Fatima - Foto Copyright Pixabay CC0 - Titosoft, Public Domain

„Un prete che si dimentica della Madre manca di qualcosa“

Udienza alla Comunità del Pontificio Collegio Portoghese di Roma — Testo completo

Print Friendly, PDF & Email
Share this Entry

“Un prete che si dimentica della Madre, e soprattutto nei momenti di difficoltà, manca di qualcosa.” Questo il monito che papa Francesco ha rivolto lunedì 8 maggio alla Comunità del Pontificio Collegio Portoghese di Roma, ricevuta in udienza nella Sala del Concistoro in Vaticano.
“È come se fosse orfano, mentre in realtà non lo è! Si è dimenticato di sua madre. Ma nei momenti difficili il bambino va dalla mamma, sempre. E la Parola di Dio ci insegna ad essere come bambini svezzati in braccio alla madre”, ha proseguito il Pontefice, citando il Salmo 131 (versetto 2).
Sullo sfondo del suo imminente viaggio in Portogallo, dove venerdì 12 e sabato 13 maggio parteciperà alle celebrazioni per il 100° anniversario della prima apparizione della Vergine alla Cova da Iria a Fatima, il Papa ha incentrato il suo discorso sul ruolo di Maria nella vita della Chiesa e quella sacerdotale.
“Guardate Lei e lasciatevi guardare da Lei, perché è vostra Madre e vi ama tanto; lasciatevi guardare da Lei, per imparare a essere più umili e anche più coraggiosi nel seguire la Parola di Dio; per accogliere l’abbraccio del suo Figlio Gesù”, ha detto il Santo Padre, ricordando che nella Cappella della Comunità è collocata una statua della Madonna di Fatima, che “accompagna le suppliche di chi si avvicina all’altare”.
“Guardiamo, fratelli e sorelle, la nostra Madre, che è nel cuore di Dio”, ha ribadito, aggiungendo che “il mistero di questa giovane di Nazareth non ci è estraneo. Non è ‘Lei là e noi qui’. No, siamo collegati.”
“Il rapporto con la Madonna ci aiuta ad avere un buon rapporto con la Chiesa: tutte e due sono Madri”, ha spiegato, per poi citare sant’Isacco, abate  dell’abbazia cistercense dell’Étoile: “Quello che si può dire di Maria si può dire della Chiesa, e anche della nostra anima. Tutte e tre sono femminili, tutte e tre sono Madri, tutte e tre danno vita.”
Nel suo discorso, il Papa non ha dimenticato i tre pastorelli di Fatima. “L’incontro con la Madonna è stata per loro un’esperienza di grazia che li ha fatti innamorare di Gesù”, ha detto. “Come tenera e brava Maestra, Maria introduce i piccoli veggenti nell’intima conoscenza dell’Amore trinitario e li porta ad assaporare Dio come la realtà più bella dell’esistenza umana.”
Anche alla conclusione della sua allocuzione, il pensiero di papa Francesco è andato ai pastorelli. “Prego la Madonna di Fatima — ha dichiarato — perché vi insegni a credere, adorare, sperare e amare come i Beati Francesco e Giacinta e la Serva di Dio Lucia.”
Riportiamo di seguito il testo completo del discorso di papa Francesco.
***
Carissimi fratelli e sorelle,
grazie di essere venuti a trovarmi; siate i benvenuti! Saluto tutti voi, in particolare il rettore Padre Caldas ringraziandolo per le amabili parole che mi ha rivolto a nome dell’intera comunità. Un pensiero grato rivolgo anche ai suoi collaboratori, alle Suore e al personale del Collegio. Vi ringrazio soprattutto delle vostre preghiere; da parte mia, auguro pace e speranza nel Signore a ognuno di voi e alle vostre famiglie e Nazioni di provenienza.
In Portogallo, questo augurio lo porterò – a Dio piacendo – di persona, nel mio ormai imminente pellegrinaggio al Santuario di Fatima, dove cento anni orsono è apparsa la Madonna ai tre Pastorelli. L’incontro con la Madonna è stata per loro un’esperienza di grazia che li ha fatti innamorare di Gesù. Come tenera e brava Maestra, Maria introduce i piccoli veggenti nell’intima conoscenza dell’Amore trinitario e li porta ad assaporare Dio come la realtà più bella dell’esistenza umana. Non posso non augurare lo stesso a tutti voi, cari amici. Al di sopra di ogni altro obiettivo che vi abbia portato a Roma e qui vi trattenga, ci sia sempre questo: conoscere e amare Cristo – come direbbe l’apostolo Paolo – cercando di conformarsi sempre più a Lui fino al dono totale di sé.
