Genova, Stabilimento Ilva, 27 maggio 2017 / © PHOTO.VA - OSSERVATORE ROMANO

Papa Francesco: “lavoro per tutti”, non il “reddito per tutti”

Incontro di papa Francesco con il mondo del lavoro presso lo Stabilimento Ilva a Genova — Sintesi

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“L’obiettivo vero da raggiungere non è il ‘reddito per tutti’, ma il ‘lavoro per tutti’!”. Lo ha sottolineato papa Francesco sabato 27 maggio 2017 durante il suo incontro con il mondo del lavoro nello Stabilimento Ilva a Cornigliano, la prima tappa della sua visita pastorale a Genova.
Davanti a circa 3.500 rappresentanti del mondo del lavoro, tra imprenditori, operai e sindacalisti, che lo hanno accolto al grido entusiasta “Francesco! Francesco!”, Jorge Bergoglio ha raccontato che “è la prima volta che vengo a Genova” e “essere così vicino al porto mi ricorda da dove è uscito il mio papà”. “Questo — ha detto — mi dà una grande emozione.”
Dopo il saluto di benvenuto del cardinale arcivescovo di Genova, Angelo Bagnasco, che ha sottolineato la gravità dell’attuale crisi del lavoro, il Santo Padre ha risposto a quattro domande poste da altrettanti rappresentanti del mondo del lavoro: un imprenditore, un rappresentante sindacalista, un operaio e una disoccupata.
“Il mondo del lavoro è una priorità umana. E pertanto, è una priorità cristiana, una priorità nostra, e anche una priorità del Papa”, ha detto Francesco, il quale ha ricordato che “dove c’è un lavoratore, lì c’è l’interesse e lo sguardo d’amore del Signore e della Chiesa”.

Genova, Stabilimento Ilva, 27 Maggio 2017 / © PHOTO.VA - OSSERVATORE ROMANO

Genova, Stabilimento Ilva, 27 Maggio 2017 / © PHOTO.VA – OSSERVATORE ROMANO

Imprenditori, non speculatori
“Non c’è buona economia senza buoni imprenditori, senza la vostra capacità di creare, creare lavoro, creare prodotti”, così ha detto, ricordando anche alcune “virtù” dell’imprenditore, tra le quali “la creatività, l’amore per la propria impresa, la passione e l’orgoglio per l’opera delle mani e dell’intelligenza sua e dei lavoratori”.
Il vero imprenditore conosce i suoi lavoratori, perché lavora accanto a loro, lavora con loro”, ha aggiunto il Papa. “Non dimentichiamo che l’imprenditore dev’essere prima di tutto un lavoratore.”
“A volte si pensa che un lavoratore lavori bene solo perché è pagato: questa è una grave disistima dei lavoratori e del lavoro, perché nega la dignità del lavoro, che inizia proprio nel lavorare bene per dignità, per onore”, ha affermato papa Francesco, che ha poi spiegato che “nessun buon imprenditore ama licenziare la sua gente – no, chi pensa di risolvere il problema della sua impresa licenziando la gente, non è un buon imprenditore, è un commerciante”.
Papa Bergoglio si è soffermato anche su ciò che ha definito “una malattia dell’economia”, cioè “la progressiva trasformazione degli imprenditori in speculatori”. “Licenziare, chiudere, spostare l’azienda non gli crea alcun problema, perché lo speculatore usa, strumentalizza, ‘mangia’ persone e mezzi per i suoi obiettivi di profitto”, ha deplorato il Papa, osservando che dietro le decisioni dello speculatore si nasconde “un’economia senza volto e quindi un’economia spietata”.
Nella sua risposta il Papa si è anche soffermato sulla politica e la burocrazia. “Paradossalmente, qualche volte il sistema politico sembra incoraggiare chi specula sul lavoro e non chi investe e crede nel lavoro”, ha detto. “Perché? Perché crea burocrazia e controlli partendo dall’ipotesi che gli attori dell’economia siano speculatori”, ha proseguito Francesco, osservando “che regolamenti e leggi pensati per i disonesti finiscono per penalizzare gli onesti”.
Genova, Stabilimento Ilva, 27 maggio 2017 / © CTV - OSSERVATORE ROMANO

