Poesia della grazia nuziale

Da Jorge Luis Borges alla poetessa Deborah D’Agostino: il lato poetico della “Amoris Laetitia” nell’interpretazione esegetica di don Maurizio Gronchi

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“Papa Francesco fa notare che il linguaggio usato dalla Chiesa ha esaurito le proprie potenzialità e ha raggiunto una fase di stagnazione, tale da impedire la diffusione del Vangelo. Il Pontefice scopre nuovi spazi di comunicazione, radicati nella nostra situazione storica, destinati a rendere possibile una nuova scoperta delle Sacre Scritture”. È quanto scrive il card. Luis Héctor Villalba, che aggiunge: “la lingua del Santo Padre assume spesso un valore simbolico”.
Grandi verità, inviti alla gioia, auspici di speranza, invocazioni al perdono… le parole di Papa Francesco sono uno strumento per accedere ad un “altrove” che si percepisce esistente, ma che può essere comunicato solo con un messaggio di natura emozionale, capace di aggirare i blocchi mentali indotti dalla falsa cultura. Potremmo dire, in qualche misura, che la comunicazione di Bergoglio confina con il linguaggio della poesia. Sì, perché è proprio della poesia trasmettere un’intensità di sentimenti che ci riporta al nucleo profondo della nostra umanità.
Non a caso don Maurizio Gronchi, ordinario di cristologia alla Pontificia Università Urbaniana e sensibile interprete del messaggio bergogliano, ha intitolato un suo saggio del 2015: Il dolce stil novo di Papa Francesco (Ed. Messaggero Padova). In questo saggio, scritto in collaborazione con Roberto Repole, don Maurizio spiega che nello stile di Papa Francesco “c’è un modo di dire la verità che non colpevolizza, una maniera di parlare d’amore non melliflua, una forma di chiedere impegno che non scoraggia. Pertanto, dolce, poiché non cattedratico né apodittico; stil, perché armonico e diretto; novo, in quanto soffio di aria fresca e pulita”.
È a tutti noto che il futuro Pontefice, in gioventù, insegnò letteratura. Nel corso di quell’attività, invitò presso la sua scuola di Santa Fe il grande poeta e scrittore argentino Jorge Luis Borges per tenere un discorso agli studenti. Borges accettò l’invito e quell’incontro rimase impresso nella memoria di Bergoglio con un senso di viva ammirazione.
Un’ammirazione e un ricordo di cui si scorgono le tracce nel capitolo primo della Esortazione apostolica Amoris Laetitia, dove è scritto: “Le due case che Gesù descrive, costruite sulla roccia o sulla sabbia, rappresentano tante situazioni familiari, create dalla libertà di quanti vi abitano, perché, come scrive il poeta, ogni casa è un candelabro”. Il verso citato è tratto da una poesia di Borges intitolata Calle desconocida (“Strada sconosciuta”).
STRADA SCONOSCIUTA
di Jorge Luis Borges
Penombra della colomba
chiamarono gli ebrei l’inizio della sera
quando il buio non rallenta i passi
e si avverte l’arrivo della notte
come una musica sperata e antica,
come un gradevole pendio.
In quell’ora in cui la luce
è fine come sabbia
presi per una strada ignota
che si allargava in nobile terrazza
e aveva le facciate e gli ornamenti
di tinte delicate come il cielo
sullo sfondo emozionante.
Tutto – quelle case modeste,
la sobrietà delle ringhiere e dei battenti,
forse una speranza di ragazza sui balconi –
entrò nel mio deserto cuore
con la purezza di una lacrima.
Sarà stata quell’ora della sera d’argento
a dare tenerezza alla strada,
rendendola reale come un verso
dimenticato e ritrovato.
Solo più tardi riflettei
che quella strada della sera mi era estranea,
che ogni casa è un candelabro
dove le vite degli uomini ardono
come candele isolate,
che ogni immeditato passo nostro
cammina sopra un Golgota.
