Nella giornata di ieri l’esercito regolare iracheno ha ripreso il controllo di al Sukkar, quartiere orientale di Mosul un tempo abitato in maggioranza da famiglie cristiane. Lo riferiscono fonti locali alla testata online ankawa.com, spiegando che il quartiere comprende almeno 700 case appartenenti a proprietari cristiani, alcune delle quali erano state occupate da miliziani stranieri dello Stato Islamico (Daesh) confluiti a Mosul dopo che la città era divenuta la principale roccaforte in terra irachena dell’auto-proclamato Califfato.
Molte delle case del quartiere erano state segnate con la lettera araba “Nun”, iniziale della parola Nasara, che significa cristiano, per indicare che quelle case potevano essere espropriate ed erano a disposizione dei sostenitori del Daesh. Le abitazioni erano state abbandonate dai cristiani da quando, il 9 giugno 2014, Mosul era caduta nelle mani dei jihadisti del sedicente Stato Islamico. Secondo le notizie riportate dalle fonti locali, buona parte degli edifici e anche l’ospedale pediatrico situato nel quartiere risultano distrutti o danneggiati.
“Le notizie che giungono da Mosul richiamano certo la nostra attenzione” dichiara all’agenzia Fides padre Thabit Mekko, sacerdote caldeo della città nord-irachena, attualmente sfollato a Erbil insieme ai suoi fedeli “ma la situazione è ancora pericolosa, ci sono cecchini nelle strade ed è ancora prematuro pensare a un rientro dei cristiani fuggiti dalle loro case. Una tale ipotesi sarà presa in considerazione solo quando la sicurezza sarà assicurata. Tante famiglie non hanno ancora deciso cosa faranno. E comunque non tutti quelli che hanno lasciato Mosul davanti all’avanzata del Daesh vi faranno ritorno”.
Molte delle case del quartiere erano state segnate con la lettera araba “Nun”, iniziale della parola Nasara, che significa cristiano, per indicare che quelle case potevano essere espropriate ed erano a disposizione dei sostenitori del Daesh. Le abitazioni erano state abbandonate dai cristiani da quando, il 9 giugno 2014, Mosul era caduta nelle mani dei jihadisti del sedicente Stato Islamico. Secondo le notizie riportate dalle fonti locali, buona parte degli edifici e anche l’ospedale pediatrico situato nel quartiere risultano distrutti o danneggiati.
“Le notizie che giungono da Mosul richiamano certo la nostra attenzione” dichiara all’agenzia Fides padre Thabit Mekko, sacerdote caldeo della città nord-irachena, attualmente sfollato a Erbil insieme ai suoi fedeli “ma la situazione è ancora pericolosa, ci sono cecchini nelle strade ed è ancora prematuro pensare a un rientro dei cristiani fuggiti dalle loro case. Una tale ipotesi sarà presa in considerazione solo quando la sicurezza sarà assicurata. Tante famiglie non hanno ancora deciso cosa faranno. E comunque non tutti quelli che hanno lasciato Mosul davanti all’avanzata del Daesh vi faranno ritorno”.