Udienza alla Fondazione “Centesimus Annus - Pro Pontifice” (08/06/2019) - Foto © Servizio Fotografico - Vatican Media

Sostenibilità ambientale e uguaglianza nel post pandemia: l’evento di Fondazione Centesimus Annus e Snam

Comunicato Stampa

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La sostenibilità ambientale è la nuova sfida globale per superare le disuguaglianze. Nella fase post Covid lo sarà ancora di più e il ruolo sociale delle imprese potrà fare la differenza. È questo lo spirito che ha animato il dibattito promosso dalla Fondazione Centesimus Annus Pro Pontifice e Snam oggi presso il Palazzo del Vicariato Maffei Marescotti a Roma, dal titolo “La sostenibilità ambientale per una società inclusiva nel post pandemia. Una sfida globale per superare le disuguaglianze”.

Dopo i saluti di benvenuto di Eutimio Tiliacos, Segretario Generale della Fondazione Centesimus Annus, sono intervenuti Paolo Garonna, Professore dell’Università LUISS Guido Carli, Marco Alverà, Amministratore Delegato di Snam, e Paolo Ruffini, Prefetto del Dicastero per la Comunicazione della Santa Sede. Le conclusioni sono state affidate a Gianni Letta, Presidente di Civita.

Il dibattito, moderato dalla giornalista Maria Latella, è stato occasione per discutere del nuovo libro dell’AD di Snam Alverà, dal titolo “Rivoluzione idrogeno. La piccola molecola che può salvare il mondo”. Proposito del volume è proprio incoraggiare una riflessione sulla lotta ai cambiamenti climatici, oggi più urgente che mai, anche immaginando soluzioni che promuovano una maggiore equità. Come spiegato da papa Francesco nell’enciclica «Laudato si’», infatti, la transizione energetica e la lotta ai cambiamenti climatici riguardano anche la ricerca di un modello di consumi e di sviluppo più inclusivo e attento alle aree svantaggiate. La crisi ambientale e quella sociale rappresentano due aspetti dello stesso problema, come confermato dai 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite.

Sposando l’invito alla «cura della casa comune», Alverà nel suo libro pone l’accento sul fatto che senza misure drastiche per ridurre le emissioni di CO₂, nel 2100 la temperatura media del pianeta aumenterà di quattro gradi e per scongiurare il rischio serve un massiccio intervento di decarbonizzazione planetaria, con un approccio sovranazionale e trasversale ai vari comparti energetici, in grado di promuovere il lavoro, le attività economiche e migliorare gli standard di vita.

L’idrogeno può essere la soluzione da affiancare all’elettricità rinnovabile. Utilizzando le infrastrutture esistenti, questo vettore può portare energie rinnovabili in settori complessi da decarbonizzare come l’industria, il riscaldamento e il trasporto pesante. Ma soprattutto l’idrogeno è in grado di promuovere uno sviluppo più equo: molti paesi potranno produrre energia a basso costo dal sole o dal vento, utilizzandola per alimentare il loro sviluppo e per esportarla. Non da ultimo, l’idrogeno può contribuire a soddisfare in modo pulito il fabbisogno energetico di una popolazione in continua crescita, favorendo prosperità, produttività e sicurezza.

Per vincere la sfida della lotta ai cambiamenti climatici e alle disuguaglianze serve, quindi, un dialogo costante tra tutti gli attori della società per trovare le migliori soluzioni, a partire dal giusto equilibrio tra l’esigenza di garantire i fabbisogni di energia in modo equo, sicuro e a costi accessibili e la necessità di farlo in modo compatibile con l’ambiente.

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ZENIT Staff

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