Quando ci si trova a navigare su internet si è di continuo attenti a tenere la connessione migliore. Senza quest’ultima diventa impossibile portare a termine con i propri strumenti tecnologici il proprio lavoro, gli spazi di relazione, formazione, informazione, evasione personale, ecc. D’altronde sulla terra comunque “siamo tutti intimamente connessi”, afferma Papa Francesco nella Laudato Si’. In un mondo così ben strutturato e proiettato a scoperte ancor di più inimmaginabili, non bisogna certo aver paura o disaffezione del nuovo che avanza. Sarebbe un grave errore contro sé stessi e gli altri. La storia personale o collettiva non può essere fermata, va sempre governata.
Ognuno è chiamato a fare la sua parte dal ruolo che occupa, nessuno escluso: dall’uomo più potente in campo politico ed economico, a quello più semplice e comune, anche se non percepito come essenziale nei “salotti” che si intestano il futuro dell’umanità. Senza Dio nel cuore e nella mente ogni cosa assume la debolezza della caducità umana, a qualsiasi livello essa venga pensata e messa in atto. Vivere da sé stessi può offrire un podio di alta qualità terrena, ma non permetterà ad alcuno di salvarsi dinnanzi all’eternità. Il vangelo torna così al centro ed accompagna chiunque abbia la voglia di amare Cristo.
È Lui l’unico passaggio universale che consente di connettersi con il Creatore di tutte le cose. Una connessione indispensabile per non farsi prendere solo dall’ansia di un progresso “accademico”, capace di consentire all’uomo persino di volare, per poi nello stesso modo farlo cadere. In proposito ecco un passaggio del mio maestro spirituale, tratto da una sua omelia: “Cristo è il cuore del Padre; il cuore dell’Universo; il cuore di ogni uomo. Chi è senza Cristo è persona senza cuore. Non sa amare; non sa vedere il bene; non sa relazionarsi con gli altri secondo verità. Oggi tutti coloro che hanno dichiarato Cristo inutile sono perciò senza cuore”.
Un pensiero forte, ma troppe volte annacquato dal buonismo di maniera che tanto male fa all’uomo e alla Chiesa. Le parole del sacerdote sono invece concrete perché rappresentano la profondità di una realtà sociale, spogliata ormai dal suo valore ontologico e consegnata ad una logica esistenziale terrena che tutto concede e permette. Un contesto dove non manca di essere persino possibile un Dio personale, con il quale siglare il patto privato più conveniente, fino a confondere la misericordia con il lascia passare per ogni peccato in cui volutamente si ricade.
La cosa più grave avviene quando anche il cristiano, come spesso succede, appare come persona senza cuore, perché stanco della Parola di Cristo, spesso considerato alla stregua di una conoscenza estiva, occasionale, consultabile in caso di trauma fisico o spirituale. La verità non è mai negoziabile. Essa è a tutela della salvezza e della redenzione di chiunque capisca che la vita terrena non potrà mai essere un percorso privo di fede e di valori, per esaltare comunque qualsiasi appagamento materiale. È bene sapere che Cristo è per sempre, non per una relazione temporale. Il Figlio dell’Uomo non può confondersi con un sussulto della calda stagione, di solito saltuario, che spesso finisce con le vacanze o comunque riprende dopo un anno con un cliché già prestabilito.
Precisa il mio maestro: “Con Cristo non potrà mai essere così. Lui deve essere la nostra casa nella quale abitare sempre. Il suo cuore è la casa dell’uomo, perché il suo cuore è la casa di Dio. Dio non abita alcun luogo se non in Cristo e noi non possiamo trovare il vero Dio se non nel cuore di Cristo”. Il ristoro che cerca l’essere umano, qualsiasi sia la sua posizione sociale, non potrà mai trovare compimento nel Dio di riferimento occasionale che soddisfa l’ego personale, sterilizza il cuore e uccide l’animo. Si legge in Matteo 11, 28 – 30:
“Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime. Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero”. C’è per caso una dichiarazione di soccorso spirituale e materiale più grande di questa? Perché non accoglierla vivendo con le leggi del Signore e mettendo in “rete” in ogni istante il discorso della montagna? Perché allora affidarsi alle illusioni prefabbricate negli stabilimenti dell’ipocrisia umana? L’uomo conosce dono più grande dell’Eucaristia, quando la si riceve nella Parola e nella fede personale più autentica possibile?
Cristo morendo sulla croce e salendo al Padre ha consegnato ad ogni uomo gli strumenti del cielo, per non smarrire la retta via e gustare il sapore dell’eternità anche in tutte le azioni della terra. Il segreto sta nel non sfasare la verità divina per salvare l’apparenza e la ritualità, privando di chiarezza gli insegnamenti evangelici.
Senza la Parola non ci può essere eucaristia, preghiera, né tantomeno si può celebrare una vera santa messa. Fuori di essa Dio non benedice e non salva, dentro di essa l’umanità prende quota e trova in Cristo la giusta via per connettersi con Dio. I risultati non potranno che essere in linea con la scienza dell’uomo che produce quel benessere tanto atteso; ristora le nostre comunità e riconosce a Dio, non a sé stessa, la primogenitura di ogni cosa.
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Senza Cristo cade la connessione con Dio
È Lui l’unico passaggio universale che consente di connettersi con il Creatore di tutte le cose
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