Alle ore 12 di oggi, il Santo Padre Francesco si è affacciato alla finestra dello studio nel Palazzo Apostolico Vaticano per recitare l’Angelus con i fedeli e i pellegrini convenuti in Piazza San Pietro.
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Queste le parole del Papa nell’introdurre la preghiera mariana:
Prima dell’Angelus
Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
L’odierna pagina evangelica (cfr Mc 6,1-6) presenta Gesù che ritorna a Nazaret e di sabato si mette a insegnare nella sinagoga. Da quando se ne era andato e si era messo a predicare per le borgate e i villaggi vicini, non aveva mai rimesso più piede nella sua patria. È tornato. Pertanto, ci sarà stato tutto il paese ad ascoltare questo figlio del popolo, la cui fama di maestro sapiente e di potente guaritore dilagava ormai per la Galilea e oltre. Ma quello che poteva profilarsi come un successo, si tramutò in un clamoroso rifiuto, al punto che Gesù non poté operare lì nessun prodigio, ma solo poche guarigioni (cfr v. 5).
La dinamica di quella giornata è ricostruita nel dettaglio dall’evangelista Marco: la gente di Nazaret dapprima ascolta, e rimane stupita; poi si domanda perplessa: «da dove gli vengono queste cose», questa sapienza?; e alla fine si scandalizza, riconoscendo in Lui il falegname, il figlio di Maria, che loro hanno visto crescere (vv. 2-3). Perciò Gesù conclude con l’espressione divenuta proverbiale: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria» (v. 4).
Ci domandiamo: come mai i compaesani di Gesù passano dalla meraviglia all’incredulità? Essi fanno un confronto tra l’umile origine di Gesù e le sue capacità attuali: è un falegname, non ha fatto studi, eppure predica meglio degli scribi e opera miracoli. E invece di aprirsi alla realtà, si scandalizzano. Secondo gli abitanti di Nazaret, Dio è troppo grande per abbassarsi a parlare attraverso un uomo così semplice!
È lo scandalo dell’incarnazione: l’evento sconcertante di un Dio fatto carne, che pensa con mente d’uomo, lavora e agisce con mani d’uomo, ama con cuore d’uomo, un Dio che fatica, mangia e dorme come uno di noi. Il Figlio di Dio capovolge ogni schema umano: non sono i discepoli che hanno lavato i piedi al Signore, ma è il Signore che ha lavato i piedi ai discepoli (cfr Gv 13,1-20).
Questo è un motivo di scandalo e di incredulità non solo in quell’epoca, in ogni epoca, anche oggi. Il capovolgimento operato da Gesù impegna i suoi discepoli di ieri e di oggi a una verifica personale e comunitaria. Anche ai nostri giorni infatti può accadere di nutrire pregiudizi che impediscono di cogliere la realtà. Ma il Signore ci invita ad assumere un atteggiamento di ascolto umile e di attesa docile, perché la grazia di Dio spesso si presenta a noi in modi sorprendenti, che non corrispondono alle nostre aspettative.
Pensiamo insieme a Madre Teresa di Calcutta, per esempio. Una suorina piccolina – nessuno dava dieci lire per lei – che andava per le strade per prendere i moribondi affinché avessero una morte degna. Questa piccola suorina con la preghiera e con il suo operato ha fatto delle meraviglie! La piccolezza di una donna ha rivoluzionato l’operato della carità nella Chiesa. È un esempio dei nostri giorni.
Dio non si conforma ai pregiudizi. Dobbiamo sforzarci di aprire il cuore e la mente, per accogliere la realtà divina che ci viene incontro. Si tratta di avere fede: la mancanza di fede è un ostacolo alla grazia di Dio. Molti battezzati vivono come se Cristo non esistesse: si ripetono i gesti e i segni della fede, ma ad essi non corrisponde una reale adesione alla persona di Gesù e al suo Vangelo.
Ogni cristiano – tutti noi, ognuno di noi – è chiamato ad approfondire questa appartenenza fondamentale, cercando di testimoniarla con una coerente condotta di vita, il cui filo conduttore sempre sarà la carità. Chiediamo al Signore, per intercessione della Vergine Maria, di sciogliere la durezza dei cuori e la ristrettezza delle menti, perché siamo aperti alla sua grazia, alla sua verità e alla sua missione di bontà e misericordia, che è indirizzata a tutti, senza alcuna esclusione.
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Dopo l’Angelus
Cari fratelli e sorelle!
Ieri, a Bari, con i Patriarchi delle Chiese del Medio Oriente e i loro Rappresentanti abbiamo vissuto una speciale giornata di preghiera e riflessione per la pace in quella regione. Rendo grazie a Dio per questo incontro, che è stato un segno eloquente di unità dei cristiani, e ha visto la partecipazione entusiasta del popolo di Dio. Ringrazio ancora i Fratelli Capi di Chiese e quanti li hanno rappresentati; sono rimasto veramente edificato dal loro atteggiamento e dalle loro testimonianze. Ringrazio l’Arcivescovo di Bari, fratello umile e servitore, i collaboratori e tutti i fedeli che ci hanno accompagnato e sostenuto con la preghiera e la gioiosa presenza.
Oggi ricorre la “Domenica del Mare”, dedicata ai marittimi e ai pescatori. Prego per loro e per le loro famiglie, come pure per i cappellani e i volontari dell’Apostolato del Mare. Un ricordo particolare per coloro che in mare vivono situazioni di lavoro indegno; come pure per quanti si impegnano a liberare i mari dall’inquinamento.
Rivolgo un cordiale saluto a tutti voi, romani e pellegrini! Saluto i fedeli venuti dalla Polonia con un pensiero speciale per i partecipanti al grande pellegrinaggio annuale della famiglia di Radio Maria al Santuario di Częstochowa. Saluto i ragazzi ministranti delle Filippine con i loro familiari; i giovani di Padova, il gruppo di studenti e insegnanti di Brescia e gli scout di Pont-SaintMartin, Val d’Aosta. E vedo bandiere brasiliane… Saluto i brasiliani e coraggio! Un’altra volta ci sarà! Auguro a tutti una buona domenica. Per favore, non dimenticatevi di pregare per me. Buon pranzo e arrivederci.
Visita Papa Francesco a Bari - Atterraggio a Piazzale Cristoforo Colombo- Foto © Vatican Media
"Come mai i compaesani di Gesù passano dalla meraviglia all’incredulità?"
Le parole del Papa alla recita dell’Angelus