Papa, udienza "Famiglia Vincenziana", 14 ottobre 2017 / © PHOTO.VA - OSSERVATORE ROMANO

Papa alla Famiglia Vincenziana: “Uno slancio di carità che dura nei secoli”

“Chi ama non sta in poltrona a guardare”

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“San Vincenzo ha generato uno slancio di carità che dura nei secoli”. Lo ha sottolineato papa Francesco incontrando ieri, sabato 14 ottobre 2017, in Piazza San Pietro a Roma la “Famiglia Vincenziana” in occasione del quarto centenario del carisma.
E’ uno slancio “uscito dal suo cuore”, ha aggiunto il Pontefice, che ha ricordato ai pellegrini la presenza in piazza della reliquia del cuore di san Vincenzo de’ Paoli (1581-1660), davanti alla quale si è soffermato in preghiera.
Nel suo discorso, Francesco ha proposto una riflessione su tre verbi “molto importanti per lo spirito vincenziano, ma anche per la vita cristiana in generale”, ossia “adorare, accogliere, andare”.
Sono innumerevoli gli inviti di san Vincenzo a coltivare la vita interiore e a dedicarsi alla preghiera che purifica e apre il cuore”, ha detto il Papa, che ha definito la preghiera come “la bussola di ogni giorno”, “un manuale di vita”, perché “solo pregando si attinge da Dio l’amore da riversare sul mondo”.
La preghiera non è “un insieme di formule”, ma un “fermarsi davanti a Dio per stare con Lui, dedicarsi semplicemente a Lui”, ha spiegato Francesco. “È questa la preghiera più pura, quella che fa spazio al Signore e alla sua lode, e a nient’altro: l’adorazione”, così ha ribadito.
Chi “frequenta la sorgente viva dell’amore”, non può che rimanerne “contaminato”, ha affermato il Papa: “diventa più misericordioso, più comprensivo, più disponibile, supera le proprie rigidità e si apre agli altri”.
Soffermandosi sul secondo verbo, “accogliere”, il Pontefice ha osservato che questo ci fa subito pensare “a qualcosa da fare”, ma “è una disposizione più profonda”: ci richiede “di essere persone accoglienti, disponibili, abituate a darsi agli altri”.
Questo implica “un lento distacco da tutto ciò che è mio: il mio tempo, il mio riposo, i miei diritti, i miei programmi, la mia agenda”, ha spiegato Francesco, ricordando che “il cristiano accogliente è un vero uomo e donna di Chiesa, perché la Chiesa è Madre e una madre accoglie la vita e la accompagna”.
“San Vincenzo ci aiuti a valorizzare questo ‘DNA’ ecclesiale dell’accoglienza, della disponibilità, della comunione”, ha auspicato Jorge Bergoglio, prima di soffermarsi sul terzo ed ultimo verbo, “andare”.
“L’amore è dinamico, esce da sé”, ha detto. “Chi ama non sta in poltrona a guardare, aspettando l’avvento di un mondo migliore, ma con entusiasmo e semplicità si alza e va”.
Occorre andare “ad infiammare il cuore degli uomini, facendo quello che fece il Figlio di Dio”, ha esortato il Papa, che citando san Vincenzo ha proposto quindi un piccolo esame di coscienza: “io vado incontro agli altri, come vuole il Signore? Porto dove vado questo fuoco della carità o resto chiuso a scaldarmi davanti al mio caminetto?”.
Al termine del suo discorso, Francesco ha invitato la “Famiglia Vincenziana” a non fermarsi, “ma di continuare ad attingere ogni giorno dall’adorazione l’amore di Dio e di diffonderlo nel mondo attraverso il buon contagio della carità, della disponibilità, della concordia”.
Cliccare qui per leggere il testo completo del discorso.

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Paul De Maeyer

Schoten, Belgio (1958). Laurea in Storia antica / Baccalaureato in Filosofia / Baccalaureato in Storia e Letteratura di Bisanzio e delle Chiese Orientali.

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