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La giustizia e la speranza sono il vero motore dell’universo

Non c’è legge dell’uomo, se non ispirata alla Parola, che possa liberare la società odierna da ogni tentativo di falsità

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C’è spesso nel mondo una carenza di speranza e di giustizia. Il motivo è la mancanza di una fonte universale incancellabile ed eterna. Solo Dio, il Creatore, può essere l’origine assoluta di questi due valori straordinari che possono far crescere o regredire l’umanità. Una speranza vera è perfettamente legata al trionfo della giustizia veritiera. Primo passo per l’uomo è la cacciata da sé della confusione che deriva dagli adoratori degli idoli e del falso Dio. Solo chi crede nel vero Padre può partecipare alla creazione salvifica della speranza.
Chi sceglie la strada del disordine spirituale, attraverso la venerazione di dèi ingannatori, si schiera dalla parte di chi non è in grado di alimentare la fiducia nella vita. Cristo è venuto in terra per indirizzarci verso un traguardo sicuro, che redime e libera da ogni oppressione interiore e di riflesso anche sociale. È lui il grande mediatore; la punta di diamante in grado di regolare un sistema umano che troppo spesso si perde nei meandri della materialità.
Seguendo oggi i dibattiti in tv sui piccoli e grandi temi che interessano i cittadini, ci si accorge come difetta sempre un punto di riferimento di partenza. Una bussola capace di spingere ognuno alla condivisione più elevata, pur proponendo strategie che possono in primis essere anche diverse. L’origine di ogni cosa, se però confuso, non porta mai a quei risultati che alleggeriscono l’uomo dal peso dei problemi quotidiani. È tempo di mettere ordine nella propria esistenza. Come si fa pulizia negli ambienti in cui si opera, così deve essere per la vita del singolo.
Ma come può mettere ordine dentro di sé chi non conosce la speranza e la giustizia che provengono da Dio? Come si può recuperare l’equilibrio interiore, se non si mettono dei punti fermi che solo nei comandamenti possono trovare le radici naturali per resistere ad ogni tentazione? Non c’è legge dell’uomo, se non ispirata alla Parola, che possa liberare la società odierna dal tentativo di falsità della scienza, dell’economia, della politica, dell’individualismo, dell’egoismo, della concupiscenza, dell’edonismo, della ricchezza, del potere, della violenza, della criminalità e della stoltezza.
Questi elementi lasciati al soggettivismo fine a sé stesso e senza scrupoli diventano idoli pericolosi. Fari falsamente illuminanti che feriscono il cuore ontologico della natura e permettono di montare impalcature di falsa libertà, dove poggiare una serie di nuovi diritti, fuori da ogni principio naturale ed universale. Il credente non può dimenticare, facendo finta di nulla, la missione che da cristiano si è intestato nell’accogliere i sacramenti dentro della Chiesa del Signore. Gesù non è forse venuto per raddrizzare la canna e per riaccendere la fiamma smorta?
Non ci ha lasciato il compito di continuare a separare con taglio netto cosa è di Dio e cosa è dell’uomo? Qual è la verità di Dio e quale la falsità dell’uomo? Quali sono i pensieri di Dio e quali invece quelli dell’uomo? Qual’è la volontà di Dio e quale invece quella dell’uomo? Continuando a non dare risposte chiare a questi aspetti fondamentali, stringendo o allargando le sfumature che oggi vanno di moda, si rischia il caos. L’uomo continuerà a giocarci sopra, smentendo di fatto la verità vera delle cose.
D’altronde, se ci guardiamo bene attorno, non possiamo non capire quanto il male che ci circonda e le guerre che stanno massacrando popoli e antiche civiltà, siano il frutto di una evidente carenza di giustizia. Gesù in Matteo ci lascia in proposito una pagina stupenda, adempiendo le parole profetiche di Isaia. Il Figlio dell’Uomo non si ferma dinnanzi all’ipocrisia dei farisei e guarisce un uomo di sabato. Il bene, come la giustizia, non smettono mai di emanare i loro effetti taumaturgici spirituali, fisici e sociali.
Le parole del profeta devono continuare a trovare cittadinanza attiva, specie in una società confusa e manchevole di vero ordine morale. “Ecco il mio servo, che io ho scelto; il mio amato, nel quale ho posto il mio compiacimento. Porrò il mio spirito sopra di lui e annuncerà alle nazioni la giustizia. Non contesterà né griderà né si udrà nelle piazze la sua voce. Non spezzerà una canna già incrinata, non spegnerà una fiamma smorta, finché non abbia fatto trionfare la giustizia; nel suo nome spereranno le nazioni” (Mt.12,18-21).
La comunità degli uomini dovrà perciò confrontarsi sempre di più su un modello di vita che favorisca la costruzione di vera speranza e vera giustizia. Lo dovrà fare in ogni circostanza, mettendo da parte gli interessi egoistici e puntando decisamente al bene comune. Sarà certo difficile, se come dice mons. Nunzio Galantino, segretario generale della Conferenza Episcopale Italiana, non si riesce a dare al Paese nemmeno delle regole eque per eleggere il Parlamento della Repubblica.
Se la Magistratura, come ha affermato l’alto prelato, si sostituisce alla politica non si tratta certo di una invasione di campo, ma di un fallimento dei rappresentanti del popolo. “Chi ha fatto la legge elettorale non ha evidentemente svolto bene il suo mestiere” Lascia basiti la mancanza di capacità nel sedersi intorno ad un tavolo, per alzarsi solo dinnanzi ad un sano ed equo compromesso. La giustizia non può essere lasciata alla mente o alla volontà del singolo o di un isolato gruppo di potere. L’uomo è comunità, non singolarità.
Ecco perché speranza e giustizia devono riscoprire la fonte eterna iniziale, accogliendo la verità di Cristo nella famiglia; negli studi; nel lavoro, nella finanza; nelle Istituzioni.  Solo così in ogni contesto odierno si permetterà a Lui di raddrizzare la canna incrinata della storia e ravvivare la fiamma di giustizia smorta o addirittura spenta, alla base oggi, come ieri, di ogni male che addolora l’umanità.

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Egidio Chiarella

Egidio Chiarella, pubblicista-giornalista, ha fatto parte dell'Ufficio Legislativo e rapporti con il Parlamento del Ministero dell'Istruzione, a Roma. E’ stato docente di ruolo di Lettere presso vari istituti secondari di I e II grado a Lamezia Terme (Calabria). Dal 1999 al 2010 è stato anche Consigliere della Regione Calabria. Ha conseguito la laurea in Materie Letterarie con una tesi sulla Storia delle Tradizioni popolari presso l’Università degli Studi di Messina (Sicilia). E’ autore del romanzo "La nuova primavera dei giovani" e del saggio “Sui Sentieri del vecchio Gesù”, nato su ZENIT e base ideale per incontri e dibattiti in ambienti laici e religiosi. L'ultimo suo lavoro editoriale si intitola "Luci di verità In rete" Editrice Tau - Analisi di tweet sapienziali del teologo mons. Costantino Di Bruno. Conduce su Tele Padre Pio la rubrica culturale - religiosa "Troppa terra e poco cielo".

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