Paesaggio - Foto Copyright Rocco Stoppoloni da Pixabay

Card. Turkson: “Perché allora non volgerci a un turismo che valorizzi le aree rurali e marginali incontrandole camminando?”

Messaggio del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale in occasione della Giornata Mondiale del Turismo 2020

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Pubblichiamo di seguito il Messaggio che il Prefetto del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, Em.mo Card. Peter Kodwo Appiah Turkson, ha inviato in occasione della Giornata Mondiale del Turismo, che si celebra ogni anno il 27 settembre:

Messaggio

Turismo e sviluppo rurale

La 41ma Giornata Mondiale del Turismo ricorre quest’anno nel contesto incerto segnato dagli sviluppi della pandemia COVID-19, di cui ancora non si vede la fine. Ne deriva una drastica riduzione della mobilità umana e del turismo, sia internazionale che nazionale, collocandosi ai minimi storici.

La sospensione dei voli internazionali, la chiusura degli aeroporti e dei confini, l’adozione delle severe restrizioni ai viaggi, anche interni, sta causando una crisi senza precedenti in molti settori connessi all’industria turistica. Si teme che nella peggiore delle ipotesi, a fine 2020 si assisterà ad una diminuzione di circa un miliardo di turisti internazionali, con una perdita economica globale di circa 1.200 miliardi di dollari. Ne conseguirebbe una perdita enorme di posti di lavoro nell’intero settore turistico. Secondo il Segretario Generale dell’Organizzazione Mondiale del Turismo, Zurab Pololikashvili, «il turismo è stato tra tutti il settore maggiormente colpito dal lockdown globale, con milioni di posti di lavoro a rischio in uno dei settori più ad alta intensità di lavoro dell’economia»[1].

Tale inquietante scenario, impensabile ancora qualche mese fa, non deve paralizzarci e privarci di una visione positiva del futuro. In questo senso, Papa Francesco ha affermato: «Peggio di questa crisi c’è solo il dramma di sprecarla […] Ora, nel grande sforzo di ricominciare, quanto è dannoso il pessimismo, il vedere tutto nero, il ripetere che nulla tornerà più come prima!»[2] . Turismo e sviluppo rurale – il tema scelto dall’OMT prima dell’emergenza COVID-19 per la presente Giornata – indica provvidenzialmente una delle strade verso una possibile ripresa del settore turistico. Essa inizia con l’invito a prendere sul serio e mettere in pratica lo sviluppo sostenibile che, nell’ambito del turismo, significa un interesse maggiore rivolto alle mete turistiche extra-urbane, piccoli villaggi, borghi, strade e luoghi poco noti e meno frequentati: quei luoghi più nascosti da scoprire o riscoprire proprio perché più incantevoli e incontaminati. La ruralità vive in questi luoghi, lontani dalle vie del turismo delle folle.

Si tratta, quindi, della promozione del turismo sostenibile e responsabile che, attuato secondo principi di giustizia sociale ed economica e nel pieno rispetto dell’ambiente e delle culture, riconosce la centralità della comunità locale ospitante e il suo diritto ad essere protagonista nello sviluppo sostenibile e socialmente responsabile del proprio territorio; un turismo quindi che favorisce la positiva interazione tra l’industria turistica, la comunità locale e i viaggiatori[3] . Tale tipologia di turismo può diventare un volano per sostenere l’economia rurale, che è fatta di agricoltura e, spesso, di aziende familiari, piccole dimensioni, aree marginali e bassi redditi percepiti dalla filiera alimentare. Turismo e agricoltura rurale possono così diventare due componenti essenziali di un mondo nuovo che si auspica di costruire. Un turismo realizzato dalle persone e attraverso le persone. I piccoli agricoltori, del resto, sono i primi custodi del creato attraverso la loro paziente e faticosa lavorazione della terra. I turisti sono i visitatori che possono diventare sostenitori di un ecosistema, se viaggiano in modo consapevole e sobrio. Viaggiare verso mete rurali, allora, può voler dire, concretamente, sostenere le produzioni locali, di piccole realtà aziendali agricole, realizzate in modo compatibile con le leggi della natura. Così, un viaggio potrà avere il sapore della storia e aprire il cuore verso l’ampio orizzonte della fraternità e della solidarietà. Il turismo che sa guardare e condividere i doni della terra in ambito rurale diventa anche il modo per imparare nuovi stili di vita, in modo concreto. La saggezza di chi coltiva la terra, fatta di osservazione e di attesa, può certamente aiutare il frenetico mondo moderno ad armonizzare i tempi della vita quotidiana con quelli naturali.

