“Stiamo cercando la chiave della stanza numero 2. Ci servirebbe per un ospite. Solo per questa notte”. “Che strano – confidavo ad Aldo – quella stanza è già libera… Ben tre mesi fa l’ho resa disponibile io quando me l’hai chiesta. È quindi a disposizione per chiunque la voglia usare. Anzi sono contento di aver fatto questo dono al mio prossimo. Gesù stesso ci invita ad essere ospitali: ‘Ero forestiero e mi ami avete alloggiato'”.
A dire il vero, con questo gesto, sorretto anche dalle parole del Vangelo, mi sentivo ‘quasi’ a buon punto della vita cristiana. Ma cos’era successo? Perché in quella stanza ancora nessuno poteva alloggiare? Come mai non era stato riconosciuto il mio dono? Mi sono concesso un dubbio: la chiave della stanza l’ho consegnata o no al mio superiore? L’ho messa o no a disposizione degli ospiti?
Ero certo, sull’onda della mia offerta, di aver fatto tutta la mia parte. Invece… la chiave era ancora nella mia stanza; avevo messo a disposizione generosamente la stanza, ma sbadatamente, mi ero dimenticato di “donare” la chiave che tenevo in tasca. Non dona la casa o la stanza chi, pur distrattamente, ne trattiene la chiave.
Non dono nulla a Dio di tutto ciò che gli offro se in ogni mio dono lui non trova me stesso: chiave e valore di ogni mia offerta.
Pixabay CC0
Il dono sei tu
Non dono nulla a Dio di tutto ciò che gli offro se in ogni mio dono lui non trova me stesso: chiave e valore di ogni mia offerta