Lettura
Siamo prossimi all’ingresso in Gerusalemme, sta per venire “l’ultima ora”. Nella parabola precedente (Mt 20,1-15) Gesù ha mostrato come il calcolo di un salario complessivo delle varie fasi del giorno sia ben oltre le nostre misure. Ora invece, proprio due discepoli, chiamati nella “prima ora” (Mt 4,18-22), reclamano qualcosa di più consistente, posti d’onore, come se l’economia del regno di Dio fosse proporzionale o distributiva. Che il Vangelo metta in luce la cecità morale dei discepoli prima di quella dei farisei – il capitolo 20 precede il 23 – mostra come non esistano persone “migliori”, e come anche il discepolato possa restare fuori dal cuore.
Meditazione
Le intenzioni dei figli di Zebedèo non sono cattive: essi credono che per Gesù, dopo le sofferenze e la morte, verrà la gloria, così chiedono, discepoli della prima ora, di partecipare da vicino al regno, e si dichiarano anche pronti ad affrontare le prove necessarie. I loro occhi non sono stati purificati nella luce del Tabor, né il loro spirito trasfigurato dalla Parola udita nella nube. Essi vedono i posti accanto a Gesù, ma lo sguardo si è spostato dal centro, che è solo Lui; ma soprattutto essi chiedono, nel momento in cui servirebbe soltanto vegliare, accogliere e, come aveva invitato la Voce sul monte, ascoltare. Nel nostro chiedere ci sono due grossi limiti, il primo è che ogni richiesta trasforma il dono desiderato in una cosa: anche l’invocazione a Dio rischia di slittare presto verso uno stallo di dare e avere, bloccando il dinamismo gratuito dello Spirito (Gesù e Nicodemo, cfr. Gv 3). Inoltre, la richiesta è sempre espressione di un vuoto e di un conflitto irrisolto verso questa mancanza, mentre a Dio basta l’offerta della nostra povertà per trasformare il senso di vuoto, umanamente avvertito, nella sua Dimora, da dove irradiare la sua Luce e far sentire la sua Voce (cfr. Is 58,8). C’è uno spazio che il Padre ha riservato a Sé (At 1,6-8 e Mt 24,36), nel quale è possibile entrare solo sapendo bene ciò che si deve evitare: «tra voi non sarà così». Anche diversi comandamenti iniziano con un “non”, ma dove occhi materialisti denunciano pericolose proibizioni, il discepolo illuminato dalla Bellezza del Tabor scorge l’inizio di una guarigione di tutta la persona, perché, come dice Ignazio «intenzioni, azioni e operazioni interiori siano puramente ordinate in servizio e alla lode della divina maestà».
Preghiera
Padre, tu hai preparato un posto per ciascuno di noi, ben lontano dalle nostre ambizioni. È il posto del profeta oppresso, che tuttavia intercede per i persecutori; è dove dimora Gesù venuto per servire e dare in riscatto la vita; è qualsiasi luogo al mondo in cui qualcuno affida a te lo spirito.
Agire
Senza cercare né il primo né l’ultimo posto, occuperò nel modo migliore quello che mi è stato dato, vivendolo come opportunità che Dio mi dona per servire nella libertà.
Meditazione del giorno a cura di don Marco Simbola, tratta dal mensile Messa Meditazione, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti info@edizioniart.it
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È grande colui che serve — Meditazione quotidiana
Meditazione della Parola di Dio di Mercoledì 15 Marzo 2017