Concretamente voi, cari presbiteri, siete chiamati a progredire, senza stancarvi, nella vostra formazione cristiana e sacerdotale, pastorale e culturale. Qualunque sia la vostra specializzazione accademica, la vostra prima preoccupazione resti sempre quella di crescere nel cammino della consacrazione sacerdotale, mediante l’esperienza amorosa di Dio: un Dio vicino e fedele, come Lo sentirono i Beati Francesco e Giacinta e la Serva di Dio Lucia. Oggi, contemplando la loro vita umile eppure gloriosa, ci sentiamo spinti ad affidarci, anche noi, alle premure della stessa Maestra. E non si tratta di una novità. Lo preghiamo sempre nella più antica antifona latina della Madonna: «Sub tuum praesidium confugimus, Sancta Dei Genitrix». Ci invita proprio a cercare rifugio sotto il manto di Lei, una madre che ci prende per mano e ci insegna a crescere nell’amore di Cristo e nella comunione fraterna.
Mi è piaciuto sentire Padre Caldas dire che dal 1929, nella Cappella del Collegio, lo sguardo della Madre di Dio accompagna le suppliche di chi si avvicina all’altare. Guardate Lei e lasciatevi guardare da Lei, perché è vostra Madre e vi ama tanto; lasciatevi guardare da Lei, per imparare a essere più umili e anche più coraggiosi nel seguire la Parola di Dio; per accogliere l’abbraccio del suo Figlio Gesù e, forti di questa amicizia, amare ogni persona secondo l’esempio e la misura del Cuore di Cristo, al quale è consacrato il Collegio, trovando in Lui vita, speranza e pace. Guardiamo, fratelli e sorelle, la nostra Madre, che è nel cuore di Dio. Il mistero di questa giovane di Nazareth non ci è estraneo. Non è “Lei là e noi qui”. No, siamo collegati. In effetti, Dio posa il suo sguardo d’amore (cfr Lc 1,48) anche su ogni uomo e ogni donna, con nome e cognome! Il suo sguardo di amore è su ognuno di noi.
Il rapporto con la Madonna ci aiuta ad avere un buon rapporto con la Chiesa: tutte e due sono Madri. Voi conoscete, al riguardo, il commento di sant’Isacco, l’abate della Stella: quello che si può dire di Maria si può dire della Chiesa e anche della nostra anima. Tutte e tre sono femminili, tutte e tre sono Madri, tutte e tre danno vita. Occorre perciò coltivare il rapporto filiale con la Madonna, perché, se questo manca, c’è qualcosa di orfano nel cuore. Un prete che si dimentica della Madre, e soprattutto nei momenti di difficoltà, manca di qualcosa. È come se fosse orfano, mentre in realtà non lo è! Si è dimenticato di sua madre. Ma nei momenti difficili il bambino va dalla mamma, sempre. E la Parola di Dio ci insegna ad essere come bambini svezzati in braccio alla madre (cfr Sal 131,2).
Nel concludere, auspico che la vostra comunità sacerdotale continui ad essere un vivaio di apostoli, punto di unione delle Chiese dei vostri Paesi con Roma, uniti nella carità e nella testimonianza viva dell’amore di Dio per l’umanità. Con questi auguri per il migliore futuro del Pontificio Collegio Portoghese, imparto di cuore ai Superiori, agli studenti, ai collaboratori e alle vostre famiglie la Benedizione Apostolica. E prego la Madonna di Fatima perché vi insegni a credere, adorare, sperare e amare come i Beati Francesco e Giacinta e la Serva di Dio Lucia. E, per favore, non dimenticatevi di pregare per me. Grazie.

© Copyright – Libreria Editrice Vaticana

Print Friendly, PDF & Email
Share this Entry

Paul De Maeyer

Schoten, Belgio (1958). Laurea in Storia antica / Baccalaureato in Filosofia / Baccalaureato in Storia e Letteratura di Bisanzio e delle Chiese Orientali.

Sostieni ZENIT

Se questo articolo ti è piaciuto puoi aiutare ZENIT a crescere con una donazione