Disegno di Carmelo Raco

Sant’Andrea Apostolo: il desiderio di vedere Dio

Celebrare la memoria dell’Apostolo è un richiamo a chiedere la grazia di vedere Dio nelle vicende di tutti i giorni e riconoscere nell’altro un riflesso della sapienza di Dio

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La memoria liturgica di un Apostolo di Gesù Cristo costituisce un tempo favorevole per ritornare alla fonte del cristianesimo e alle origini della prima comunità, riscoprendo la freschezza, la genuinità e l’essenziale della nostra vita di fede. L’evangelista Giovanni riporta tre episodi nei quali appare la figura dell’apostolo Sant’Andrea. Da questi tre avvenimenti è possibile tracciare la missione di un cristiano, la modalità con cui relazionarsi con Cristo e l’amore con cui accogliere ogni persona nella vita della Chiesa.
Il primo episodio riguarda la chiamata di Andrea alla sequela di Gesù. Il Vangelo di Giovanni presenta Andrea come un discepolo di Giovanni Battista, il quale invitò due discepoli a seguirLo (Gv 1,35-42). L’identità di un discepolo rimane ignota, non viene riportata dall’evangelista, ma sappiamo con certezza che uno dei due discepoli era Andrea. Il dialogo con Gesù lascia tracce memorabili attraverso le quali ogni cristiano può raggiungere una relazione di fede con il Signore Gesù Cristo. Le parole di Gesù “Che cercate?” trovano una risposta dell’apostolo, il quale denota un desiderio di avere familiarità con Lui: “Rabbì (che significa maestro), dove abiti?”. Possiamo riformulare questa domanda in tanti modi. Dove posso venire a trovarti la prossima volta? Dove posso venirti a chiamare, quando ho il desiderio di incontrarti? Dove posso imparare ad avere familiarità con Te?
“Venite e Vedete” sono le parole di Gesù che rispondono a quel desiderio di comunione con Lui. Il tempo di Avvento è proprio il tempo dell’andare e del vedere Gesù. Ogni cristiano è invitato ad iniziare un cammino che lo condurrà a Betlemme, accompagnato dapprima dai pastori e successivamente dai misteriosi magi provenienti dall’Oriente. La vita cristiana, oltre ad essere un cammino verso Gesù, è anche una esortazione a vederLo.
Andrea ha visto Gesù ed ha riconosciuto in Lui il Messia. Ha avuto questa intuizione, seminata dentro di lui dall’azione dello Spirito Santo, ed ha avuto la gioia di condividere questa scoperta con suo fratello Simone.
Andrea ha avuto la grazia immensa di ascoltare e vedere Gesù Cristo Ognuno di noi è chiamato ad avere l’umiltà di riconoscere nell’altro un riflesso della bontà e della bellezza di Dio. Andrea sembra invitarci a considerare l’enorme dignità di ogni persona umana, la quale è peccatrice, ma è anche ricolma di un’immensità di doni da parte di Dio. Oggi viviamo un tempo nel quale le persone vengono disprezzate, emarginate e disonorate. Riscoprire il valore della dignità di ogni essere umano è portare alla luce il tesoro nascosto che brilla nel cuore di ogni persona. Una volta scoperta la preziosità di un uomo e di una donna, il passo successivo è quello di reintegrarlo nella società, portandolo a Cristo, invitandolo a partecipare della comunità cristiana ed assegnandogli un ruolo nella società civile.
Il secondo episodio che riguarda la vita dell’apostolo Andrea è quello della moltiplicazione dei pani. Andrea ha ascoltato l’invito di Gesù di dare loro stessi da mangiare alla folla stanca ed affamata. Andrea aveva ascoltato la risposta di Filippo, il quale aveva constatato la poca disponibilità economica per garantire un pasto per tutti. Le parole di Filippo non scoraggiarono Andrea, il quale, invece di demoralizzarsi, alzò lo sguardo per vedere quello che ognuno possedeva e dicendo a Gesù con semplicità e fede: “C’è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci; ma che cos’è questo per tanta gente?” (Gv 6,9).
Andrea, dopo aver visto e riconosciuto in Gesù di Nazareth il Messia, ora vede un ragazzo, il quale, umanamente parlando, possiede poche risorse, ma ritiene che egli possa offrire il suo contributo per sfamare la folla. Andrea ci invita a scoprire l’enorme potenzialità dei giovani quando sono affidati nelle mani del Signore. Constatiamo con amarezza e dispiacere che le nuove generazioni abbandonano la vita della comunità ecclesiale, perché distratti da tante voci assordanti che li spingono all’individualismo e all’autosufficienza. Affidare il talento dei giovani a Cristo e alla Chiesa conduce a valorizzare le loro potenziali risorse a servizio del bene comune.
Il nostro Continente ha chiuso gli occhi ai bisogni e alle richieste dei giovani, i quali sono portatori di vitalità, di novità e di entusiasmo, ma sono intrappolati in disonesti meccanismi che favoriscono sempre le stesse categorie di persone, svantaggiando una enorme fascia della popolazione meno abbiente. A distanza di duemila anni, Andrea vuole consigliarci la ricetta per far ripartire la speranza di un mondo che ha perso fiducia nel futuro: condividere quel poco che si possiede per soddisfare i bisogni della propria comunità. Questa semplice indicazione segnerebbe l’inizio di un integrale progresso umano, perché coinvolgerebbe la sfera economica, finanziaria e politica ma prima di tutto aprirebbe le coscienze a vedere che il mondo è pieno di uomini e donne che hanno bisogno del nostro impegno e della nostra solidarietà.
Ed infine il terzo episodio della vita di Andrea, quando Gesù era salito al tempio di Gerusalemme per la festa della Pasqua. Alcuni giudei si rivolsero ad Andrea con la richiesta di vedere Gesù. Andrea e Filippo andarono a riferire la richiesta a Gesù, il quale pronunziò il discorso sulla necessità del suo sacrificio, affinché ogni uomo possa credere in Lui ed avere la vita eterna (Gv 12,20-27).
Ritorna per la terza volta il verbo vedere. Questa volta non è Andrea ma sono i greci, ossia i pagani, a voler vedere Gesù. Anche queste semplici parole sono un richiamo alla missione del cristiano, il quale è chiamato non solo a riconoscere la presenza viva di Dio nella storia, ma anche a far comprendere ad altri la realtà della presenza viva di Dio nella vita quotidiana.
I greci non avevano bisogno di sentire parole, erano esperti del parlare e del pensare. Essi chiedevano principalmente di vedere. Anche il mondo di oggi, seppure in maniera poco convinta e poco consapevole, domanda di vedere Dio nella propria vita. Gli uomini dei nostri tempi sono profondamente delusi da tante false promesse e da proclami roboanti che risultano puntualmente disattesi. Tutte le persone di questo mondo hanno bisogno di vedere la presenza di Dio per dare un senso alla loro vita, per costruire un futuro migliore e dare speranza alle tante attese del domani. Il mondo vuole vedere una Chiesa che testimoni la solidarietà verso i più poveri, accolga tutti gli scartati della società, favorisca il dialogo con i non credenti e con quelli di altre religioni, richiami l’attenzione sulla importanza della salvaguardia del creato.
Celebrare la memoria dell’Apostolo Andrea è un richiamo a chiedere la grazia di vedere Dio nelle vicende di tutti i giorni e permettere all’altro di spalancare lo sguardo del cuore, per rendere capace ogni essere umano di entrare nella profondità di Dio e di riconoscere in ogni uomo e in ogni donna un riflesso della Sua sapienza e del Suo amore.

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Osvaldo Rinaldi

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