Archbishop Salvatore "Rino" Fisichella

Foto: Riccardo Rossi - Wikimedia Commons CC0

Aborto. Fisichella: "Dal Papa nessun lassismo. Diritto canonico sarà aggiornato"

Il presidente del Pontificio Consiglio per la nuova Evangelizzazione presenta la Lettera Apostolica “Misericordia et misera” e tira le somme del Giubileo appena concluso

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“Non c’è nessuna forma di lassismo” nella decisione del Papa di estendere definitivamente la facoltà a tutti i sacerdoti di assolvere quanti hanno compiuto e procurato il peccato d’aborto.  Mons. Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione della nuova Evangelizzazione, interviene con chiarezza una delle decisioni più importanti stabilite dal Papa nella Lettera Apostolica “Misericordia et misera”, siglata ieri in mondovisione sul sagrato di San Pietro a conclusione del Giubileo e pubblicata oggi.

“Da oggi il peccato di aborto potrà essere perdonato da ogni sacerdote, senza più alcuna delega particolare. A riguardo sarà aggiornato il Codice di Diritto Canonico”, ha sottolineato il presule ai giornalisti durante la conferenza stampa di stamattina in cui ha presentato il documento papale e tirato le somme dell’Anno Santo. Attualmente – ha spiegato – il Diritto Canonico prevede infatti che l’assoluzione del peccato di aborto sia una facoltà del vescovo della diocesi, e in alcuni momenti particolari, come ad esempio la Quaresima, il vescovo delega alcuni o anche tutti i sacerdoti della sua diocesi ad assolvere da questo peccato”.

Quindi sarà necessario un aggiornamento, vista la nuova decisione del Papa già espressa nella Bolla d’indizione del Giubileo, Misericordiae Vultus, nella quale si concedeva la facoltà a tutti i sacerdoti di poter assolvere da questo peccato “come segno concreto che la misericordia di Dio non conosce limiti, non conosce ostacoli, e quindi anche le persone che sono incorse in questo peccato, che il Papa ribadisce essere estremamente grave, se sono pentite non possono trovare nessun ostacolo per ottenere il perdono di Dio”.

La stessa strada su cui ora si muove la Lettera Apostolica “Misericordia et misera” che, ha evidenziato Fisichella, “delinea il percorso della vita futura della Chiesa perché possa essere sempre strumento di misericordia nei confronti di tutti senza escludere mai nessuno”. In particolare per il caso del procurato aborto, ha detto l’arcivescovo, il perdono che ogni sacerdote potrà concedere “aiuta tutti” perché “il peccato di aborto è globale e coinvolge diversi attori: la donna, i medici, gli infermieri, chiunque sostenga questa indicazione… Pertanto necessita di un perdono onnicomprensivo”.

“Non c’è nessuna forma di lassismo” in questo, anche perché “il Papa ribadisce nella Lettera chiaramente la gravità del peccato di aborto”. Con l’assoluzione, però, “viene meno la scomunica laetae sententiae” che scatta nel momento stesso in cui si commette tale “orrendo crimine”, come ha definito ieri l’aborto Bergoglio nell’intervista a TV2000 e Radio InBlu. “L’importante è che le persone siano pentite”, ha precisato Fisichella, ricordando le parole del Santo Padre che “non c’è peccato che non può essere perdonato da Dio”.

Commentando in conferenza stampa gli altri punti focali della Lettera, il capo Dicastero ha dedicato grande attenzione ai Missionari della Misericordia la cui azione – ha affermato – è stata “fortemente feconda”: “Hanno confessato per intere giornate, si sono spostati da una parte all’altra dei loro rispettivi Paesi per far toccare con mano che la misericordia non conosce confini. Sarebbe interessante – ha aggiunto a braccio – che alcuni indagini giornalistiche rivelassero i contenuti degli incontri, abbiamo avuto autentiche confessioni… In alcune zone le confessioni sono aumentate del 30%, c’erano code lunghissime nelle Basiliche papali”.

Il Papa ha voluto dunque confermare questo “speciale servizio”, come pure ha confermato la validità delle assoluzioni sacramentali da parte di sacerdoti della Fraternità San Pio X (i lefebvriani). Una decisione frutto della volontà “di andare incontro alle esigenze dei fedeli”, ha evidenziato mons. Fisichella. E a chi domandava se questa decisione potrà accelerare il recupero della piena comunione con la Chiesa cattolica, ha detto: “Il punto è la mano tesa, bisogna attendere. La Lettera è stata resa pubblica oggi, non so quali reazioni si potranno avere. In ogni caso la questione non è competenza del mio Dicastero, ma della Commissione Ecclesia Dei”.

