“Io insegno lezioni di perdono; i miei piccoli mi danno l’esempio”.
Mi racconta una mamma che il suo piccolo Cosimino, di solito tanto pacifico e arrendevole, durante la pausa scolastica, fu trascinato in una rissa tra compagni di gioco.
Nel trambusto, Cosimino, mingherlino com’è, ebbe la peggio e ne uscì pestato, tanto che sanguinante fu accompagnato a casa da uno dei bidelli della scuola. A pestarlo era stato proprio Silvio, il vicino di casa, il compagno di giochi.
L’indomani, giorno di vacanza, Cosimino, partendo da casa, avverte la mamma che sarebbe andato a giocare a pallone con Silvio.
Ma come? – sorpresa gli ricorda la mamma – Ieri ti ha pestato e tu vai a giocare proprio con lui?
“Mamma – riprende Cosimino – questo è stato ieri; ma ieri non c’è più”.
Un professore delle medie mi racconta che un alunno gliene aveva combinate di tutti i colori, tanto che egli, perdendo la pazienza, lo stava rincorrendo; ma il monello era sfuggito alle sue minacce e se ne era scappato a casa.
Dentro di sé il professore si consolava pensando che avrebbe avuto la rivincita il giorno dopo. E già architettava un modo esemplare di castigarlo davanti a tutti.
Il mattino seguente, il piccolo torna a scuola, entra in classe e, appena vede il professore, gli va incontro per salutarlo come tutti i giorni, come sempre e con entusiasmo; proprio come chi non ricorda più niente.
Il professore mi confida che da questo comportamento ha imparato che cosa significa perdonare: è semplicemente dimenticare. Anche per lui, ieri non c’è più.
Una mamma, catechista in parrocchia, appena ha sentito questi due episodi che ho raccontato, ha gioito particolarmente. “Posso garantire che i miei due bambini, senza avvedersene, in casa sono due professori di “perdono” immediato”.
La meraviglia del bambino offeso è proprio quella di dimenticare in fretta.
Ciao da p. Andrea
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Child with hands on face - Pixabay
Il bambino e il perdono
La meraviglia del fanciullo offeso è proprio quella di dimenticare in fretta