Riportiamo di seguito il testo integrale del discorso pronunciato da Papa Francesco oggi, 30 marzo 2017, ai partecipanti al 138esimo Capitolo Generale dell’Ordine dei Chierici Regolari Somaschi, in corso ad Albano Laziale (Roma) dal 14 marzo al 1° aprile 2017, sul tema Passiamo all’altra riva insieme ai nostri fratelli con i quali vogliamo vivere e morire.
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Cari Fratelli,
sono lieto di accogliervi e vi saluto cordialmente, ad iniziare dal Superiore Generale, che ringrazio per le sue parole. Il motto che avete scelto per il vostro Capitolo generale: «Passiamo all’altra riva insieme ai nostri fratelli con i quali vogliamo vivere e morire», si ispira alle parole di Gesù (cfr Lc 8,22) e fa riferimento ad un passaggio cruciale della storia del vostro Istituto, per coglierne il valore profetico. Infatti, a partire dal 1921 un piccolo gruppo di Somaschi lasciò le sponde europee per approdare alle rive lontane del Continente americano. Si trattò di una decisiva apertura missionaria, che conferì nuovo slancio e ampie prospettive apostoliche alla vostra famiglia religiosa.
Ora vi siete proposti di attingere alle motivazioni ideali di quella spinta evangelizzatrice, per attuarle, nell’oggi della Chiesa e delle società, fedeli al carisma del vostro Fondatore e tenendo conto delle mutate condizioni sociali e culturali. In questo discernimento siete sostenuti dai frutti spirituali del Giubileo somasco 2011-2012 che hanno fatto tanto bene e ancora ne fanno alle vostre comunità. In quella significativa circostanza, nella quale avete fatto memoria grata del quinto centenario di fondazione del vostro Ordine, il mio venerato predecessore Benedetto XVI vi ha inviato un Messaggio nel quale vi esortava a seguire l’esempio luminoso di san Girolamo Emiliani, prendendo «a cuore ogni povertà della nostra gioventù, morale, fisica, esistenziale, e innanzitutto la povertà di amore, radice di ogni serio problema umano» (20 luglio 2011).
L’ideale che mosse Girolamo Emiliani fu la riforma della Chiesa attraverso le opere di carità. Il suo progetto era riformare prima sé stessi nella fedeltà al Vangelo, poi la comunità cristiana e la società civile, che non possono ignorare i piccoli e gli emarginati ma devono soccorrerli e promuoverne lo sviluppo umano integrale. Anch’io vi incoraggio a rimanere fedeli all’ispirazione originaria e a “mettervi in uscita” per andare verso l’umanità ferita e scartata, con scelte evangelicamente efficaci che nascono dalla capacità di guardare il mondo e l’umanità con gli occhi di Cristo. Il tratto caratteristico della vostra vocazione è soprattutto la cura degli ultimi, in particolare degli orfani e della gioventù abbandonata, secondo il metodo educativo del vostro Fondatore, fortemente centrato sulla persona, sulla sua dignità, sullo sviluppo delle capacità intellettive e manuali. E parlando di orfani, ci sono i nuovi “mezzi orfani”: quei migranti, ragazzi, bambini che vengono da soli nelle nostre terre e hanno bisogno di trovare paternità e maternità. Vorrei sottolineare questo: sui barconi tanti vengono da soli e hanno bisogno di questo. Questo ed altro è compito vostro.
Per rendere il vostro servizio al Vangelo più aderente alle concrete situazioni di vita della gente, voi state elaborando nuovi modi di compiere la vostra missione. In particolare, partendo dalla realtà odierna del vostro Ordine, state affrontando la questione della sua fisionomia internazionale e interculturale in rapporto al servizio dei poveri e degli ultimi. Vi incoraggio ad essere attenti alle diverse forme di marginalità nelle periferie geografiche ed esistenziali. Non abbiate paura di “lasciare gli otri vecchi”, affrontando la trasformazione delle strutture dove ciò risulti utile per un servizio più evangelico e coerente col carisma originario. Le strutture, in certi casi, danno falsa protezione e frenano il dinamismo della carità e del servizio al Regno di Dio. Vorrei ripetere questo: le strutture, in certi casi, danno falsa protezione e frenano il dinamismo della carità e del servizio al Regno di Dio. Ma alla base di questi processi c’è sempre la gioiosa esperienza dell’incontro con Cristo e della consacrazione a Lui, c’è la gioiosa esigenza del primato di Dio e di non anteporre nulla a Lui e alle “cose” dello Spirito, c’è il dono di manifestare la sua misericordia e la sua tenerezza nella vita fraterna e nella missione.
