Papa Francesco una volta, quando era ancora vescovo di Buenos Aires, disse che fuori dalla sua città non avrebbe potuto fare nulla, invece poi, in solo sei anni di pontificato, ha compiuto 27 viaggi apostolici in 40 paesi del mondo, ha promosso tre sinodi e un incontro sinodale e ora si sta preparando il sinodo sull’ Amazzonia. Dopo il 13 di marzo di sei anni fa, nulla è stato più come prima Si sente dire che il Papa avvicina la Chiesa ai poveri e agli abbandonati, alla gente comune, attirando l’attenzione dei leader mondiali e nazionali e di tutti con l’arma della misericordia.
«Francesco ha aperto porte – spiega padre Antonio Spadaro, direttore di Civiltà Cattolica- a partire da quelle nei luoghi di maggiore tensione del mondo: da Banguì, con l’apertura della porta Santa, a Ciudad Juarez, dove l’altare era a soli 80 metri dal confine tra Stati Uniti e Messico. La sua visita a Lampedusa è stata per tutti noi un chiaro messagio della sua volontà di toccare con mano le ferite aperte, anche con la semplice presenza. È il filo della misericordi l’elemento che lega tutte queste sue azioni e i suoi viaggi».
La sua presenza disarmante, le sue riforme che destrutturano le posizione di potere all’interno della Chiesa, la sua inflessibilità negli scandali di sesso e di soldi e soprattutto la sua attenzione alla pastorale piu che alla dottrina hanno attirato l’attenzione di moltissime persone, anche non cattoliche, facendo di Francesco il leader più influente del mondo.
«È vero che Papa Francesco sembra l’unico leader globale -dice Spadaro -; non ci sono altre voci della stessa autorevolezza di impatto così ampio. È ben consapevole che in questo mondo è tutto questione d’interessi e quindi il suo desiderio non è quello di costruire schieramenti fra buoni e cattivi, ma di dialogare con tutti, bilanciando gli interessi per avere un risultato megliore, per questo il Papa è stato disponibile a dialogare con tutte le parti».
Ma tutto ciò non può che creare anche una schiera di nemici.
«Francesco sta facendo un lavoro di discernimento, il che significa che sta come “spremendo” tutto il bene e tutto il male dentro la Chiesa. In questo modo provoca reazioni molto forti d’adesione o di repulsione, sia all’interno che all’esterno. Il suo atteggiamento, come una calamita, riesce ad attirare tutto il bene, ovunque esso sia».
Nel contesto è importante considerare come la stampa legga e comunichi queste azioni.
«La stampa, per Francesco, svolge un’azione preziosa ed importante. Il papa si è affidato ai mezzi di comunicazione chiedendo d’andare oltre lo scandalo e di diffondere la verità facendo chiarezza e andando fino in fondo. Francesco una volta ha scritto che dialogare con i giornalisti significa anche ascoltare le domande della gente».
La Cina è un tema d’interesse per il Papa, cosí la firma dell’ accordo provvisorio sulla nomina dei vecovi a Pechino apre una nuova tappa.
«Oggi in Cina tutti i vescovi sono in comunione con il Papa, non esiste più una Chiesa clandestina. Il fatto che la Cina ammetta un’autorita esterna, permette di guardare ad un futuro più focalizzato sull’evangelizzazione e sulla crescita del cristianesimo e della religiosità, piuttosto che sulle tensioni interne».
Non si sa cosa ci si potrebbe aspettare dai prossimi anni di pontificato, perché «il Papa non pianifica strategie astratte – conclude padre Spadaro -; Lui prende le sue decisioni leggendo ciò che accade, la storia concreta, agisce pure in maniera profetica, andando come è accaduto ad Abu Dhabi quando ha firmato un documento sulla fratellanza umana con l’imam di Al-Azhar. Con Francesco è difficile prevedere il futuro».
Papa Francesco e padre Spadaro - Foto © Servizio fotografico - L'Osservatore Romano
Sei anni di Papa Francesco, fra "adesione e repulsione"
Intervista di Mayra Novelo con padre Antonio Spadaro, direttore di Civiltà Cattolica