Card. Carlos Osoro

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Card. Osoro: "Il Cardinale: un servizio di resa incondizionata"

Alla vigilia del Concistoro l’Arcivescovo di Madrid ha detto che il suo servizio come neo-cardinale consiste nel prendersi cura degli altri e dimenticare se stesso

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Intensificare la preghiera e, soprattutto, stare davanti al Signore per vedere ciò che ci chiede in questo momento attraverso il Santo Padre facendo in modo che questa disponibilità acceda con passione e con gioia. Ecco come si è preparato l’arcivescovo di Madrid, Carlos Osoro, al Concistoro di oggi, durante il quale è stato creato cardinale da Papa Francesco.
Il Pontefice ha annunciato appena un mese fa i nomi dei nuovi cardinali. E durante queste settimane, monsignor Osoro si è chiesto la stessa domanda Gesù rivolse ai figli di Zebedeo: “Potete bere il calice che io sto per bere?”. Essi hanno risposto di sì. Il neo-cardinale spiega che in questa risposta risiede la disponibilità a dare la vita per Cristo.
Essere nominato cardinale, dice l’arcivescovo di Madrid, è un “grazie di cuore a Dio” e “al Santo Padre per avermi chiamato a questa missione con lui.” Ma significa anche “una maggiore coerenza nella mia vita e nel mio ministero”. Cioè, “essere un vero pastore che si prende cura degli altri, che dimentica se stesso” perché “la cosa più importante sono gli altri.” E con il termine “altri” si riferisce a tutti coloro che sono “nella vita della Chiesa”, coloro che “non hanno conosciuto il Signore”, o che lo hanno “conosciuto e respinto”.
Per quanto riguarda le sfide che deve affrontare ora, prende spunto dalla Evangelii Gaudium: “Portare la gioia del Vangelo non qualcosa di triste, una gioia che nasce dall’incontro con il Signore, un Dio che ama e costantemente redime l’uomo”.
In questa missione, il futuro cardinale sostiene che troverà la forza nella “grazia di Dio”, perché “senza di Lui non posso fare nulla.” A questo proposito, dice che è sempre accaduto nella sua vita che “quando il Signore mi ha chiesto qualcosa”, anche “mi ha dato ciò che mi serviva in quel momento”. Egli ammette di aver vissuto momenti di chiusura, in cui sentiva di vivere per se stesso. “E vivere per me stesso è male per me, perché non mi dà orizzonti, e influisce anche sugli altri, perché non gli do nulla”, chiosa l’Arcivescovo.
Tuttavia, “quando sono stato aperto alla grazia di Dio, sono stato in grado di compiere molte cose e quindi di arrivare a questo punto della mia vita”. Il card. Osoro si sente dunque fiducioso che “Egli saprà darmi quello che mi serve in questo momento per aiutare in tutto quello che chiede il Santo Padre e di continuare a lavorare nell’Arcidiocesi di Madrid,” dice.
Su come vivere questa fase, l’arcivescovo di Madrid, ricorda l’appello del Papa nella lettera ai nuovi cardinali: “Ringraziare il popolo e Dio” e “non entrare nella mondanità”. Il ruolo di cardinale – afferma ancora prendendo spunto dalla missiva pontificia – lo aiuterà a comprendere che “si tratta di un servizio di resa incondizionata” che lo farà identificare “di più con Gesù Cristo” e meno con ciò che è “mondano”.
Infine, rivolge un pensiero a tutti i sacerdoti, fedeli, laici, religiosi e comunità che lo aiutano a raggiungere le “periferie”, sia esistenziali sia reali, nella sua sede arcivescovile. Queste persone svolgono un ottimo lavoro e grazie ad esse egli si sente “enormemente aiutato”.

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Rocío Lancho García

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