Per rendere un servizio adeguato nel campo del disagio minorile e giovanile, avete l’opportunità di coinvolgere i laici somaschi, per un impegno più consistente nell’ambito sociale del carisma. I diritti umani, la tutela dei minori, i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, la tutela del lavoro minorile, la prevenzione dello sfruttamento e della tratta sono questioni che vanno affrontate con la forza liberante liberatrice del Vangelo e, in pari tempo, con adeguati strumenti operativi e competenze professionali.
San Girolamo Emiliani, contemporaneo di Lutero, visse con sofferenza la lacerazione dell’unità cattolica; coltivò e promosse in Italia la riforma della Chiesa, “sua ardentissima sete”, con le opere di carità, l’obbedienza ai Pastori, la contemplazione di Cristo Crocifisso e della sua misericordia, l’insegnamento catechistico, la fedeltà ai Sacramenti, il culto dell’Eucaristia, l’amore alla Vergine Maria. Il suo esempio e la sua intercessione vi spingano a consacrare le vostre forze all’annuncio della salvezza in Cristo, affinché possa raggiungere le persone e le comunità delle nazioni in cui siete presenti e le loro tradizioni; così progredisce l’inculturazione, condizione necessaria al radicarsi della Chiesa nel mondo. In particolare, vorrei incoraggiarvi a continuare attivamente il vostro lavoro di formazione dei catechisti, degli animatori laici e del clero. Uno dei pericoli più gravi, più forti nella Chiesa oggi è il clericalismo. Lavorate con i laici, che siano loro a portare avanti, che abbiano il coraggio di andare avanti, e voi sosteneteli e aiutateli come sacerdoti, come religiosi. È questo un servizio molto prezioso alle Chiese locali, in comunione con i Pastori e in unione con tutta la Chiesa e la sua tradizione vivente.
Anche il dialogo ecumenico merita il vostro apporto. Il cammino verso la piena unità è lungo, richiede l’ascolto paziente di ciò che lo Spirito dice alle Chiese e, oggi in particolare, alle comunità ecclesiali in Africa e in Asia, nelle quali operate con ardore apostolico. Le collaborazioni possibili fra tutti i battezzati e la ricerca di una maggiore fedeltà all’unico Signore fanno direttamente parte della missione. Il Signore sostenga i vostri sforzi in questo senso.
Cari Fratelli, dinanzi a voi c’è il compito di proseguire e sviluppare l’opera ispirata da Dio a san Girolamo Emiliani, dichiarato da Papa Pio XI Patrono universale degli orfani e della gioventù abbandonata. Un rinnovato ardore missionario vi spinga a dedicarvi al servizio del Regno di Dio attraverso l’educazione dei giovani, perché crescano saldi nella fede, liberi e responsabili, coraggiosi nella testimonianza e generosi nel servizio. Vi incoraggio a portare avanti il vostro cammino di sequela e il vostro dinamismo apostolico, ricco di molteplici opere e sempre aperto a nuove espressioni, secondo i bisogni più urgenti della Chiesa e della società nei diversi tempi e luoghi. Fedeli al carisma dell’Istituto e uniti ai Pastori, continuerete a dare un contributo fecondo alla missione evangelizzatrice della Chiesa. Chiedo allo Spirito Santo, con la materna intercessione della Vergine Maria, di illuminarvi nei vostri lavori capitolari e vi imparto di cuore la Benedizione Apostolica.
©Servizio Fotografico - L'Osservatore Romano
"No al clericalismo": Francesco avverte i padri somaschi
Ricevendo i partecipanti al 138esimo Capitolo Generale dell’Ordine dei Chierici Regolari Somaschi, il Papa li ha esortati ad aver sempre cura degli ultimi