Daily meditation on the Gospel

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Non temere! Solo abbi fede

Meditazione della Parola di Dio di martedì 31 gennaio 2017 – San Giovanni Bosco, sacerdote (memoria)

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Lettura
Due gesti decisivi di Gesù di fronte alla morte si intrecciano nel Vangelo di oggi. Una donna, che soffriva di una continua emorragia, era distrutta nel corpo e frustrata, perché era segnata dalla sterilità e impossibilitata ad avere una discendenza; ciò equivaleva a una morte prematura. Giàiro, uno dei capi della sinagoga, prega Gesù per ottenere la guarigione della figlia ormai agli estremi. Il Maestro dilaziona la visita all’ammalata grave, anche perché già circondato da una folla enorme. Per Gesù, che mirava a suscitare una fede grande nella sua persona, la morte dell’ammalata avrebbe reso ancora più evidente il suo potere sulla vita e sulla morte, come sarà anche nel caso di Lazzaro (Gv 11,1-44).
Meditazione
Con i due miracoli narrati l’evangelista intende mostrare che Gesù è il vero Messia: ha la stessa potenza di Dio e la sua parola dà la vita. Non è un superuomo e non ammanta il suo potere di risanare in un alone di magia, ma pone domande con semplicità umana come chiunque: “Chi mi ha toccato?”. Tenta, anzi, di limitare l’importanza del suo potere di guarigione (“la bambina non è morta, ma dorme”) e, dopo, si preoccupa di un particolare della vita quotidiana: “ordinò di darle da mangiare”, perché mangiare è segno di vita. Gesù intendeva suscitare la fede nella potenza di Dio e nella presenza della salvezza nel suo Figlio, e annunciare che la morte non è un viaggio senza ritorno. I vari prodigi di risuscitamento erano preparazione e profezia della risurrezione sua e nostra. Alla fede della donna malata, Gesù risponde con la salvezza di una vita compromessa e sterile. Alla fede di Giàiro, con la salvezza totale della figlia. Egli si manifesta semplicemente come “il Salvatore”. Il contatto con lui, le sue parole e i suoi gesti trasmettono una forza di guarigione e di risurrezione che rinnova il corpo e lo spirito. I suoi interventi salvifici non si limitano ad una sola dimensione: quella del corpo o quella spirituale. Come egli aveva assunto tutta la persona umana nel suo essere divino (“E il Verbo si fece carne e abitò in mezzo a noi”; Gv 1,14), così la sua presenza di Messia era destinata a risanare l’intera persona umana. “Talità kum!”, cioè “fanciulla, io ti dico: àlzati!”: l’evangelista riporta le stesse parole aramaiche pronunciate da Gesù. Il verbo che egli usa è quello che indica la risurrezione. È la sua forza divina che trasmette la vita alla fanciulla.
Preghiera:
Eterno Padre, la tua gloria è l’uomo vivente; tu hai manifestato la tua compassione nel pianto di Gesù per l’amico Lazzaro, guarda oggi l’afflizione della tua Chiesa che piange e prega per i suoi figli, morti a causa del peccato, e con la forza del tuo Spirito richiamali alla vita nuova (Messale Romano, Colletta alternativa per la V Domenica di Quaresima A).
Agire:
Nella fede della nostra comunità, gli uomini scoprano presente l’amore e la forza di Dio che salva.
***
Meditazione del giorno a cura di mons. Francesco Pio Tamburrino, Arcivescovo emerito di Foggia – Bovino, tratta dal mensile Messa Meditazione, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti info@edizioniart.it

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ZENIT Staff

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