Foto: M. Oliva Soto - Narodowy Instytut Audiowizualny (Commons Wikimedia CC BY-SA 2.0)

Addio a Zygmunt Bauman, teorico della "società liquida"

Il sociologo e filosofo polacco di origini ebraiche è scomparso oggi a Leeds a 91 anni

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È morto oggi a Leeds, a 91 anni, Zygmunt Bauman, sociologo polacco di origini ebraiche. Acuto studioso della società postmoderna, le sue teorie sulla “società liquida” circa il modo di vivere dell’uomo moderno e la sua percezione della realtà  lo avevano reso celebre tra gli intellettuali del panorama internazionale.
Nato a Poznan, in Polonia, il 19 novembre 1925 da una famiglia di origini ebree, Bauman, a seguito all’invasione del suo Paese da parte delle truppe naziste all’inizio della Seconda Guerra mondiale, fu costretto da adolescente a fuggire con i genitori in Unione Sovietica e arruolarsi a in un corpo di volontari per combattere contro i nazisti. Finita la guerra, tornò nel suo Paese e iniziò a studiare sociologia all’Università di Varsavia. La laurea avviene in pochi anni.
Nel 1968, fu costretto nuovamente ad emigrare in seguito a un’epurazione antisemita messa in atto dal governo polacco; si rifugiò prima in Israele, dove insegnò all’Università di Tel Aviv, poi in Gran Bretagna dove, dal 1971 al 1990, fu professore di sociologia all’Università di Leeds, di cui era emerito finora insieme a quella di Varsavia.
Autore di moltissimi libri, famosi anche in Italia, Bauman ha sempre concentrato le sue riflessioni su temi rilevanti per la società e la cultura contemporanea: dall’analisi della modernità e postmodernità, al ruolo degli intellettuali, fino ai più recenti studi sulle trasformazioni della sfera politica e sociale indotti dalla globalizzazione.
In una intervista concessa ad ottobre a Stefania Falasca per Avvenire, l’ultima della sua vita, Bauman commentava pure l’esplosione di nazionalismi, identitarismi religiosi che segnano il momento attuale: “Il nostro mondo contemporaneo – diceva – non vive una guerra organica ma frammentata. Guerre d’interessi, per denaro, per le risorse, per governare sulle nazioni. Non la chiamo guerra di religione, sono altri che vogliono sia una guerra di religione. Non appartengo a chi vuole far credere che sia una guerra tra religioni. Non la chiamo neppure così. Bisogna stare attenti a non seguire la mentalità corrente. In particolare la mentalità introdotta dal politologo di turno, dai media, da coloro che vogliono raccogliere il consenso, dicendo ciò che loro volevano ascoltare”.
“In un mondo permeato dalla paura, questa penetra la società”, affermava il sociologo al quotidiano della CEI. “La paura ha le sue radici nelle ansietà delle persone e anche se abbiamo delle situazioni di grande benessere, viviamo in una grande paura. La paura di perdere posizioni. Le persone hanno paura di avere paura, anche senza darsi una spiegazione del motivo. E questa paura così mobile, inespressa, che non spiega la sua sorgente, è un ottimo capitale per tutti coloro che la vogliono utilizzare per motivi politici o commerciali. Parlare così di guerre e di guerre di religioni è solo una delle offerte del mercato”.
Tra i suoi libri pubblicati da Laterza si ricordano: «Vita liquida», «Consumo dunque sono» e «L’arte della vita», «Il demone della paura», «Modernità liquida», «Amore liquido», «Capitalismo parassitario», «L’etica in un mondo di consumatori», «Dentro la globalizzazione. Le conseguenze sulle persone», «Danni collaterali. Diseguaglianze sociali nell’età globale», «Paura liquida», «La società sotto assedio», «Sesto potere», «Stranieri alle porte».
 

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ZENIT Staff

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