“Sono venuto come pellegrino per ascoltare e imparare da voi, e per offrirvi alcune parole di speranza e consolazione”, così ha esordito Santo Padre nell’omelia della Santa Messa al Kyaikkasan Ground alle 8.30 locali (03.00 di Roma).
Spiegando la prima Lettura odierna, dal Libro di Daniele (Dn 5,4), Papa Francesco ha ricordato che: “L’interprete definitivo dei misteri di Dio è Gesù.” Gesù non ha tenuto lunghi discorsi o ha dimostrato potere politico e terreno, ma ha dato la sua vita sulla croce. “Nella croce, noi troviamo la sapienza, che può guidare la nostra vita con la luce che proviene da Dio. Dalla croce viene anche la guarigione.”
Papa Francesco ha parlato delle “ferite della violenza, sia visibili che invisibili” rivolgendosi direttamente ai fedeli convenuti, e ha sottolineato che la cura non può venire dalla rabbia o dalla vendetta. L’odio non è la strada di Gesù, Egli ha insegnato la strada del perdono e della compassione.
“Con il dono dello Spirito, Gesù rende capace ciascuno di noi di essere segno della sua sapienza, che trionfa sulla sapienza di questo mondo, e della sua misericordia, che dà sollievo anche alle ferite più dolorose.” Il Santo Padre ha spiegato il significato dell’Eucaristia: “[…] Gesù si offrì ai suoi Apostoli sotto le specie del pane e del vino. […] noi impariamo anche come trovare riposo nelle sue ferite, e là essere purificati da tutti i nostri peccati e dalle nostre vie distorte.”
Papa Francesco ha esortato i fedeli a essere “fedeli testimoni della riconciliazione e della pace”. “Posso testimoniare che la Chiesa qui è viva, che Cristo è vivo ed è qui con voi e con i vostri fratelli e sorelle delle altre Comunità cristiane.“ L’amore di Gesù è inarrestabile. In fine, il Santo Padre ha bendetto i fedeli, la Chiesa in Myanmar e il paese.
Dopo la Celebrazione Eucaristica, l’Arcivescovo di Yangon, Card. Charles Bo, S.D.B., ha saluta il Santo Padre. Infine, Papa Francesco è rientrato in auto all’Arcivescovado.
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Pubblichiamo di seguito l’omelia che il Santo Padre pronuncia dopo la proclamazione del Vangelo:
Cari fratelli e sorelle, prima di venire in questo Paese, ho atteso a lungo questo momento. Molti di voi sono giunti da lontano e da remote aree montagnose, alcuni anche a piedi. Sono venuto come pellegrino per ascoltare e imparare da voi, e per offrirvi alcune parole di speranza e consolazione. la prima Lettura odierna, dal Libro di Daniele, ci aiuta a vedere quanto sia limitata la sapienza del re Baldassàr e dei suoi veggenti. Essi sapevano come lodare «gli dèi d’oro, d’argento, di bronzo, di ferro, di legno e di pietra» (Dn 5,4), ma non possedevano la sapienza per lodare Dio nelle cui mani è la nostra vita e il nostro respiro. Daniele, invece, aveva la sapienza del Signore ed era capace di interpretare i suoi grandi misteri. L’interprete definitivo dei misteri di Dio è Gesù. Egli è la sapienza di Dio in persona (cfr 1 Cor 1,24). Gesù non ci ha insegnato la sua sapienza con lunghi discorsi o mediante grandi dimostrazioni di potere politico e terreno, ma dando la sua vita sulla croce. Qualche volta possiamo cadere nella trappola di fare affidamento sulla nostra stessa sapienza, ma la verità è che noi possiamo facilmente perdere il senso dell’orientamento. In quel momento è necessario ricordare che disponiamo di una sicura bussola davanti a noi, il Signore crocifisso. Nella croce, noi troviamo la sapienza, che può guidare la nostra vita con la luce che proviene da Dio. Dalla croce viene anche la guarigione. Là Gesù ha offerto le sue ferite al Padre per noi, le ferite mediante le quali noi siamo guariti (cfr 1 Pt 2,24). Che non ci manchi mai la sapienza di trovare nelle ferite di Cristo la fonte di ogni cura! So che molti in Myanmar portano le ferite della violenza, sia visibili che invisibili. La tentazione è di rispondere a queste lesioni