In casa di mia sorella ho assistito, a sua insaputa, a lezioni che difficilmente si possono apprendere sui banchi di scuola o nell’aula magna d’un istituto di spiritualità.
Una volta mentre facevo colazione, intento ad affondare con il cucchiaio il boccone di pane nel latte, entra in cucina mia sorella con in braccio il suo “frugoletto” di due anni, ancora assonnato perché appena raccolto dal lettone. Lui vede il suo orsacchiotto posato sulla sedia e subito allunga le mani per prenderlo. Vuole giocare con l’orsacchiotto. La mamma lo avvicina alla sedia tanto da permettergli l’operazione.
Mentre converso con mia sorella, lui in braccio fa mille salamelecchi all’amico ritrovato e pronuncia alla sua maniera parole di dialogo. Aria di totale beatitudine. Un quadro completo: la mamma realizzata con il figlio in braccio; il piccolo realizzato perché, nella posizione ideale, può giocare e conversare con il suo “partner”.
Al tentativo di metterlo sul seggiolone con l’orsacchiotto, lui rifiuta nettamente. Abbandona l’orsacchiotto per protendersi verso la mamma. L’orsacchiotto ha significato per lui solo stando tra le braccia materne.
Grazie della lezione…Che me ne faccio io delle creature pur belle ed attraenti se non le gusto stando tra le braccia di Dio?
Ciao da P. Andrea
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Orsachiotto / Pixabay CC0 - Alexas_Fotos, Public Domain
L’orsacchiotto e la mamma
“Pillola quotidiana” di padre Andrea Panont