Lettura
Il dialogo con la samaritana è un lungo intermezzo in uno spostamento di Gesù fra Giudea e Galilea, la sua patria, dove è improbabile che un profeta venga riconosciuto. Invece i Galilei lo accolgono, ammirati dai segni compiuti a Gerusalemme (Gv 4,45). Dell’incontro con la samaritana non è quindi rimasta traccia: o i Galilei non lo hanno nemmeno saputo, oppure non lo ritengono importante, o sono troppo orgogliosi per ammetterlo. Perché Gesù allora ha dedicato così tanto ad un incontro senza alcun frutto apparente? Qui c’è la misteriosa dedizione di un Messia disposto a seminare in attesa che altri vengano a mietere.
Meditazione
In Gen 48,22 Giacobbe fa dono a Giuseppe di «un dorso di monte, conquistato dalle mani degli Amorrei, con la spada e con l’arco». Cosa poteva interessare al viceré d’Egitto quella specie di sinecura ecclesiastica lontana? Il messaggio è quello delle radici, senza le quali siamo nulla. In un mondo dove ogni memoria viene immessa nel “tritadocumenti” dell’effimero e tutto passa con la velocità di un tweet, non si può capire lo sguardo alla perennità del fondamento. Quel che resta è un senso di vuoto radicale, senza connessioni, illusoriamente colmato da oggetti. Il luogo del dono di Giacobbe è quindi più che una cornice ambientale al dialogo fra Gesù e la Samaritana, è la premessa biblica necessaria. In gioco è il passaggio da una sete dove tutto evapora presto tra fatiche, preoccupazioni, contrapposizioni, opinioni, ad un desiderio secondo Dio, che «in tutto ha potere di fare molto più di quanto possiamo domandare o pensare, secondo la potenza che già opera in noi» (Ef 3,20). Su quel fondamento, di cui Gesù conosce tutta la profondità, può aver luogo un discorso diverso; nell’apparente improvvisazione e nell’accostamento tra due interlocutori così distanti, in un luogo marginale di una provincia periferica dell’Impero, vengono messe al centro le questioni di sempre. Si parla allora della giusta sete e della vera acqua, del dono di Dio, la vita eterna, il profeta, la vera adorazione, lo spirito e la verità, la salvezza, il Messia, il vero cibo, la volontà di Dio, l’opera di Dio, la fede, il salvatore del mondo. Tutto si trova raccolto attorno ad elementi semplicissimi: l’acqua e la sete che l’accompagna, in un luogo simbolo come il pozzo, che, diventato per grazia fonte che da se stessa offre ristoro, è una delle similitudini più belle della preghiera.
Preghiera
Padre, in Gesù ci hai dato l’acqua viva che zampilla in noi per la vita eterna; donaci lo Spirito Santo per avere sempre sete di tuo Figlio e, come lui, sia nostro cibo fare la tua volontà e compiere la tua opera. Così troveremo pace in noi stessi e saremo in pace con te e con tutti.
Agire
Come Gesù, nei miei incontri mi metterò a livello dell’interlocutore, senza pretendere di dare qualcosa, ma avrò umiltà di chiedere solo quello che l’altro mi può dare.
Meditazione del giorno a cura di don Marco Simbola, tratta dal mensile Messa Meditazione, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti info@edizioniart.it
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Signore, dammi quest’acqua — Meditazione quotidiana
Meditazione della Parola di Dio di Domenica 19 Marzo 2017