Competenza del suo Dicastero è stata invece la ‘regìa’ di questo Giubileo aperto 11 mesi fa dal Papa “sotto un attacco di violenza inaudita in Europa”: gli attentati di Parigi del 13 novembre. “La paura aveva fin dall’inizio scoraggiato molti a mettersi in cammino per raggiungere Roma” ha ammesso l’arcivescovo, “con il passare delle settimane, invece, grazie a una fattiva opera di messa in sicurezza della città, i pellegrini hanno potuto vivere con tranquillità ed entusiasmo la loro esperienza giubilare”.

Certo, non sono mancate “le normali difficoltà per una veduta diversa delle problematiche”, tuttavia “la collaborazione fattiva ha permesso di giungere sempre a una soluzione condivisa per la sicurezza dei cittadini, dei pellegrini e dei turisti”. La gratitudine va in particolare “alla Regione Lazio per avere approntato un servizio di sanità e pronto soccorso all’altezza dell’evento non solo negli Ospedali ma anche durante ogni evento giubilare”. Nessun contributo apparente da parte della ‘sindaca’ pentastellata, Virginia Raggi, che il presule non ha neppure citato.

Mons. Fisichella ha poi ricordato che il Giubileo è stata “una esperienza essenzialmente religiosa” con un preciso obiettivo spirituale: “Far compiere ai credenti l’esperienza della misericordia”, un termine ormai “desueto” nella Chiesa, “relegato maggiormente alla pietà popolare e senza un vero valore nello stile di vita dei cristiani”. 

Francesco ha voluto dunque “fare in modo che nella vita della Chiesa la misericordia diventasse di nuovo qualcosa di straordinariamente propulsivo ed efficace”. Pertanto “pensare di compromettere un evento come il Giubileo per una strumentalizzazione con fini differenti, non merita replica”. E “se altri hanno pensato che il Giubileo fosse in prima istanza una fonte di guadagno, soprattutto in un momento di crisi come il presente, hanno equivocato il suo significato più profondo”, ha chiarito il capo Dicastero.

Che ha ricordato una delle iniziative giubilari più significative: i ‘Venerdì della Misericordia’, le visite che, una volta al mese, il Santo Padre ha compiuto nelle ‘periferie esistenziali’ della Capitale: i neonati malati nel Reparto di neonatologia dell’ospedale San Giovanni, i tossicodipendenti in fase di recupero del Ceis di Castel Gandolfo, le donne liberate dalla schiavitù della prostituzione o, più recentemente, i giovani sacerdoti che hanno lasciato il ministero, incontrati con le loro mogli e i loro figli in un appartamento a Ponte di Nona.

Sono stati questi, “segni concreti e tangibili” di misericordia che “hanno colpito l’opinione pubblica”, attraverso di essi “il Papa ha voluto invitare la Chiesa, i vescovi e sacerdoti ad accorgersi che ci sono nuove povertà nel mondo che richiedono una nuova denuncia e una risposta costruttiva, concreta”.  “I milioni di pellegrini che vi hanno partecipato hanno voluto dare questa testimonianza che è stata ben compresa da quanti attraversavano via della Conciliazione”. Per loro, ha ricordato mons. Fisichella, è stato realizzato un apposito percorso da Castel Sant’Angelo fino alla Porta Santa, con “lo scopo di evidenziare che in mezzo alla città e ai turisti, si veniva a creare uno spazio particolare per il pellegrinaggio, la riflessione, e la preghiera”.

A loro “è stata offerta l’immagine di una città sicura”, grazie soprattutto “al Ministro dell’Interno che in quanto responsabile della sicurezza del Paese ha offerto un volto sereno e sicuro di Roma”. Il vescovo ha parlato di “una collaborazione vincente tra l’Italia e la Santa Sede che attraverso la Segreteria Tecnica, presieduta dal Prefetto di Roma, ha potuto garantire un corretto svolgimento di tutte le iniziative giubilari, soprattutto per i grandi eventi che hanno visto un notevole flusso di pellegrini”.

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Salvatore Cernuzio

Crotone, Italia Laurea triennale in Scienze della comunicazione, informazione e marketing e Laurea specialistica in Editoria e Giornalismo presso l'Università LUMSA di Roma. Radio Vaticana. Roma Sette. "Ecclesia in Urbe". Ufficio Comunicazioni sociali del Vicariato di Roma. Secondo classificato nella categoria Giovani della II edizione del Premio Giuseppe De Carli per l'informazione religiosa

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