Avvicinare turismo e sviluppo rurale è un buon modo per apprendere nuove culture, lasciarsi contaminare dai valori della custodia del creato e della tutela del creato che, oggi, rappresentano non solo un dovere morale ma un’urgenza di azione collettiva. Il “turismo rurale” diventa così il luogo in cui imparare un nuovo modo di entrare in relazione con l’altro e la natura. E ogni cambiamento personale deve cominciare da comportamenti realmente trasformativi; per fare questo occorre mettersi in cammino; e per mettersi in cammino occorre una meta: il mondo rurale può essere tutto questo. Il turismo incontra lo sviluppo se si svolge in modo attento e tranquillo, sostenibile; ciò significa rispettare le pratiche agricole, i ritmi di vita delle popolazioni rurali, apprezzando la genuinità ancora conservata di intere aree interne, facendosi sorprendere dalle mille piccole cose che si possono vedere, scegliendo prodotti agricoli locali. In questo modo si possono cogliere le differenze, piccole o grandi che siano, tra tradizioni, luoghi e comunità incontrate.

Perché allora non volgerci a un turismo che valorizzi le aree rurali e marginali incontrandole camminando? Questo ci permetterà di rallentare e di evitare i rischi della frenesia[4] . Il turismo può diventare, proprio in questo periodo, uno strumento di prossimità. Si, il nostro mondo postmoderno ha bisogno di prossimità, cioè di vicinanza nelle relazioni, e, quindi, dei cuori. E il turismo, che in ogni caso prevede il movimento di persone e beni, deve ora mostrare il suo volto trasformativo, come attività ricreativa che faccia crescere lo spirito di fraternità tra i popoli. In un periodo di incertezza dei movimenti delle persone, di cui il turismo subisce le maggiori conseguenze in modo immediato e diretto, riteniamo che si debba agire per il sostegno dei redditi dei lavoratori di questo settore, come pure per la cura e la difesa delle comunità rurali più fragili in ciascun territorio. Così facendo, l’economia turistica potrà riprendere il suo corso, seppure su livelli di circolazione più ridotti; la circolazione delle persone, dei beni e della moneta sarà il segno tangibile di una prossimità che è cominciata nel cuore. Il turismo responsabile e sostenibile, valorizzando le risorse e le attività locali, è auspicabile come uno dei fattori di svolta nella lotta contro la povertà, che la pandemia COVID-19 ha fatto aumentare in maniera esponenziale.

Concludendo, vogliamo assicurare la nostra vicinanza e il nostro sostegno a tutti coloro che sono impegnati nel contrastare l’impatto della pandemia sulla vita dei singoli e delle società che vivono di turismo. Facciamo appello ai governanti e ai responsabili delle politiche economiche nazionali, affinché promuovano e incentivino il turismo responsabile, attuato secondo principi di giustizia sociale ed economica e nel pieno rispetto dell’ambiente e delle culture. I governanti rivolgano il loro sguardo alle aree marginali, dando a questi territori concrete occasioni di sviluppo, valorizzandone le vocazioni peculiari, la partecipazione delle comunità locali ai processi decisionali, il miglioramento del reddito di chi lavora la terra. Ci rivolgiamo in modo particolare ai movimenti ecologisti e a tutti coloro che sono impegnati nella difesa dell’ambiente affinché contribuiscano con la propria opera alla conversione dei cuori verso una sana e corretta ecologia integrale, in cui il valore della persona umana si coniughi con la tutela delle condizioni di vita delle comunità rurali insediate nelle aree marginali. La programmazione economica abbia come riferimento la difesa dei poveri e dei soggetti più deboli del ciclo economico; i lavoratori dell’agricoltura delle zone rurali siano considerati destinatari diretti di significativi aiuti economico-finanziari e di progetti di recupero e di promozione dell’agricoltura rurale familiare.

Ai vescovi e ai responsabili per la pastorale del turismo chiediamo un impegno corale, perché ciascuno, nel proprio territorio, assuma concrete iniziative di aiuto delle attività turistiche. I fedeli e le parrocchie rispondano con sollecitudine e generosità alle esigenze e ai bisogni dei lavoratori del turismo, oggi in difficoltà, e insieme sviluppino reti di prossimità nelle relazioni e nell’aiuto al sostegno del reddito perso. Si costruiscano nuovi percorsi di fruizione turistica delle aree rurali, in cui coniugare rispetto dell’ambiente e occasioni di sostentamento degli operatori turistici locali. Infine, esprimiamo il nostro più cordiale ringraziamento a tutti coloro che, in questo tempo di prova, hanno mostrato solidarietà e sostegno a chi vive di turismo, in particolare nelle zone rurali. Con l’aiuto di Dio, mettiamoci tutti nello stesso cammino verso un futuro migliore.

Dal Vaticano, 6 agosto 2020, nella festa della Trasfigurazione del Signore

Peter K. A. Cardinale TURKSON
Prefetto
_________________

[1] https://www.unwto.org/news/covid-19-world-tourism-remains-at-a-standstill-as-100-of-countries-impose-restrictionson-travel
[2] Francesco, Omelia durante la Santa Messa nella Solennità di Pentecoste, 31 maggio 2020.
[3] Definizione adottata dall’assemblea dell’Associazione Italiana del Turismo Responsabile, 9 ottobre 2005.
[4] Cfr Francesco, Lettera enciclica Laudato si’, 18.

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ZENIT Staff

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