“Per tutte le donne sfruttate, umiliate e abusate, perché possano sempre trovare nella Chiesa un luogo di accogliente e sincero rispetto… perché vivano nel contesto sociale ed ecclesiale in libertà e armonia, esprimendo la ricchezza specifica del loro essere… affinché rappresentino per l’umanità del nostro tempo il volto materno e accogliente di Dio”. Queste l’intenzione di preghiera espressa da papa Francesco lo scorso 22 settembre 2017 durante la Messa mattutina nella “Domus Sanctae Marthae” in Vaticano.
Forse perché eravamo prossimi alla sua festa che, subito dopo la voce di Francesco, mi sono venute in mente le parole di santa Teresa d’Avila (1515–1582): “Signore dell’anima mia, tu, quando pellegrinavi quaggiù sulla terra non disprezzasti le donne, ma anzi le favoristi sempre con molta benevolenza e trovasti in loro tanto amore, persino maggior fede che negli uomini. Nel mondo le onoravi. Possibile che non riusciamo a fare qualcosa di valido per te in pubblico, che non osiamo dire apertamente alcune verità?… Vedo però profilarsi dei tempi in cui non c’è più ragione di sottovalutare animi virtuosi e forti, per il solo fatto che appartengono a delle donne”.
Santa Teresa scrisse profeticamente queste parole nel Cinquecento: donna eccezionale che innovò il Carmelo, un genio femminile che, come esprimono le preghiere succitate del Papa, riuscì a esprimere la ricchezza del suo essere donna, nonostante le dure opposizioni che incontrò, di cui espressione emblematica è il giudizio del nunzio pontificio: “Femmina inquieta, errante, disobbediente e ribelle che, sotto il titolo di devozione, inventava male dottrine, andando fuori di clausura contro l’ordine del concilio tridentino e dei prelati, insegnando come maestra contro quello che san Paolo ha raccomandato ordinando alle donne di non insegnare” (Vita II, XXXI). E invece Teresa, oggi Dottore della Chiesa, insegnò, con le sue opere e con i suoi scritti, e questo nel XVI secolo, quello di Lutero e del Concilio di Trento, dell’Inquisizione, della Riforma e della Controriforma.
Profetica anche nell’opzione per i poveri con affermazioni per il suo tempo rivoluzionarie: “Alcune persone che possiedono quello di cui hanno bisogno e molti denari nello scrigno, guardandosi dal commettere peccati gravi, credono di aver fatto tutto. Godono dei loro averi, fanno di quando in quando un’elemosina, senza pensare che quei beni non sono di loro proprietà. Il Signore li ha loro concessi semplicemente come a suoi amministratori, perché li distribuissero ai poveri: gli dovranno rendere conto del tempo che tengono il denaro loro avanzato nello scrigno, interrompendone e ritardandone l’elargizione ai poveri, i quali forse, in quel momento, stanno nel bisogno”.
Nuovi passi su tracce antiche, quelle di Gesù Cristo, e oggi, quelle di papa Francesco e dell’arcivescovo Vincenzo Bertolone, che in una sua recente lettera pastorale afferma che dobbiamo lasciarci evangelizzare proprio dai poveri! I testi mistici di Teresa sono tra i più poetici che siano mai stati scritti e, come esprimono le succitate preghiere del Papa, una vera parusia del volto materno e accogliente di Dio, in mirabile sintonia con il tema della prossima visita pastorale annunciata da mons. Bertolone nella chiesa di Catanzaro-Squillace: “Una chiesa lieta col volto di madre”.
Saint-Joseph, La Coquille, Dordogne, Francia / Wikimedia Commons - Père Igor, CC BY-SA 3.0
Santa Teresa d’Avila: la preghiera del Papa per le donne
Oggi ricorre la festa della grande mistica spagnola e “Dottore della Chiesa”