniava l’amore infinito di Dio; la sua audacia di amare Dio ed il prossimo è stata evidenziata nell’enciclica Deus Caritas est, di Papa Benedetto XVI, che lo definì insieme, agli altri Santi della carità, come i modelli insigni di carità sociale per tutti gli uomini di buona volontà. Lo stesso Benedetto XVI sottolineava come: I santi sono i veri portatori di luce all’interno della storia, perché sono uomini e donne di fede, di speranza e di amore (cfr. Deus Caritas est, n.40).
San Giovanni Dio è stato un vero uomo di fede, di speranza e di amore disinteressato.
Così come ho iniziato, termino questa testimonianza con le sue parole: Dio prima di tutto e sopra tutte le cose del mondo, confidando solamente in Gesù Cristo, che è la perfetta certezza (1 DS 6). Auguriamoci che queste parole diventino desiderio ardente nel nostro cuore.
Udienza ai Confratelli della Farmacia Vaticana ©Servizio Fotografico - L'Osservatore Romano
"Chiamato all'ospitalità". La testimonianza di un membro della Comunità della Farmacia Vaticana
Presso la struttura vaticana operano sei confratelli della Famiglia Ospedaliera di San Giovanni di Dio