Gesù Cristo è, per i cristiani, il Figlio di Dio, nonché una delle tre Persone della Trinità divina. Per cristiani e non cristiani, Egli è stato indubbiamente l’uomo più straordinario mai apparso sulla terra. Atei, agnostici, musulmani e buddisti ne sono affascinati. Papi e intellettuali non credenti hanno versato fiumi di inchiostro su di lui.
Affiancare i pensieri espressi su Gesù da parte dei personaggi più disparati di ogni epoca e luogo, è stata l’idea di Marco Pappalardo, 40enne catanese, insegnante di lettere in un liceo, salesiano laico cooperatore e giornalista pubblicista per numerose testate (Avvenire, Credere, Cogito et Volo, La Sicilia).
Autore di vari saggi a sfondo educativo, Pappalardo ha dato un taglio giovanile anche alla sua ultima pubblicazione, intitolata 365 giorni con Cristo. Pensieri e parole di scrittori, filosofi, artisti, scienziati, cantautori (Elledici, 2016). Un piccolo “breviario laico” di facile consultazione, indirizzato ad un pubblico quantomai eterogeneo. Brevi aforismi che, per la loro immediatezza, possono conquistare anche il pubblico dei più giovani, avvezzi più alla comunicazione online che non alla tradizionale “carta”.
Primo autore citato, in data 1 gennaio, è lo scrittore e critico letterario Carlo Bo (1911-2001), che ragiona sulla “rivoluzione” portata nel mondo dal Nazareno. Vi è una poesia di Umberto Saba (1883-1957) sulla Natività, seguita dalla difesa del crocifisso nelle scuole da parte dell’ebrea Natalia Ginzburg (1916-1992). Poi Charles Peguy (1873-1914) e Fedor Dostojewski (1821-1881), sofferti testimoni del ritorno a Cristo agli albori della civiltà secolarizzata.
E ancora: Alexandre Dumas figlio, Mario Luzi, Fabrizio De André, Gabriele D’Annunzio, il Mahatma Gandhi, Herman Hesse, John Steinbeck.
Persino Friedrich Ntiezsche, il filosofo dell’“Anticristo” è menzionato nell’antologia di Pappalardo: “In verità troppo presto – scrive Nietzsche – morì quell’ebreo che i predicatori della morte lenta hanno in onore: e fu da allora per molti fatale che egli così presto morisse. Ancora non conosceva che lacrime e la malinconia dell’ebreo, e l’odio dei buoni e dei giusti, l’ebreo Gesù, quando lo sorprese il desiderio della morte. Fosse rimasto nel deserto e lontano dai buoni e dai giusti! Avrebbe forse imparato a vivere e ad amare la terra, ed anche a ridere!”.
Le scene più cruente della Passione e della Morte sono raccontate dal poeta maudit per eccellenza, Charles Baudelaire, mentre lo scrittore esistenzialista Albert Camus si interroga su quanta distanza tra uomo e Dio, sia stata accorciata con la venuta al mondo di Cristo.
Alda Merini scrive: “Certamente Cristo fu un povero, un romantico, ma soprattutto fu il Figlio di Dio e in questa sua primogenitura ci volle tutti fratelli”.
Il testo prosegue con Dante Alighieri, Immanuel Kant, Giovanni Gentile, Claudio Baglioni, Roberto Benigni, Oscar Wilde e numerosi altri.
Citazioni di due righe, altre di quasi una pagina. Alcune pescate al cuore del rigore teologico o apologetico (Romano Guardini, Gilbert Keith Chesterton), altre profondamente più anarchiche (Elsa Morante, Anthony Burgess, Jean Paul Sartre, Dario Fo).
Con il lavoro da lui curato, Pappalardo non vuole certo fare catechesi ma si propone di aprire un confronto, un piccolo “Cortile dei gentili”, aprendo comunque una breccia nel secolarismo dilagante e, soprattutto, nell’ignoranza in materia religiosa, che è alla base di molte delle storture sociali e culturali contemporanee.
“365 giorni con Cristo”: i grandi di ogni tempo lo raccontano
Un’antologia di aforismi e frasi celebri, curata da Marco Pappalardo, mette a confronto il pensiero di credenti e atei sulla figura di Gesù