con una sapienza mondana che, come quella del re nella prima Lettura, è profondamente viziata. Pensiamo che la cura possa venire dalla rabbia e dalla vendetta. Tuttavia la via della vendetta non è la via di Gesù. La via di Gesù è radicalmente differente. Quando l’odio e il rifiuto lo condussero alla passione e alla morte, Egli rispose con il perdono e la compassione. Nel Vangelo di oggi, il Signore ci dice che, come Lui, anche noi possiamo incontrare rifiuto e ostacoli, ma che tuttavia Egli ci donerà una sapienza alla quale nessuno può resistere (cfr Lc 21,15). Egli qui parla dello Spirito Santo, per mezzo del quale l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori (cfr Rm 5,5). Con il dono dello Spirito, Gesù rende capace ciascuno di noi di essere segno della sua sapienza, che trionfa sulla sapienza di questo mondo, e della sua misericordia, che dà sollievo anche alle ferite più dolorose. Alla vigilia della sua passione, Gesù si offrì ai suoi Apostoli sotto le specie del pane e del vino. Nel dono dell’Eucaristia, non solo riconosciamo, con gli occhi della fede, il dono del suo corpo e del suo sangue; noi impariamo anche come trovare riposo nelle sue ferite, e là essere purificati da tutti i nostri peccati e dalle nostre vie distorte. Rifugiandovi nelle ferite di Cristo, cari fratelli e sorelle, possiate assaporare il balsamo risanante della misericordia del Padre e trovare la forza di portarlo agli altri, per ungere ogni ferita e ogni memoria dolorosa. In questo modo, sarete fedeli testimoni della riconciliazione e della pace che Dio vuole che regni in ogni cuore umano e in ogni comunità. So che la Chiesa in Myanmar sta già facendo molto per portare il balsamo risanante della misericordia di Dio agli altri, specialmente ai più bisognosi. Vi sono chiari segni che, anche con mezzi assai limitati, molte comunità proclamano il Vangelo ad altre minoranze tribali, senza mai forzare o costringere, ma sempre invitando e accogliendo. In mezzo a tante povertà e difficoltà, molti di voi offrono concreta assistenza e solidarietà ai poveri e ai sofferenti. Attraverso le cure quotidiane dei suoi vescovi, preti, religiosi e catechisti, e particolarmente attraverso il lodevole lavoro del Catholic Karuna Myanmar e della generosa assistenza fornita dalle Pontificie Opere Missionarie, la Chiesa in questo Paese sta aiutando un gran numero di uomini, donne e bambini, senza distinzioni di religione o di provenienza etnica. Posso testimoniare che la Chiesa qui è viva, che Cristo è vivo ed è qui con voi e con i vostri fratelli e sorelle delle altre Comunità cristiane. Vi incoraggio a continuare a condividere con gli altri la sapienza inestimabile che avete ricevuto, l’amore di Dio che sgorga dal cuore di Gesù. Gesù vuole donare questa sapienza in abbondanza. Certamente Egli premierà i vostri sforzi di seminare semi di guarigione e riconciliazione nelle vostre famiglie, comunità e nella più vasta società di questa nazione. Non ci ha forse detto che la sua sapienza è irresistibile (cfr Lc 21,15)? Il suo messaggio di perdono e misericordia si serve di una logica che non tutti vorranno comprendere, e che incontrerà ostacoli. Tuttavia il suo amore, rivelato sulla croce è, in definitiva, inarrestabile. È come un “GPS spirituale” che ci guida infallibilmente verso la vita intima di Dio e il cuore del nostro prossimo. La Beata Vergine Maria ha seguito suo Figlio anche sull’oscura montagna del Calvario e ci accompagna in ogni passo del nostro cammino terreno. Possa Ella ottenerci sempre la grazia di essere messaggeri della vera sapienza, profondamente misericordiosi verso i bisognosi, con la gioia che deriva dal riposare nelle ferite di Gesù, che ci ha amati sino alla fine. Dio benedica tutti voi! Benedica la Chiesa in Myanmar! Benedica questa terra con la sua pace! Dio benedica il Myanmar!
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