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Francia. Pedofilia: un sussidio per prevenire il dramma

I vescovi lanciano un’edizione aggiornata della loro guida contro gli abusi sui minori e avvertono: “La Chiesa non può essere difesa a prescindere”

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Contro la pedofilia, la Chiesa francese sceglie la linea della fermezza, istituendo “nuovi strumenti affinché ogni pedofilo colpevole sia messo in grado di non commettere più azioni recidive nell’ambito di una missione ecclesiale”. Lo ha dichiarato all’Osservatore Romano, monsignor Georges Pontier, arcivescovo di Marsiglia e presidente della Conferenza Episcopale transalpina.
Il quotidiano della Santa Sede ha annunciato la pubblicazione dell’edizione aggiornata della guida Lottare contro la pedofilia, elaborato dalla commissione ad hoc, presieduta da monsignor Luc Crepy, vescovo di Le Puy-en-Velay.
Il sussidio offre degli spunti per prevenire il fenomeno che, anche in Francia, è emerso, con vari casi che hanno coinvolto sacerdoti e chierici.
Nella prima parte del volume, vengono proposti una serie di consigli alle persone che lavorano a contatto con i minori, al fine di sviluppare una “sana relazione educativa”, senza alcuna prevaricazione o dominio dell’adulto sui più piccoli. “Tre divieti fondamentali strutturano in maniera decisiva le relazioni educative: la fusione, la menzogna e la violenza, a cui corrispondono in modo positivo la giusta distanza, la verità e il rispetto”, si legge nell’articolo dell’Osservatore Romano.
Un successivo capitolo affronta, in modo più specifico, la questione della pedofilia in ambito ecclesiastico, con una precisazione, che va contro ogni luogo comune: “I fatti sono irrevocabili, ci sono più casi di pedofilia che coinvolgono uomini sposati che persone celibi”. Pur richiamando il clero ad un “atteggiamento irreprensibile”, i vescovi sottolineano che, nella stragrande maggioranza dei casi, il comportamento dei sacerdoti con i minori è esemplare.
Di seguito, la guida rammenta le sanzioni penali e canoniche a cui va incontro il sacerdote direttamente o indirettamente responsabile di atti pedofili e le misure che il vescovo della sua diocesi dovrà prendere per sospenderlo. Viene poi stigmatizzato il “muro di silenzio” che si determina nella maggior parte di questi casi: abbattere questo muro contro cui urtano le vittime, si legge nella guida, è una “priorità assoluta”, anche quando l’aggressore è investito di una “autorità” o è un “riferimento morale”.
I tre atteggiamenti da adottare dovranno quindi essere: “prevenire, agire e reagire, comunicare”. Fermo restando che non è mai compito dell’educatore “condurre lui stesso un’indagine, che rientra nelle competenze dei servizi sociali o della polizia”.
Punto conclusivo – ma non meno importante – del sussidio è l’eliminazione di quell’atteggiamento diffuso nella Chiesa, secondo il quale, si tende “difendere a prescindere l’istituzione”, quando un eventuale scandalo è l’“occasione di riconoscere delle debolezze, se non addirittura delle colpe, nell’azione della Chiesa”, rinunciando ad un “autocompiacimento rigido”.
[Servizio a cura di Luca Marcolivio]

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ZENIT Staff

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