L’uomo non riesce a capire come la strada indicata dal vangelo possa essere una vera compagna di vita, capace di aprire orizzonti sconosciuti e tutelare ogni bene prodotto per la propria realtà sociale e quella degli altri. Si tratta di una bussola orientata verso il conseguimento della vita eterna. L’essenziale è vigilare perché non si sposti da Dio all’uomo; dal cielo alla terra, dall’eternità al tempo umano, come di solito rievoca Papa Francesco.
Non certo imprigionarsi alle condizioni quotidiane dettate dalle leggi degli uomini che, più volte, disdegnano il bene comune ed esaltano il profitto fine a sé stesso o cavalcano l’onda demagogica che ascolta la “pancia” pubblica e disdegna l’equilibrio sapienziale. Il vangelo rimane sullo sfondo, pronto ad essere citato nelle sue frasi più celebri. Non guasta infatti inserire al momento opportuno, nei discorsi di società, un riferimento in odore di sacralità.
Un “vezzo” retorico con l’idea di rendere più autorevole l’esternazione di turno da condividere con soci e compari, magari a supporto di interessi non sempre chiari. Un modo corrente di stravolgere di fatto il vangelo in cui Gesù, citando i ricchi, non ha alcuna esitazione ad affermare “Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio!”.
Una verità che di certo non vieta per alcun motivo la ricchezza, ma che saggiamente sottolinea come la dipendenza dai beni materiali spesso confonde i cuori e offusca le menti, più che in quella categoria di uomini citati da Paolo nella prima lettera a Timoteo: “Iniqui e ribelli, empi e peccatori, sacrìleghi e profanatori, parricidi e matricidi, assassini, fornicatori, sodomiti, mercanti di uomini, bugiardi, spergiuri”. Indicativa l’osservazione in proposito del relatore in una catechesi sull’attualità del vangelo:
“Gesù dice solo che l’attaccamento ai beni di questo mondo distoglie lo sguardo verso il regno di cieli. Noi invece cosa diciamo? Che non c’è più alcuna perdizione eterna e che l’inferno è stato incendiato, non esiste più. Tutti i suoi antichi inquilini, se mai ce ne fossero stati, sono emigrati nel cielo”. Ritorna su ogni questione la falsa consapevolezza di un cielo aperto a tutti, sotterrando l’autenticità dell’insegnamento di Cristo o comunque monopolizzandolo fino agli opposti estremi.
La difficoltà di gestire le ricchezze materiali personali, riuscendo a non perdere l’equilibrio interiore, cresce sempre di più in un mondo dove il possesso delle cose più preziose continua a condizionare il potere politico e finanziario. È difficile esserne distaccati. In Marco leggiamo cosa risponde Gesù ad un passante che cerca la vita eterna e che già dice di osservare i comandamenti del Signore: “Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse:
«Una cosa sola ti manca: va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!». Ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni”. Bisogna però stare attenti a proclamare su questo argomento giudizi affrettati e spesso utilizzati a sproposito dai novelli demagoghi, pronti a legare la rovina individuale ad una elevata posizione economica, per poi annunciare tuttavia una finale generosità del cielo. Illuminante a questo punto uno stralcio di una approfondita riflessione del mio maestro spirituale:
“Non possiamo noi “terrorizzare i ricchi” dicendo loro che per essi non c’è salvezza eterna e poi da tutte le cattedre di questo mondo e da tutti i pulpiti gridiamo che l’inferno non esiste e che la misericordia del Signore coprirà ogni peccato e porterà tutti nel suo regno eterno. A che serve minacciare di escludere dalla Chiesa quanti operano il male, se poi Dio non esclude dal suo Paradiso? Dicendo che Dio accoglie tutti nel suo cielo, noi dichiariamo inutili sia il Vangelo, sia la Chiesa, sia i suoi ministri, sia i suoi sacramenti, sia la sua teologia e verità, sia la sua stessa missione. O pensiamo con il pensiero di Cristo Gesù o ci dichiariamo vani in ordine alla missione di salvezza”.
Se il Papa, i vescovi, i sacerdoti, le donne e gli uomini consegnati al Signore, i teologi, spendono la loro vita ad accompagnare l’uomo a raggiungere la vita eterna è perché senza la conversione dei cuori sarebbe difficile raggiungere la propria salvezza. È fuori di senso l’idea che comunque tutti saranno redenti al di là dei propri continui peccati e delle varie dipendenze dall’ordine terreno! A cosa servirebbero il vangelo, la teologia, i comandati, la missione della gerarchia ecclesiale e gli stessi sacramenti?
Il pericolo è dietro l’angolo, ma la Chiesa prevarrà perché voluta da Dio. Nessuno può distruggerla, neanche le nuove tendenze spirituali, funzionali solo ad addormentare la forza viva dell’animo delle persone. Energia inesauribile che trova anche nel tempo odierno la sua stabile residenza in un pensiero di Cristo che non sia semplicemente storico, ma emanazione costante del Padre dell’universo a cui ogni cosa tende, si riconosce e avanza in verità.
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