Foto: Fides

Pakistan: inizia il dibattito per emendare legge su blasfemia

Si cercano strade per fermare l’abuso degli articoli del Codice Penale che puniscono con l’ergastolo o la pena di morte il vilipendio all’islam

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È iniziato nel Senato pakistano il dibattito per emendare la controversa “legge sulla blasfemia”, composta dagli articoli del Codice penale che puniscono con l’ergastolo o la pena di morte il vilipendio all’islam. Come riferisce l’agenzia Fides, è stato il senatore musulmano Farhatullah Baber, membro del Pakistan People’s Party e rappresentante della speciale Commissione del Senato pakistano sui diritti umani, a introdurre nell’assise il tema della ricerca di strade per fermare l’abuso di quella legge.
Il nuovo tentativo di discutere la questione in Parlamento giunge un decennio dopo che il parlamentare Minocher Bhandara, un zoroastriano, aveva presentato nel 2007 una proposta di legge con emendamenti alla legge sulla blasfemia. La proposta fu subito bloccata dall’allora ministro degli affari parlamentari, Sher Afgan Niazi, per il timore di urtare i sentimenti dei musulmani, appellandosi al principio per cui “nessuna legge deve contraddire le legge islamica”.
Nel 2010, poi, fu la parlamentare Sherry Rehman del Pakistan People’s Party a presentare un nuovo disegno di legge per modificare la legge sulla blasfemia, ma fu minacciata di morte e costretta a ritirarlo. Dopo gli omicidi eccellenti del governatore del Punjab, Salmaan Taseer, e del ministro federale cattolico, Shahbaz Bhatti, che si erano esposti in difesa della cristiana Asia Bibi, condannata a morte per blasfemia, il dibattito venne del tutto messo a tacere. Ora è il senatore Farhatullah Baber a reintrodurre il tema in Parlamento.
Si registrano però subito dei tentativi per fermare la possibilità di emendare la legge: l’avvocato Nadeem Siddiqi ha presentato ieri un ricorso all’Alta Corte di Lahore criticando il senatore Babar e chiedendo alla Corte di fermare il dibattito, in quanto “il Parlamento non può fare una legge in contrasto con i principi islamici”. La Corte dovrebbe rispondere entro due settimane. “L’uso improprio della blasfemia fa soffrire tanti innocenti, di ogni fede, e spesso si ritorce contro i cristiani e le altre minoranze religiose. Centinaia di cittadini pakistani languono nelle carceri per anni per crimini che non hanno mai commesso. Asia Bibi è forse l’esempio più noto del modo in cui questa legge è utilizzata per colpire le minoranze” afferma una nota dell’Ong “Centre for Legal Aid, Assistance and Settlement” (Claas) inviata a Fides.
“La legge sulla blasfemia viola chiaramente i diritti umani internazionali, come il diritto alla vita, alla libertà di credo, alla libertà di parola e di coscienza: è urgente riallineare la legge pakistana con i trattati internazionali ratificati dal governo pakistano” afferma l’avvocato cristiano Nasir Saeed, responsabile di Claas. “Tutti noi che ci opponiamo alla legge sulla blasfemia in Pakistan – osserva – siamo chiamati a pregare per la protezione di quanti si espongono in Parlamento, perché gli sforzi della Commissione siano fecondi e il governo si impegni a modificare la legge sulla blasfemia, fermandone l’uso improprio. Riformando questa legge, il Pakistan dimostrerà al mondo di essere una nazione responsabile che si preoccupa delle minoranze e crede e promuove a uguaglianza, la pace e la giustizia”.
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ZENIT Staff

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