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Saper tacere per onorare la verità, non per nasconderla

Una comunità che aneli al bene comune si deve impegnare a parlare sempre per il bene senza alcuna rivalità, stizza, rabbia, ira, indignazione

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Governare la propria mente, il proprio cuore e la propria anima significa non concedere neppure un piccolo spazio allo spirito impuro e ai suoi tentativi di conquistare la vita degli uomini. È questa una partita importante, centrale, attuale, da giocare e vincere in ogni contesto in cui si svolgono le tante e diverse attività quotidiane. Se si aprono le porte interiori al maligno ogni azione diviene immediatamente contraffatta, nonostante una apparenza che spesso vuole significare le buone maniere e le pratiche meglio appetibili per chiunque ne venga interessato.
Un imbroglio che ha radici nel giardino dell’Eden e che oggi utilizza, tra l’altro, la rete in ogni sua articolazione, con guasti che sono davanti agli occhi di tutti. Si tratta di deformazioni sociali per causa non solo di spionaggio su scala finanziaria e politica, come ci dicono le cronache di questi giorni, ma anche di disagio personale quando si tende ad amplificare menzogne e questioni riservate. Un modo sporco per avvilire il cammino del prossimo e coprire di fango l’onore di gente ignara o meno. Qui lo spirito impuro prende il sopravvento e fa emergere nell’uomo il peggio di sé. Satana d’altronde esiste per distruggere l’operato di Dio, mettendo l’umanità al servizio del male.
Giochi al massacro che si vestono spesso di apparente bontà, fino al punto di manifestare sprazzi di verità pur di colpire il proprio bersaglio. Si tratta di un espediente pericoloso per ogni individuo, tentato persino con Cristo Gesù. Chi non ricorda il passo del vangelo di Marco sullo spirito impuro? Impossessatosi quest’ultimo del corpo di un uomo, presente nella sinagoga dove Gesù di sabato si trovava ad insegnare, “cominciò a gridare, dicendo: «Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!».
La verità detta era di certo inconfutabile, ma esternata dal demonio serviva solo a rendere difficile la permanenza del Salvatore in quel luogo santo e per provocare la disapprovazione dei molti farisei e scribi presenti, in cerca di un pretesto per demolire la missione di Cristo. Non a caso “Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». E lo spirito impuro, straziandolo e gridando forte, uscì da lui”. L’insegnamento che traspare è senza dubbio necessario anche per l’odierna moderna società, perché fortifica in saggezza un aspetto umano che spesso disattende l’eventualità di un comportamento attento e rispettoso dell’altro.
È importante per ognuno capire quando una verità vada esternata o taciuta. Essa deve essere sempre espressa per la salvezza dell’altro e mai con l’infausto tentativo di rovinare chi si ha davanti. Ci sono condizioni sociali, politici, economici e spesso familiari che suggeriscono non di occultare la verità, perché essa non va mai nascosta, ma di manifestarla nel modo, nel luogo o nel momento più opportuni, per il bene personale e quello generale. Dio sa quando deve dare i comandamenti al suo popolo. Lo fa quando esso lascia l’Egitto e non prima. Cosi come per le Beatitudini. Passeranno secoli. La gente ancora aveva il cuore grezzo, non avrebbe compreso.
Arriverà Gesù e con il suo celebre discorso della montagna spingerà i cuori ormai pronti a far propri gli indirizzi spirituali, capaci di aiutare l’uomo a governare la sua vita contro ogni spirito impuro. Anticipare o posticipare una verità può cambiare il corso della storia e la realtà di una persona o di una comunità. Bisogna perciò vivere nella Parola per avere la possibilità di attingere, alla fonte della sapienza divina, quel santo discernimento che porta verso l’equilibrio e l’armonia interiore. Anche nel cenacolo il Figlio dell’uomo comunica ai discepoli di avere tante cose da dire, ma che il loro cuore non era ancora pronto a sostenerne il peso.
Dovrà venire lo Spirito Santo a rivelare ad ogni apostolo la verità tutta intera. “Ma il Consolatore, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, egli v’insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che vi ho detto.” (Gv 14, 26). Gesù non diffonde subito nemmeno la sua vera identità a coloro che sono con Lui. Solo sulla strada di Gerusalemme chi ha creduto in lui apprenderà di trovarsi dinnanzi al Messia atteso e che i profeti avevano da tempo annunciato. Tutti i credenti camminiamo verso la verità, ma non la conosciamo nell’immediato fino alla sua estrema profondità. Ogni giorno vissuto sulla strada del vangelo apre però una breccia verso la reale oggettività di ogni cosa.
Gesù stesso cresceva in sapienza e grazia fino ad arrivare alla fine della sua missione e dover sopportare, per il bene del mondo, il peso atroce della crocifissione. La verità si conquista giorno per giorno e va detta per amore e non per invidia o gelosia o peggio ancora per mettere in difficoltà qualcuno. Si pensi al pettegolezzo a cui ormai anche internet si è ampiamente convertito, attraverso svariate forme di piattaforme comunicative. Il peccato di un uomo messo in piazza non lo aiuta a redimersi, ma a peggiorare la sua posizione spirituale e sociale.
Tante sono le forme da utilizzare se si vuole onorare la verità. Non serve in molti casi l’ostinazione di renderla pubblica a tutti i costi e nella forma più eclatante possibile. È saggio piuttosto saper individuare un atteggiamento che renda ogni volta giustizia e non folate di ilarità populista. Non si corregge un errore senza aspettare la maturazione di un intervento pronto a parlare al cuore, scongiurando reazioni di chiusura, pur in presenza di una verità inoppugnabile. Per essere saggi è pertanto necessaria la prudenza, prima di precipitare in discorsi privi di ogni fondamento di simmetria spirituale e di credibile condivisione.
Il libro del Siracide al capitolo ventotto mette in guardia dal parlare facile e fine a sé stesso: “… controlla anche le tue parole pesandole e chiudi con porte e catenaccio la bocca”. Una comunità che voglia essere di vero progresso e che punti al miglioramento collettivo, come è nell’essenza dell’uomo devoto, si attrezzi a parlare sempre per il bene senza alcuna rivalità, stizza, rabbia, ira, indignazione. Quando il cuore non è in pace anche la verità detta, come il demonio con Cristo, si presta a rigenerare lo spirito impuro. La verità taciuta invece, in armonia con la Parola del Signore, non nasconde alcunché e produce di continuo solo buoni frutti.

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Egidio Chiarella

Egidio Chiarella, pubblicista-giornalista, ha fatto parte dell'Ufficio Legislativo e rapporti con il Parlamento del Ministero dell'Istruzione, a Roma. E’ stato docente di ruolo di Lettere presso vari istituti secondari di I e II grado a Lamezia Terme (Calabria). Dal 1999 al 2010 è stato anche Consigliere della Regione Calabria. Ha conseguito la laurea in Materie Letterarie con una tesi sulla Storia delle Tradizioni popolari presso l’Università degli Studi di Messina (Sicilia). E’ autore del romanzo "La nuova primavera dei giovani" e del saggio “Sui Sentieri del vecchio Gesù”, nato su ZENIT e base ideale per incontri e dibattiti in ambienti laici e religiosi. L'ultimo suo lavoro editoriale si intitola "Luci di verità In rete" Editrice Tau - Analisi di tweet sapienziali del teologo mons. Costantino Di Bruno. Conduce su Tele Padre Pio la rubrica culturale - religiosa "Troppa terra e poco cielo".

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