Le donne sono più coraggiose degli uomini: lo ha affermato papa Francesco durante l’udienza generale di oggi, la cui catechesi è stata incentrata su una celebre figura biblica femminile e sul coraggio che essa ha trasmesso al proprio popolo.
Rievocando i contenuti del libro di Giuditta, il Santo Padre ha descritto lo scenario dell’“imponente campagna militare del re Nabucodonosor, il quale, regnando in Ninive, allarga i confini dell’impero sconfiggendo e asservendo tutti i popoli intorno”: leggendo si ha l’impressione di trovarsi dinnanzi a un “grande, invincibile nemico che sta seminando morte e distruzione e che arriva fino alla Terra Promessa, mettendo in pericolo la vita dei figli di Israele”.
Poi gli abitanti di Ninive, messi in ginocchio dall’assedio della città e dal taglio delle risorse idriche, si rivolgono agli anziani, chiedendo loro di capitolare con il nemico (cfr. Gdt 7,25-26). “La fine sembra ormai ineluttabile – ha proseguito il Pontefice – la capacità di fidarsi di Dio si è esaurita, e, paradossalmente, sembra che, per sfuggire alla morte, non resti che consegnarsi nelle mani di chi uccide”.
Frequenti sono le “situazioni limite” in cui si può perdere la “capacità di avere fiducia nel Signore” e rassegnarsi alla consegna “nelle mani di chi uccide”: è una “tentazione brutta”, ha commentato a braccio Bergoglio.
Si arriva dunque ad un compromesso, suggerito dal “capo del popolo”: “resistere ancora cinque giorni, aspettando l’intervento salvifico di Dio”, la cui ira è in grado di “distruggere i nemici” (cfr Gdt 8,13.14-15.17). Conclusi questi cinque giorni, se Dio non avrà ascoltato le preghiere del popolo, si procederà alla resa. “In realtà, nessuno più, tra il popolo, è ancora capace di sperare – ha sottolineato Francesco -. Erano disperati”.
Sarà l’intervento di Giuditta, “vedova, donna di grande bellezza e saggezza” a riportare la fiducia, richiamando “gli uomini del suo popolo per riportarli alla fiducia in Dio; con lo sguardo di un profeta, ella vede al di là dello stretto orizzonte proposto dai capi e che la paura rende ancora più limitato”. Secondo Giuditta, “Dio agirà di certo”, mentre “la proposta dei cinque giorni di attesa è un modo per tentarlo e per sottrarsi alla sua volontà”. Qualunque sarà la risposta di Dio, sarà sempre per la “salvezza” degli uomini, anche si trattasse di consegnarli alla morte.
Giuditta riporta il “linguaggio della speranza”, invitando a bussare “alla porte del cuore di Dio”, che “è Padre” e “può salvarci”; si fa avanti, pur rischiando di “fare anche una brutta figura davanti agli altri”, perché è “coraggiosa”, ha osservato il Santo Padre, chiosando: “Questa è un’opinione mia: le donne sono più coraggiose degli uomini!”.
La lezione che se ne trae è quella di non mettere mai “condizioni a Dio” e lasciare invece che “la speranza vinca i nostri timori”; fidarsi di Lui significa “entrare nei suoi disegni senza nulla pretendere, anche accettando che la sua salvezza e il suo aiuto giungano a noi in modo diverso dalle nostre aspettative”.
È giusto, ha affermato il Papa, chiedere al Signore “salute, affetti, felicità”, purché non si perda la consapevolezza che “Dio sa trarre vita anche dalla morte, che si può sperimentare la pace anche nella malattia, e che ci può essere serenità anche nella solitudine e beatitudine anche nel pianto”. Non possiamo, quindi, “insegnare a Dio quello che deve fare, ciò di cui noi abbiamo bisogno”, perché “Lui lo sa meglio di noi, e dobbiamo fidarci, perché le sue vie e i suoi pensieri sono diversi dai nostri”.
Il cammino suggerito da Giuditta è all’insegna “della fiducia, dell’attesa nella pace, della preghiera e dell’obbedienza” e comunque “senza facili rassegnazioni”: in tal modo, questa donna riesce a portare il popolo alla vittoria, “ma sempre nell’atteggiamento di fede di chi tutto accetta dalla mano di Dio, sicura della sua bontà”.
In conclusione il Papa ha osservato: “quante volte abbiamo sentito parole sagge, coraggiose, da persone umili, da donne umili che uno pensa che – senza disprezzarle – siano ignoranti…”. Invece, spesso, queste parole provengono dalla “saggezza di Dio” e possiamo sentirle per bocca di tante “nonne”, che sanno “dire la parola giusta, la parola di speranza, perché hanno l’esperienza della vita, hanno sofferto tanto, si sono affidate a Dio e il Signore dà questo dono di darci il consiglio di speranza”.
@ Servizio Fotografico - L'Osservatore Romano
Papa: “Mai insegnare a Dio quello che deve fare! Lui ci salva sempre…”
Durante l’udienza generale, Francesco rievoca la figura biblica di Giuditta, come esempio di saggezza popolare che nasce dall’accettazione della volontà divina