I rischi di polarizzazione nella Chiesa

“L’antidoto”, da Romano Guardini a Papa Francesco

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Nel Vangelo secondo Marco si narra di un ragazzo posseduto che si buttava ora nell’acqua e ora nel fuoco (Mc 9,22): questo ben raffigura le polarizzazioni in cui spesso cadono non solo singole persone e comunità ma anche la stessa Chiesa.
A volte ciò accade come replica ad eccessi la quale a sua volta dà il via a una catena di reazioni assolutizzanti che sono l’opposto – per dirla con parole di Hans Urs von Balthasar – della verità sinfonica.
E così succede, ad esempio, che all’accentuazione della dimensione sacrificale dell’Eucaristia – espressa dall’uso esclusivo di termini quale altare, divin sacrificio, ecc. – si contrapponga l’aspetto comunionale per cui si parla solo di mensa eucaristica, banchetto di comunione, ecc.
E di esempi simili se ne possono fare molti; tale panorama traspare dall’omelia di papa Francesco in occasione del concistoro per la creazione di nuovi cardinali sabato 19 novembre 2016, vigilia della chiusura del Giubileo della misericordia.
Infatti il Pontefice ha messo in evidenza la realtà della polarizzazione e esclusione, tentazione a cui non è estranea neppure la comunità ecclesiale; infatti capita che «il virus della polarizzazione e dell’inimicizia permea i nostri modi di pensare, di sentire e di agire.
Non siamo immuni da questo e dobbiamo stare attenti perché tale atteggiamento non occupi il nostro cuore, perché andrebbe contro la ricchezza e l’universalità della Chiesa».
Tale linguaggio richiama immediatamente un testo che – spesso in modo implicito e in filigrana – caratterizza il pensiero e magistero di papa Bergoglio, ossia il piccolo ma intenso libro L’opposizione polare. Saggio per una filosofia del concreto vivente in cui Romano Guardini prima di tutto distingue tra le contraddizioni – il bene e il male, la verità e la menzogna – da cui mette in guardia Gesù stesso, e le polarità che sono congenite nella realtà quali ad esempio individuo e comunità, interiore ed esteriore.
Ora prendendo atto che il Signore salva nella storia e non dalla storia, ciò significa vivere dentro tali tensioni polari la cui composizione non risulta fatta una volta per tutte e che possono risultare anche crocifiggenti; ma è proprio in tale opposizione polare che vi è il “concreto vivente”. E questo è il luogo della fecondità ossia in cui ogni sterilità – compresa quella vocazionale – è vinta.
I testi di Bergoglio in cui traspare la prospettiva dell’opposizione polare guardiniana sono molteplici.
Ecco ad esempio Silencio y palabra, una serie di appunti «destinati a essere conforto a una comunità religiosa che attraversava momenti difficili» scritti allorquando l’allora padre Jorge Mario Bergoglio fu rimosso dal collegio Máximo – dopo 25 anni di insegnamento – e inviato nella residenza dei gesuiti di Córdoba (cfr. qui).
Oppure l’intervento del 13 ottobre 1994 al Sinodo sulla vita consacrata e la sua missione nella Chiesa e nel mondo in cui richiamò la vocazione dei religiosi a vivere per la Chiesa universale nella Chiesa locale.

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Pietro Messa

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