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“Se non mi sfiorassero i dubbi, la vita sarebbe scontata e la fede sarebbe una cosa da burattini”

Come reagire ai dubbi di fede?

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Buonasera, sono Debora, ho 17 anni e frequento il quarto anno del liceo delle scienze umane. Ho trovato per caso il suo blog e ho deciso di scriverle perché da questa mattina (precisamente da dopo l’ora di filosofia, durante la quale abbiamo parlato di Cartesio e di Dio) mi sono iniziati a venire dubbi riguardo Dio. Fin da bambina ho sempre creduto. Frequento l’oratorio e questo mio dubitare mi fa stare male. Soprattutto perché non trovo risposte. Spero che lei mi riesca ad aiutare. Debora
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Carissima Debora, stai crescendo ed è cosa buona e giusta farti un sacco di domande, lasciandoti alle spalle una fede un po’ da bambina, “ereditata” dagli adulti intorno a te.
La tua vita ha bisogno di una tua scelta libera e di una fede personale, conquistata con domande e risposte intimamente tue. E’ il momento in cui ci si chiede: “Ma sarà vero tutto questa storia di Dio? Sarà tutta una montatura? Sarà auto-convincimento? Suggestione psicologica?”.
Queste domande e questi dubbi sono inevitabili durante la nostra vita (non solo alla tua età). Siamo esseri umani e creature in perenne ricerca.
La fede è qualcosa di vivo ed in continuo movimento. Non è un oggetto statico: o ce l’hai o non ce l’hai. E’ conquista ed è dono. E’ punto interrogativo e punto esclamativo. E’ cercare Dio continuamente per poi scoprire che, se lo facciamo, è perché Lui già si è fatto trovare (“Nessuno viene a me se il Padre non lo attira” Gv 6,44)
La fede è seme che va nutrito. E’ riflessione, studio, cultura ed approfondimento teologico, per non essere “creduloni” ma “credenti« pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi » (1 Pt 3,15). E’ esperienza, per diventare testimoni entusiasti e non predicatori intellettuali o professionisti del sacro.
Chiara Lubich, in un’intervista, ha raccontato: “Quel giorno il confessore mi disse – Lei rimarrà sola! I suoi fratelli e le sue sorelle si sposeranno, avranno bambini e lei, sola! – Allora io gli risposi – Finché ci sarà un Tabernacolo, io sola non sarò”. Capisci Debora, che dietro questa risposta, c’è una fiducia enorme in Gesù?!
Non c’è solo conoscenza, ma il gusto di Dio, come dice il Salmo: “Gustate e vedete come è buono il Signore” (Sal 34,9).
Dal punto di vista strettamente razionale potrai avere ancora dei dubbi, ma quando avrai capito che “La fede è conoscenza del cuore e oltrepassa il potere della dimostrazione” (Kahlil Gibran), farai del tutto per concentrarti soprattutto sull’esperienza e non sulle tue sole capacità intellettive. Allora sperimenterai che parlare costantemente con Dio allena il cuore; dimenticarlo nell’angolo della Messa domenicale, allena il tradizionalismo. E quando il cuore allena a vedere Dio, i nostri occhi lo vedono ovunque.
Anche la lettura di un libro su di Lui, ci cambia. Non diventa più un esercizio solo di mente, ma una delle tante grazie di Dio che ci vengono incontro.
Santa Teresina del Bambin Gesù, in Storia di un’anima, scrive: “Quella lettura (dell’Imitazione di Cristo) fu anch’essa una delle grazie più grandi della mia vita, la feci accanto alla finestra della mia stanza da studio, e l’impressione che ancora ne risento è troppo intima e dolce perché io possa esprimerla. Tutte le grandi verità della religione, i misteri della eternità, immergevano l’anima mia in una felicità che non era di questa terra… Presentivo ciò che Dio riserva a coloro che l’amano (non già con l’occhio dell’uomo, bensì con quello del cuore), e vedendo che le ricompense eterne non hanno proporzione alcuna con i leggeri sacrifici della vita, volevo amare, amare Gesù con passione, dargli mille prove d’amore finché lo potevo ancora” (n. 138).
Hai visto che esperienza faceva Teresina? Si immergeva, presentiva, vedeva. Insomma: sperimentava! E’ la stessa differenza che c’è tra assistere ad una conferenza sull’innamoramento e l’essere innamorati.
Anche tu avrai sperimentato o sperimenterai attimi pieni di presenza di Dio. Sono momenti in cui tutto è chiaro e ti pare quasi di essere con un piede già in paradiso.
Poi però subentra il chiaroscuro e, qualche volta, anche la tenebra. “La fede è un intreccio di luce e di tenebra: possiede abbastanza splendore per ammettere, abbastanza oscurità per rifiutare, abbastanza ragioni per obiettare, abbastanza luce per sopportare il buio che c’è in essa, abbastanza speranza per contrastare la disperazione, abbastanza amore per tollerare la sua solitudine e le sue mortificazioni” (Louis Evely).
Perché tutto questo? Per tante e diverse ragioni. Siamo fragili, siamo mediocri, siamo peccatori. Facciamo conversazioni che possono lasciarci dubbi. Affrontiamo delle prove a cui diamo il potere di schiacciarci.
Dio sa tutto questo, e proprio per questo non si allontana mai da noi, spronandoci a stringerGli ancora di più la mano. Dio non ci abbandona mai.
Santa Teresa d’Avila scriveva: “Mi sembrava che Gesù mi camminasse sempre a fianco… Sentivo chiaramente che mi stava sempre al lato destro, testimone di ciò che facevo e mai potevo dimenticare, se appena mi raccoglievo un pochino o non ero molto distratta, che Lui era accanto a me”.
Allora Debora, avanti tutta! Cammina con la tua intelligenza, allena il tuo cuore ed aguzza la vista verso il Cielo.
Se non mi sfiorassero i dubbi, la vita sarebbe scontata e la fede sarebbe una cosa da burattini. Il continuare a domandarsi, a credere, a sperare è quello che mette in gioco la nostra libertà”. (A. d’Avenia)
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(Fonte: www.intemirifugio.it )

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Maria Cristina Corvo

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