«Il far niente è una meravigliosa occupazione. Peccato che bisogna rinunciarvi durante le vacanze, quando l’essenziale è proprio quello di fare qualcosa».
Col suo sottile umorismo lo scrittore francese Pierre Daninos descrive ciò che una vacanza dovrebbe essere ed invece non è più: da anni, ormai, l’estate in particolare è vissuta come un periodo di riposo in cui normalmente si rallentano o si abbandonano le attività quotidiane, con un’immersione di corpo e anima nei fiumi dell’ozio e dell’accidia. Via i luoghi, i mezzi e le persone della vita ordinaria per creare – paradossalmente – un vuoto da riempire poi con ciò che piace, rilassa, diverte. Ma in questo umano e legittimo desiderio di evasione, il cristiano – almeno lui – è chiamato a colmare quello spazio non solo con lo svago del corpo, ma anche e soprattutto col riposo dello spirito, magari trovando un posticino pure per Dio. Del resto, concepire la quiete come assenza totale di impegni e rifiuto di pensare ai vari problemi della vita è una maniera poco rilassante di concepire la pausa: anche se gli impegni professionali vengono messi da parte, restano comunque quelli della vita familiare, giacché il “mestiere” del padre e della madre non contempla ferie: quante volte durante l’anno non si è potuto (o voluto) parlare tra coniugi? Quante volte si è fatto o meno di ascoltare i figli? Quante si è rimasti letteralmente annichiliti dalla stanchezza anche interiore che spesso nasce dalla sfiducia e dallo scoramento che derivano dalle vicende della vita, come la precarietà del lavoro, una malattia silente, l’inquietudine per le sorti di un amico o del mondo? E poi, i rapporti umani: le ferie rappresentano una preziosa opportunità per coltivare quei contatti che il ritmo giornaliero non consente di curare come si vorrebbe. E così con chi è solo, o alla solitudine è inchiodato dalla malattia o dalla vecchiaia ma attende che arrivino un volto ed un sorriso per poter almeno tornare a sperare. Lo stesso vale per chi, alle vacanze non può neppure pensare, semplicemente perché non può permettersele.
Insomma, l’esistenza si perde in mille percorsi che non portano alla meta, o stancano durante il cammino, al punto che «non abbiamo tempo per dedicarci un po’ di tempo», come scriveva Eugène Ionesco. Cosa desumere da ciò? Un invito, un appello al riposo. A dare un senso alla vita che prosegue ed al tempo che passa. Un’esortazione a riappropriarsi di sé stessi e delle proprie giornate, a ritrovare idee, temi, verità, insegnamenti che la banalità purtroppo imperante volutamente ignora: Riuscire a ritagliarsi qualche scampolo d’attenzione, d’ascolto e di generosità che scuota la superficialità da benessere è possibile a tutti. Perché costruire un mondo diverso è compito di ognuno e con le vacanze, se vissute cristianamente, diventa occasione possibile, da non sciupare.
Monsignor Vincenzo Bertolone è arcivescovo metropolita di Catanzaro-Squillace e presidente della Conferenza Episcopale Calabra.
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Che fatica le vacanze!
Se vissuto cristianamente, il tempo delle ferie diventa occasione possibile, da non sciupare, per costruire un mondo diverso