(c) Deborah Castellano Lubov / ZENIT

Card. Parolin a Zenit: basta con l’indifferenza con chi soffre per la sua fede

“Aiuto alla Chiesa che soffre” illumina di rosso il Colosseo in memoria dei cristiani perseguitati

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“Ci sono milioni di persone nel mondo che soffrono per la loro fede, e noi facciamo finta di niente” ha denunciato a Zenit il Segretario di Stato vaticano card. Pietro Parolin sabato 24 febbraio, di fronte al Colosseo illuminato di rosso.
Se mai il più celebre monumento dell’antica Roma vide cristiani martirizzati, gli storici non lo hanno ancora chiarito. Però è stato suggestivo comunque l’effetto di quelle possenti mura tutte tinte di rosso, il colore del sangue dei martiri di ieri e anche di oggi; “un evento davvero toccante, perché ci ha fatto toccare situazioni di grande dolore, grande sofferenza e anche grande fede, con l’intento di scuoterci dall’indifferenza”, ha commentato ancora il cardinale Parolin con Zenit.
Tra le centinaia di uomini che ancora all’alba del terzo millennio patiscono discriminazioni o, peggio, persecuzioni a causa della loro fede religiosa, i più numerosi sono senza dubbio i cristiani. A loro la Fondazione pontificia “Aiuto alla Chiesa che soffre” ha dedicato il gesto di illuminare di luce rossa in contemporanea,  tre luoghi-simbolo del martirio cristiano antico e moderno, collegati tra loro via skype: il Colosseo a Roma; la cattedrale maronita di sant’Elia, ad Aleppo, Siria, col tetto distrutto dai bombardamenti; la chiesa caldea di san Paolo a Mosul, Iraq, dove lo scorso 24 dicembre il patriarca di Babilonia dei Caldei, Louis Raphael I Sako, ha celebrato la prima messa dopo la liberazione dall’Isis
Ma il catalogo dei paesi ostili alla libertà religiosa ed in particolare ai cristiani, stilato ogni anno da “Aiuto alla Chiesa che soffre”, va ben oltre Siria ed Iraq. C’è il Pakistan, da dove sono arrivati a Roma Ashiq ed Eisham, marito e quinta ed ultima figlia di Asia Bibi, condannata a morte nel 2009 per presunte offese al profeta Maometto. In realtà la sua colpa è solo aver bevuto acqua dallo stesso bicchiere di alcune donne musulmane.
Ora è in carcere, in isolamento. Ad Ashiq e ai suoi cinque figli è concesso soltanto un incontro di 15 minuti ogni mese. L’ultima volta che i figli l’hanno vista fuori dal carcere era legata al collo con una cintura, come un cane, spogliata e sanguinante, ha raccontato Eisham scoppiando in lacrime.
Un’altra delle testimonianze offerte al pubblico mentre Colosseo si accendeva di rosso è quella di Rebecca Bitros, 28 anni, nigeriana, rapita dai terroristi islamici di Boko Haram, violentata e seviziata solo perché cristiana, prima di riuscire a liberarsi, due anni dopo. Poi ha dato alla luce il figlio di uno dei suoi carcerieri.
Quando i miliziani di Boko Haram assaltarono il suo villaggio, preferì consegnarsi lei a loro insieme ai suoi due bambini, permettendo così al marito di fuggire, altrimenti sarebbe stato certamente ucciso. Della prigionia ricorda il rosario che aveva con sé e recitava, le continue minacce dei terroristi, le continue percosse, l’uccisione di uno dei suoi due figli gettato in un fiume, per indurla a rinnegare la sua fede e abbracciare l’islam
Sia Rebecca che i familiari di Asia Bibi erano stati ricevuti nella mattina di sabato da Papa Francesco in Vaticano. “Penso molto spesso a tua madre e prego per lei”, ha detto il Pontefice ad Eisham. Per Francesco Asia Bibi e Rebecca sono due “martiri”, ha detto nel corso dell’incontro durato 40 minuti, a fronte dei 15 inizialmente previsti nella fitta agenda del Papa, come riferito dal direttore di Aiuto alla Chiesa che soffre Alessandro Monteduro.
I martiri cristiani di oggi sono “vittime del propagarsi di una mentalità che non fa spazio all’altro, che preferisce sopprimere, anziché integrare tutto ciò che mette in discussione le proprie certezze”, ha affermato il cardinale Parolin nel suo intervento; “solo tornando a Dio, fonte della dignità di ogni essere umano, possiamo diventare artefici di pace e riannodare società disgregate dall’odio e dalla violenza”.
Alla manifestazione sotto il Colosseo c’era anche il presidente del Parlamento europeo, l’italiano Antonio Tajani, per affermare che “l’Europa deve continuare a far sentire forte la sua voce. Non dobbiamo abbassare la guardia perché meno parliamo e più viene conculcata la libertà dei cristiani nel mondo. E’ una questione di libertà, di difendere i valori della nostra identità di europei. Non dobbiamo rinunciare né a rinunciare, né soprattutto ad agire”.
Per il segretario generale della Conferenza episcopale italiana, il vescovo mons. Nunzio Galantino, “il sangue dei nuovi martiri è una condanna della superficialità con cui noi viviamo la fede, ridotta troppo spesso ad apparenza, a cerimonie che non impegnano, parole pie ma irrilevanti. Ed è triste i la commozione ad intermittenza di certe agenzie umanitarie, secondo le quali ci sono violenze da condannare ed altre che si possono anche ignorare”.
Ultimo intervento quello del card. Mauro Piacenza, Penitenziere maggiore e presidente internazionale di “Aiuto alla Chiesa che soffre”, per esortare ad abbattere “i muri della morte, ad iniziare da quello della nostra indifferenza; non possiamo non ascoltare il grido di tutti gli Abele del mondo che sale a Dio”.
“Aiuto alla Chiesa che soffre” ha già promosso altre manifestazioni simili illuminando di rosso celebri monumenti come la Fontana di Trevi a Roma, il parlamento e la cattedrale di Westminster a Londra, il Cristo Redentore di Rio de Janeiro, la Basilica del Sacro Cuore di Montmartre a Parigi e infine la Cattedrale di Manila.
Secondo un rapporto di questa Fondazione pontificia sui cristiani “perseguitati e dimenticati” tra 2015 e 2017, la persecuzione dei cristiani oggi è più grave che in qualsiasi altro periodo storico. Si parla di persecuzione in Egitto, Iran e India e di grado estremo di persecuzione in Arabia Saudita, Cina, Corea del Nord, Eritrea, Iraq, Nigeria, Pakistan, Siria e Sudan.

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Deborah Castellano Lubov

Deborah Castellano Lubov is Senior Vatican Correspondent for Zenit and its English edition. Author of 'The Other Francis,' now published in five languages, she gave a personal, in-depth look at the Holy Father, through interviews with those closest to him and collaborating with him, featuring the preface of Vatican Secretary of State, Cardinal Pietro Parolin. Lubov often covers the Pope's trips abroad, and often from the Papal Flight, where she has also asked him questions on the return-flight press conference on behalf of the English-speaking press present. Deborah Castellano Lubov, who also serves as NBC Vatican Analyst and collaborator, also has done much TV & radio commentary, including for NBC, Sky, EWTN, BBC, Vatican Radio, AP, Reuters and more. She also has written for various Catholic publications.

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