Mosque in Iraq

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Iraq. Dall'islam "segnali positivi" per lotta a estremismo religioso

Lo conferma il patriarca caldeo Louis Raphael I Sako

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L’attesa sconfitta dei miliziani jihadisti e delle loro campagne di terrore fornisce l’occasione per un effettivo cambio di passo nella politica irachena, che miri a costruire uno Stato democratico fondato sul principio di cittadinanza. Per raggiungere tale obiettivo – spiega l’agenzia Fides – sarà necessario avviare un processo di “riconciliazione nazionale” sul modello di quello realizzato in Sudafrica, quando è venuto meno il sistema dell’Apartheid.
Ma nella comunità musulmana si registrano “segnali positivi” della volontà di emanciparsi dai condizionamenti dell’estemismo. Così il patriarca caldeo Louis Raphael I Sako ha delineato la cruciale fase storica attraversata dall’Iraq, nell’intervento da lui svolto al convegno sulla difesa della libertà religiosa, organizzato sabato 21 gennaio a Baghdad dalla Massarat Foundation.
Tra i più recenti “segnali positivi” provenienti da autorità civili musulmane e istituzioni islamiche, il primate della Chiesa caldea ha elencato una dichiarazione dell’autorità locale di Najaf, in cui si invitavano i musulmani a partecipare alla letizia dei cristiani per la festa del Natale; il monitoraggio intensificato dal Ministero per gli affari e le dotazioni religiose allo scopo di individuare e contrastare i predicatori che incitano all’odio settario; e anche le misure adottate dal ministero per gli affari religiosi della Regione autonoma del Kurdistan iracheno per vietare qualsiasi discorso o espressione offensivi nei confronti delle altre comunità di fede.

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ZENIT Staff

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