Udienza Malattia di Huntington, 18 maggio 2017 / © PHOTO.VA - OSSERVATORE ROMANO

“Mai più nascosta”

Udienza ai malati di Còrea di Huntington e familiari

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“Mai più nascosta!” Lo ha sottolineato papa Francesco nel discorso rivolto ai malati di Còrea di Huntington, ai loro familiari, medici, personale curante e scienziati, ricevuti giovedì 18 maggio 2017 in udienza nell’Aula “Paolo VI” in Vaticano. Nelle prime file erano seduti oltre 150 pazienti, ha comunicato la Sala Stampa vaticana.
Lo scopo dell’evento era specialmente esprimere solidarietà con i malati in Sud America, un continente dove il numero di persone colpite dalla malattia genetica neurodegenerativa è infatti particolarmente elevato. Nell’Aula Nervi era presente un gruppo di 80 persone tra malati, familiari e medici, venuti specialmente dal Sud America a Roma, un viaggio definito dal Pontefice “molto lungo e non facile”.
“Ho ascoltato le vostre storie e le fatiche che ogni giorno dovete affrontare; ho compreso con quanta tenacia e con quanta dedizione le vostre famiglie, i medici, gli operatori sanitari e i volontari sono al vostro fianco in un cammino che presenta tante salite, alcune molto dure”, ha detto Francesco all’inizio del suo discorso.
“Per troppo tempo le paure e le difficoltà che hanno caratterizzato la vita delle persone affette da Huntington hanno creato intorno a loro fraintendimenti, barriere, vere e proprie emarginazioni”, ha proseguito il Papa, che ha evocato “il dramma della vergogna, dell’isolamento, dell’abbandono” vissuto dai malati e dai loro familiari.
“Oggi però siamo qui perché vogliamo dire a noi stessi e a tutto il mondo: ‘Hidden No More’, ‘Oculta Nunca Más’, ‘Mai più nascosta’!”, ha esclamato Francesco, citando il tema dell’incontro. Non si tratta “semplicemente di uno slogan, bensì di un impegno” che ha le sue radici nella persona di Gesù, ha ricordato.
“Per Gesù la malattia non è mai stata ostacolo per incontrare l’uomo, anzi, il contrario”, ha affermato il Papa. Per Gesù “la persona umana è sempre preziosa, sempre dotata di una dignità che niente e nessuno può cancellare, nemmeno la malattia”, ha detto, ricordando che “agli occhi di Dio il nostro valore rimane sempre inestimabile”.
Papa Francesco ha rivolto anche parole di incoraggiamento ai familiari dei pazienti. “Chi vive la malattia di Huntington sa che nessuno può davvero superare la solitudine e la disperazione se non ha accanto a sé delle persone che con abnegazione e costanza si fanno ‘compagne di viaggio’”, ha detto, aggiungendo: “Voi siete tutto questo: padri, madri, mariti, mogli, figli, fratelli e sorelle che quotidianamente, in modo silenzioso ma efficace, accompagnano in questo duro cammino i propri familiari”.
Il Pontefice non ha dimenticato i medici, operatori sanitari e volontari delle associazioni, che ha ringraziato per il servizio “prezioso” reso ai malati e ai loro familiari. “Le sfide diagnostiche, terapeutiche e assistenziali che la malattia propone sono tante”, ha detto Francesco, che ha menzionato anche le altre sfide che spesso accompagnano l’insorgere della malattia, quali la povertà, le separazioni forzate e un generale senso di smarrimento e di sfiducia.
Al termine del suo discorso, papa Francesco si è rivolto anche ai rappresentanti del mondo della scienza e della ricerca, ricordando che dai loro sforzi dipende la speranza di poter trovare la via non solo per la guarigione definitiva ma anche per il miglioramento delle condizioni di vita dei malati. Allo stesso tempo, il Papa li ha invitati a non alimentare la “cultura dello scarto”. “Alcuni filoni di ricerca, infatti, utilizzano embrioni umani causando inevitabilmente la loro distruzione”, ha detto.
Per leggere il testo completo del discorso si può cliccare qui.

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Paul De Maeyer

Schoten, Belgio (1958). Laurea in Storia antica / Baccalaureato in Filosofia / Baccalaureato in Storia e Letteratura di Bisanzio e delle Chiese Orientali.

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