Aung San Suu Kyi (Foto: Ottobre 2013) / Wikimedia Commons - Claude Truong-Ngoc, CC BY-SA 3.0

Aung San Suu Kyi verrà ricevuta in udienza dal Papa

Si tratta della seconda visita della Premio Nobel per la Pace 1991 a Papa Francesco

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La leader birmana e premio Nobel per la Pace 1991, Aung San Suu Kyi, verrà ricevuta giovedì 4 maggio in udienza da papa Francesco. Lo ha annunciato la Sala Stampa della Santa Sede.
Si tratta della seconda volta che l’attuale Consigliere di Stato, Ministra degli Affari Esteri nonché Ministra dell’Ufficio del Presidente della Birmania (o Myanmar), classe 1945, incontrerà il Papa. La prima visita risale al 28 ottobre del 2013, quando il partito della Suu Kyi, la Lega Nazionale per la Democrazia (NLD), era ancora all’opposizione.
Mentre si ignorano i temi che verranno discussi durante l’udienza privata di giovedì, non è da escludere che papa Francesco accenni alla questione della minoranza Rohingya.
Nel corso dell’Udienza generale di mercoledì 8 febbraio 2017, Francesco aveva richiamato l’attenzione sulla sorte della minoranza islamica. “Cacciati via dal Myanmar, vanno da una parte all’altra perché non li vogliono”, aveva detto. “E’ gente buona, gente pacifica. Non sono cristiani, sono buoni, sono fratelli e sorelle nostri! E’ da anni che soffrono. Sono stati torturati, uccisi, semplicemente perché portano avanti le loro tradizioni, la loro fede musulmana”, aveva dichiarato.
Già nell’agosto 2015 il Papa si era pronunciato sul dramma dei “boat-people” Rohingya. “Quando arrivano in un porto o su una spiaggia, danno loro un po’ d’acqua o un po’ da mangiare e li cacciano via sul mare. Questo è un conflitto non risolto, e questa è guerra, questo si chiama violenza, si chiama uccidere”, aveva dichiarato rispondendo ad una domanda durante il suo incontro con il Movimento Eucaristico Giovanile (MEG).
Mentre le autorità birmane definiscono i Rohingya immigrati illegali provenienti dal vicino Bangladesh, la minoranza si considera parte integrante della popolazione autoctona. Nello Stato di Rakhine vivono attualmente circa un milione di Rohingya, ai quali viene negata la cittadinanza birmana.
In una recente intervista con l’emittente britannica BBC, Suu Kyi ha riconosciuto l’esistenza di problemi nello Stato di Rakhine, ma ha respinto l’uso della terminologia “pulizia etnica”, considerandola “troppo forte”. (pdm)

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ZENIT Staff

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