Nel suo saggio più recente – intitolato Amoris Laetitia, Una lettura dell’Esortazione apostolica postsinodale sull’amore nella famiglia (2016, Ed. San Paolo) – don Maurizio Gronchi guida il lettore lungo un percorso di approfondimento del documento pontificio, aiutandolo nella comprensione di un testo innovativo, in grado di rivoluzionare la pastorale familiare.
“Nel documento – spiega don Gronchi nella premessa al volume – vengono sviluppati e ampliati tutti i temi discussi in sede sinodale, là dove è emersa con chiarezza la volontà collegiale di sostenere, alla luce della Parola di Dio (cap. I), la realtà delle famiglie di oggi e le sfide che debbono affrontare (cap. II). Con la certezza che la vocazione della famiglia riceve la sua luce dallo sguardo di Gesù (cap. III), la Chiesa è chiamata a rinnovare il suo impegno pastorale perché l’amore tra un uomo e una donna ‘sposati nel Signore’ (cap. IV) diventi fecondo e capace di portare frutto (cap. V), sostenendo i fidanzati e i giovani sposi nel loro percorso di vita (cap. VI), e soprattutto rafforzando l’educazione dei figli (cap. VII). Questo cammino comporta gradualità, richiede pazienza, domanda amore, soprattutto quando si tratta di accompagnare verso l’integrazione coloro che sono dolorosamente segnati dalla fragilità e dal fallimento (cap. VIII). Il documento si conclude con l’invito a rinnovare la spiritualità matrimoniale e familiare alla luce del mistero pasquale (cap. IX)”.
Traendo spunto dalla citazione di Borges alla quale accennavamo, anche don Gronchi ricorre allo strumento della poesia per recuperare “l’udito del cuore” oltre i limiti della sfera razionale. Lo fa ricorrendo a una poesia di Deborah D’Agostino intitolata Negazioni d’amore, alla quale aveva già fatto riferimento in una sua precedente pubblicazione (Le relazioni, a cura di P. Ciardella – M. Gronchi, Paoline Editoriale Libri, 2007). Ecco i versi di Deborah citati da don Gronchi:
Quando resti solo
quando nulla ti è rimasto
ripeti a te stesso
che solo Uno
è il Medico dell’anima
il Plenilunio che Fa Luce in ogni buio,
nella disperazione
ripeti a te stesso
che Uno solo è l’Amore
che da quel Legno ci Tende la mano
che ci Solleva oltre ogni dolore
e ci Ricorda che il nostro compito è VIVERE.
I versi della D’Agostino – apprezzata protagonista della società letteraria e ispirata autrice di poesia religiosa – costituiscono un sensibile commento poetico a quanto affermato nella Amoris Laetitia: “Ogni crisi nasconde una buona notizia che occorre saper ascoltare affinando l’udito del cuore…”.
Per concludere, pubblichiamo ancora una bella composizione di Deborah D’Agostino – Promessa di matrimonio, tratta dalla raccolta Gabbiani d’asfalto – che traduce in raffinato linguaggio letterario l’intrinseca poesia della grazia nuziale che sottende il testo della Amoris Laetitia: “L’unione che si cristallizza nella promessa matrimoniale per sempre, è più che una formalità sociale o una tradizione, perché si radica nelle inclinazioni spontanee della persona umana; e, per i credenti, è un’alleanza davanti a Dio che esige fedeltà…”.
PROMESSA DI MATRIMONIO
di Deborah D’Agostino
Finché non morirà il giorno
infinite volte ti tenderò la mano.
Guarderò, nello specchio
socchiuso dei tuoi occhi,
la mia anima cambiare
i colori discontinui
delle stagioni.
Crescerò, con le risa
e la forza dei valori,
le speranze dei giorni futuri.
Camminerò al tuo fianco,
correrò, se necessario,
ti sorreggerò,
cedevole e forte.
Il nostro profilo unito
sarà l’orizzonte lontano
che congiunge cielo e mare.
Finché non verrà la notte
non smetterò di tentare.
Finché non verrà la notte
infinite volte ti tenderò la mano.
***
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Massimo Nardi

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