Dio guida il suo popolo “con momenti buoni e momenti brutti” sul cammino “verso la pienezza”. Lo ha affermato papa Francesco nell’omelia della messa mattutina di giovedì 11 maggio nella Casa Santa Marta in Vaticano.
Partendo dal brano degli Atti degli Apostoli (13,13-25), il Papa ha spiegato che il popolo ha sperimentato sia schiavitù che libertà. Poi è venuto Gesù, che quando se n’è andato “non ci ha lasciati soli”, ma “ci ha lasciato lo Spirito”. E’ lui — ha affermato Francesco — che “ci fa capire il messaggio di Gesù”.
Questo — ha spiegato il Papa — è il secondo cammino, “quello del popolo di Dio dopo Gesù”, che è un cammino “con tanti santi e tanti peccatori; fra grazia e peccato”. Infatti, “tra la grazia e il peccato, la Chiesa va avanti”, ha ribadito il Papa.
Questo secondo cammino serve per capire la persona di Gesù, per approfondire la fede e capire i comandamenti, ha sottolineato Francesco, che ha usato l’esempio della schiavitù per spiegare come è cambiata la percezione del peccato. In passato la schiavitù era ritenuta “normale”, dicendo che “questa gente non aveva anima”, invece oggi è un “peccato mortale”.
Ancora oggi ci sono gli schiavi ma almeno “sappiamo che è peccato mortale”, ha proseguito il Papa. Lo stesso vale per la pena di morte, “inammissibile” oggi. Idem per le guerre di religione: “Sappiamo che questo è non solo peccato mortale, è un sacrilegio, proprio, un’idolatria.”
Ad accompagnarci su questo cammino, sono i santi, sia quelli che “tutti” conosciamo che quelli “nascosti”. “La Chiesa — così ha esclamato Francesco — è piena di santi nascosti!”.
Quindi, il “popolo di Dio è in cammino, sempre”, ha affermato. Anzi, se si ferma, diventa prigioniero, “come un asinello in una stalla”: “non capisce, non va avanti, non approfondisce la fede, l’amore, non purifica l’anima.”
Infine, c’è un terzo cammino, quello personale. “Ognuno di noi è in cammino verso la pienezza del proprio tempo”, ha spiegato Francesco. “Ognuno di noi arriverà al momento del tempo pieno e la vita finirà e dovrà trovare il Signore”, così ha ricordato.
A questo punto ha esortato i fedeli ad interrogarsi: “Io credo che la promessa di Dio era in cammino? Io credo che il popolo di Dio, la Chiesa, è in cammino? Io credo che io sono in cammino?”. E quando mi confesso, “penso che quel passo che io faccio è un passo nel cammino verso la pienezza dei tempi?”.
Occorre quindi — così ha concluso la sua omelia — “capire che sono in cammino, in un popolo in cammino e che un giorno — forse oggi, domani o fra trent’anni — mi troverò faccia a faccia con quel Signore che mai ci lascia soli, ma ci accompagna nel cammino”, che “è la grande opera di misericordia di Dio”. (pdm)
Santa Marta, 11. Maggio 2017 / © PHOTO.VA - OSSERVATORE ROMANO
“Un popolo in cammino”
Omelia di papa Francesco nella Casa Santa Marta, giovedì 11 maggio