Pope in Bangui

@ Servizio Fotografico - L'Osservatore Romano

“A Bangui è scoppiata la pace”

Padre Antonino Serventini, missionario cappuccino in Centrafrica, racconta gli effetti della visita di Papa Francesco del novembre 2015

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“Il Papa ci ha fatto un dono grandissimo: dopo di lui, è ‘scoppiata la pace!'”. Esordisce così padre Antonino Serventini, missionario cappuccino a Bangui. Nella capitale della Repubblica Centrafricana la comunità religiosa dei Frati cappuccini ormai da diversi anni accoglie centinaia di rifugiati. Padre Serventini il 2 febbraio del 1996 ha fondato un gruppo di preghiera di Padre Pio chiamandolo profeticamente: “A l’Ecole de la vie”. Chiaro il messaggio: per ricostruire si deve ripartire dalla preghiera. Perfetta sintonia con Papa Francesco che, com’è noto, ha definito Bangui “capitale spirituale del mondo”, terra “da dove s’innalza l’invocazione alla pace”.
Proprio dell’effetto di quella storica visita del 29 novembre 2015 ci parla il religioso cappuccino, devoto di Padre Pio: “La visita ha portato speranza tra i giovani e il popolo”. Una speranza concretizzata nelle pieghe dei vissuti quotidiani: “Le scuole sono ripartite e hanno rafforzato tra di loro il ritmo di formazione e hanno finito bene l’Anno, sia quelle private (numerosissime), sia quelle statali. Ma soprattutto siamo stati in grado di eleggere pacificamente il nuovo Presidente della Repubblica (a Suffragio universale) e a insediarlo, con il suo nuovo governo. Si chiama Faustin Archange Touadera, ed è di religione cristiana, protestante Battista. Ora, anche se a fatica, egli porta Avanti il suo programma”.
Permangono tuttavia dei punti di criticità, nodi ancora da sciogliere, come quello degli sfollati e dei rifugiati. “L’altra realtà – che non è affatto lieta, confida il padre – è  la presenza e la permanenza di numerosissimi sfollati nei campi di raccolta.  Sono ancora decine di migliaia: il più affollato è ancora quello dell’aeroporto internazionale M’Poko. Le autorità stanno operando una re-inserzione guidata, per non dire forzata, perché le Compagnie aeree fanno pressione per motivi di sicurezza sia degli aerei che dei profughi. L’operazione è tuttora in corso. Altri Centri di raccolta restano le parrocchie: St Sauveur, St Joseph Moukassa, St Antoine de Padoue, e poi i Carmelitani, gli Apostoli di Gesù Crocefisso (provenienti da San Giovanni Rotondo) e noi Cappuccini”.
Una Chiesa diocesana, quella di Bangui, impegnata sul fronte della carità e dell’accoglienza, percorsi dai quali è stato esonerato il Seminario Inter diocesano, in modo da non intaccare i suoi scopi formativi specifici. Coinvolte invece le Parrocchie. L’obiettivo è quello del ritorno alla normalità dopo i saccheggi e gli orrori della guerra e quindi si punta al  reinserimento delle persone nei quartieri originari di appartenenza: “La strategia di reinserimento nei quartieri – continua padre Antonio – è sostenuta e sospinta dal Governo, dagli Organismi Internazionali, dalla Caritas dell’Arcidiocesi di Bangui, e supportata dal Vaticano. Ad ognuno è offerto un “Kit” finanziario o materiale, che prevede lamiere, cemento, legname per la ricostruzione della casa distrutta o danneggiata; oppure prevede l’alloggio in piccoli monolocali in campi di raccolta alternativi. Noi Cappuccini alloggiamo ancora i nostri sfollati da tre anni; siamo in trattative e stiamo aspettando”.
Una fase che deve dunque attraversare la fatica di ripristinare percorsi d’umanità capaci di generare incontri, dialoghi e cooperazioni e che intanto, a dire del nostro interlocutore, ha trovato una sua nuova guida morale:  “Il Papa ci ha regalato un cardinale: Dieudonné Nzapalainga!”, creato nell’ultimo Concistoro. “È inutile dirvi la nostra gioia e soddisfazione – continua padre Serventini – perché quest’uomo, religioso spiritano, di origine centrafricana, non ha esitato in tutti questi anni a mettere a rischio la propria vita pur di contribuire alla pace. Ed è un uomo di fede, che sa e sperimenta che niente è impossibile per Dio”.
Un servizio, quello del neo cardinale che genera percorsi di dialogo ecumenico. Racconta ancora il missionario: “L’11 dicembre scorso allo stadio, ventimila fedeli cristiani e musulmani abbiamo reso grazie a Dio”. Non finiscono qui le novità, continuano a sbocciare nuovi germogli, opera della grazia e di chi se ne fa strumento: “Un dono ancora più bello è stato il fatto che finalmente, dopo tre anni di assenza, il popolo cristiano – e non solo! – ha potuto riprendere il suo grandioso pellegrinaggio al Santuario mariano di Ngukomba, per la festa dell’Immacolata Concezione. Almeno 200mila persone erano affluite in questo ‘Sito’, nel suo decennale di fondazione: è un avvenimento di portata internazionale perché Vescovi, Arcivescovi ed Alte personalità religiose e civili – il presidente della Repubblica in prima linea – vi accorrono e rendono omaggio a Maria”.
 

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Giovanni Chifari

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