Gesù e il Centurione, Paolo Veronese - Wikimedia Commons

Esercizi Spirituali. P. Michelini: "Cogliamo la presenza di Dio nel quotidiano"

La meditazione di stamattina, nel corso degli Esercizi Spirituali al Papa e alla Curia Romana, è stata incentrata sulla morte in Croce di Gesù e sulla differenza tra due centurioni

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“Mio Dio, mio Dio perché mi hai abbandonato?”. La meditazione di padre Giulio Michelini, nel corso degli Esercizi Spirituali al Papa e alla Curia Romana che si tengono nella Casa Divin Maestro di Ariccia, stamattina sono stati centrati – come riporta la Radio Vaticana – sulla morte in croce di Cristo.
Una morte “reale”, non “apparente”, chiarisce il predicatore. La cui durezza è acuita dal grido di Gesù, a cui il Padre non risponde intervenendo. Si tratta di un episodio – rileva padre Michelini – che è “troppo scandaloso”, e che viene “frainteso”. A tal proposito il predicatore racconta un aneddoto: il colloquio avuto con una coppia in cui la moglie aveva scoperto il tradimento del marito attraverso i messaggini sul cellulare di lui. Due persone dietro cui “c’era una ferita grande”, l’adulterio: “era quello in fondo – dice padre Michelini – il problema che impediva di comprendersi” a vicenda. Gesù, riflette, quando può, interviene per “spiegare e rispiegare”. Ma dalla croce “non riesce a spiegare più nulla”.
Padre Michelini definisce questa impossibilità di spiegare da parte del Nazareno una “tortura”, alla quale si unisce quella della lancia del centurione.
 
Il predicatore propone allora una similitudine tra il centurione che infligge il colpo sul fianco di Gesù e quello di Cafarnao, a cui Gesù guarisce il servo: “Ora, secondo alcuni importanti testimoni testuali di Matteo, viene ucciso proprio dal colpo di lancia di un soldato. Gesù porge ai soldati l’altra guancia, come aveva insegnato nel discorso della montagna: al centurione di Cafarnao aveva dato la sua disponibilità. Ora, dalla Croce, può solo porgere il suo fianco dal quale sgorgherà acqua e sangue, per il perdono dei peccati”.
Padre Michelini si sofferma quindi sulla presenza di “molte” donne – come riferisce San Matteo – sotto la croce di Gesù, tra le quali Maria. E spiega: “Forse anche qui, come alcuni hanno notato, l’evangelista Matteo – che potrebbe addirittura avere ispirato Giovanni – vuole dire che Lei c’è, ma in un modo molto obliquo, addirittura con una sottolineatura, una strategia retorica non chiamandola ‘la Madre del Signore’, ma ‘Maria, la madre di Giacomo e di Giuseppe’. Per quale ragione? Qualcuno ha scritto – ed è un’ipotesi interessante – che Maria, la Madre di Gesù, non è più semplicemente lei e Gesù non è più semplicemente il Figlio di Maria. Come poi Maria, nel Vangelo di Giovanni, non sarà più semplicemente la Madre di Gesù, ma la Madre del discepolo amato e quindi Madre della Chiesa. Allo stesso modo Maria, nella Passione di Matteo, c’è e sarebbe però la madre di Giacomo e di Giuseppe, cioè dei suoi fratelli: e quindi anche per noi, per questo Vangelo, la Madre della Chiesa”.
Infine l’appello del predicatore è a impegnarsi, crescendo “nell’umiltà”, per “cogliere la presenza di Dio” anche nell’“ordinarietà del quotidiano” o nello “sguardo dell’altro”.

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ZENIT Staff

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