Genova, Stabilimento Ilva, 27 maggio 2017 / © CTV – OSSERVATORE ROMANO

Le gioie del lavoro
Rispondendo poi al quesito rappresentante sindacale, Francesco si è soffermato sul fenomeno del “ricatto sociale”, che costringe le persone in cerca di un impiego ad accettare situazioni di sfruttamento. “La mancanza di lavoro è molto più del venire meno di una sorgente di reddito per poter vivere. Il lavoro è anche questo, ma è molto, molto di più. Lavorando noi diventiamo più persona, la nostra umanità fiorisce, i giovani diventano adulti soltanto lavorando”, ha ricordato.
Per Papa Francesco, “sulla terra ci sono poche gioie più grandi di quelle che [i lavoratori] sperimentano lavorando, come ci sono pochi dolori più grandi dei dolori del lavoro, quando il lavoro sfrutta, schiaccia, umilia, uccide. Il lavoro può fare molto male perché può fare molto bene”. “Senza lavoro, si può sopravvivere; ma per vivere, occorre il lavoro. La scelta è fra il sopravvivere e il vivere”, ha detto.
Nel suo discorso, il Papa ha invitato i presenti a “non rassegnarsi all’ideologia che sta prendendo piede ovunque, che immagina un mondo dove solo metà o forse due terzi dei lavoratori lavoreranno, e gli altri saranno mantenuti da un assegno sociale”. Quindi, niente pensione anticipata, ha detto Francesco, rammentando che “si va in pensione all’età giusta, è un atto di giustizia; ma è contro la dignità delle persone mandarle in pensione a 35 o 40 anni, dare un assegno dello Stato, e arràngiati”.
Nel mondo del lavoro, ha avvertito il Papa, mettere “l’accento sulla competizione all’interno dell’impresa” è oltre ad essere un errore antropologico e cristiano, anche un errore economico, poiché “dimentica che l’impresa è prima di tutto cooperazione, mutua assistenza, reciprocità”.
Anche “la cultura competitiva” è un “errore”, così come la “meritocrazia”, che “sta diventando una legittimazione etica della diseguaglianza”, ha avvertito il Pontefice. Infatti, “il nuovo capitalismo tramite la meritocrazia dà una veste morale alla diseguaglianza, perché interpreta i talenti delle persone non come un dono”.
Genova, Stabilimento Ilva, 27 Maggio 2017 / © PHOTO.VA - OSSERVATORE ROMANO

Genova, Stabilimento Ilva, 27 Maggio 2017 / © PHOTO.VA – OSSERVATORE ROMANO

Una cultura che stima lo sforzo e il sudore
Nella sua risposta ad una disoccupata, le Papa si è soffermato poi sul valore del lavoro, rammentando che “senza il tempo della festa, il lavoro torna ad essere schiavistico”.Nelle famiglie dove ci sono disoccupati — ha detto — , non è mai veramente domenica e le feste diventano a volte giorni di tristezza perché manca il lavoro del lunedì.”
Secondo Francesco, la radice della crisi lavorativa risiede nella società “edonista”, che predica il “consumismo” e il “divertimento”. “Senza ritrovare una cultura che stima la fatica e il sudore, non ritroveremo un nuovo rapporto col lavoro e continueremo a sognare il consumo di puro piacere. Il lavoro è il centro di ogni patto sociale: non è un mezzo per poter consumare”, ha sottolineato Francesco, che ha concluso il suo dialogo all’Ilva recitando il “Vieni, Santo Spirito”, “una preghiera antica”, “che è anche una preghiera del lavoro e per il lavoro”.
Dopo l’Ilva, il Vescovo di Roma si è recato alla cattedrale di San Lorenzo, nel cuore di Genova, per l’incontro con i vescovi della Liguria, il clero, i seminaristi e i consacrati. (pdm)
Per leggere il testo completo del dialogo si può cliccare qui.

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Anne Kurian-Montabone

Laurea in Teologia (2008) alla Facoltà di teologia presso l'Ecole cathedrale di Parigi. Ha lavorato 8 anni per il giornale settimanale francese France Catholique" e participato per 6 mese al giornale "Vocation" del servizio vocazionale delle chiesa di Parigi. Co-autore di un libro sulla preghiera al Sacro Cuore. Dall'ottobre 2011 è Collaboratrice della redazione francese di Zenit."

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