Nella sua rubrica di liturgia, padre Edward McNamara LC, professore di Liturgia e Decano di Teologia presso l’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum di Roma, risponde questa settimana alla domanda da parte di un lettore statunitense.
Ho letto il suo articolo sulla ricezione della Comunione. Ho capito le norme per le Domeniche, ma mi sembra anche di aver capito che l’articolo dicesse che non si dovrebbe celebrare la Liturgia della Parola e distribuzione della Comunione nei giorni feriali. Nel 2013, il nostro vescovo vietò la pratica del servizio della Comunione nei giorni feriali in cui si celebra la Messa in un altro orario. Tutto ciò mi sembra nuovo. È forse stato abrogato il Rituale Romano del 1978? Non fa alcuna menzione di una proibizione di farne uso, anche qualora vi sia una Messa celebrata in chiesa ad un altro orario di quello stesso giorno. Non che io voglia aumentare i servizi senza necessità, ma ritengo che sia comunque corretto fornire i servizi della Comunione, usando il corretto rituale, nei giorni feriali. Ho obbedito al vescovo ordinario, ma credo che abbia agito contro le norme. – D.V., Ohio (USA)
Esiste una massima talvolta utilizzata nella legge canonica, che dice “Distingui le circostanze, e metterai armonia tra le varie leggi” (Distingue tempora et concordabis iura).
Ritengo di poter affermare con sicurezza che il Rituale Romano non è stato abolito e, inoltre, che il vescovo non ha travalicato la legge.
L’introduzione al Rito della Comunione fuori della Messa e Culto Eucaristico dice:
“14. Si devono indurre i fedeli a comunicarsi durante la celebrazione eucaristica. I sacerdoti però non rifiutino di dare la santa comunione anche fuori della Messa ai fedeli che per giusta causa ne fanno richiesta.
“16. La santa comunione fuori della Messa si può distribuire in qualsiasi giorno e in qualunque ora del giorno. È bene, però, tenuta presente l’utilità dei fedeli, fissare per la distribuzione della santa comunione un orario determinato, in modo che la sacra celebrazione si possa svolgere in forma piena, con maggior frutto spirituale dei fedeli”.
Il Codice di Diritto Canonico del 1983 anche lo notifica:
“Can. 918 – Si raccomanda vivissimamente che i fedeli ricevano la sacra comunione nella stessa celebrazione eucaristica; tuttavia a coloro che la chiedono per una giusta causa fuori della Messa venga data, osservando i riti liturgici.”
Il sito web della Conferenza Episcopale degli Stati Uniti tocca questo argomento nel caso non ci sia un sacerdote a disposizione. Nella sua sezione per le domande frequenti risponde:
“Negli ultimi anni l’argomento delle Celebrazioni Feriali in Assenza di Sacerdote è stato sollevato dai responsabili diocesani per il culto e durante l’incontro nazionale della Federazione della Commissioni Liturgiche Diocesane del 1998. L’allora Segretariato per la Liturgia ha condotto varie consultazioni presso i direttori diocesani per il Culto, parroci e vescovi, che sono culminate in un’ampia discussione da parte dei membri e consultori della Commissione sulla Liturgia nel suo raduno del 13 Marzo 2000 a Washington D.C. Le seguenti riflessioni sono state messe a disposizione dei vescovi e i consiglieri e possono essere d’aiuto ai vescovi nella formulazione di linee guida circa questa materia importante della vita pastorale.
“Messa quotidiana
“Qualsiasi discussione sul culto liturgico nei giorni feriali deve iniziare col ricordare l’importanza e il carattere normativa della Messa quotidiana nella vita di ogni comunità cattolica. Papa Paolo VI raccomandava i sacerdoti ‘di celebrare la Messa degnamente e devotamente ogni giorno, in modo che sia essi sia il resto dei fedeli possano godere dei benefici che scorrono copiosamente dal sacrificio della croce’. Papa Giovanni Paolo II si rifaceva a queste parole quando ricordò che la celebrazione dell’Eucaristia era il ‘momento più importante nella giornata di un sacerdote, il centro della sua vita’, sottolineando che ‘i sacerdoti vanno incoraggiati a celebrare la Messa quotidianamente, anche in assenza di una congregazione, dal momento che si tratta di un atto di Cristo e della Chiesa [cf. ibid., 13; Codice di Diritto Canonico, c. 904]’.
“Altrove il Santo Padre incoraggia i seminaristi a ‘prendere parte ogni giorno alla celebrazione eucaristica, in modo che dopo essi assumeranno questa celebrazione quotidiana come regola per la loro vita sacerdotale ’. Citando il Curato d’Ars, il Santo Padre esorta inoltre, ‘Quanto fa bene un prete a offrirsi a Dio in sacrificio tutte le mattine!’.
“Cambio dei modelli
“Negli ultimi anni la Chiesa negli Stati Uniti d’America ha sperimentato nelle nostre comunità parrocchiali una riduzione nel numero dei sacerdoti a disposizione per celebrare una Messa su base feriale. In effetti, in vari luoghi, un sacerdote viene assegnato come pastore di più parrocchie ed è appena in grado di fornire una Messa domenicale in ciascuna comunità. Talvolta la Messa domenicale non è neanche possibile tutte le settimane. Perciò è stato creato il Direttorio per le celebrazioni domenicali in assenza del presbitero.
“Risposta pastorale
“Nelle recenti discussioni, la Commissione sulla Liturgia ha considerato vari principi che può raccomandare ai vescovi per aiutarli nell’elaborare di norme diocesane circa la questione su come affrontare temi correlati. Come punto di partenza per simili considerazioni vengono presentati questi principi:
“1. Ogni qualvolta sia possibile, la Messa quotidiana va celebrata in ogni parrocchia.
“2. Ogni qualvolta il Rito per la Distribuzione della Santa Comunione al di Fuori della Messa con Celebrazione della Parola venga programmato per un giorno feriale, va fatto ogni sforzo per evitare ogni confusione tra questa celebrazione e la Messa. Infatti tali celebrazioni dovrebbero incentivare il fedele ad essere presente e a partecipare alla celebrazione dell’Eucaristia.
“3. Gli orari delle Messe nelle parrocchie circostanti dovrebbero essere a disposizione dei parrocchiani ogni volta è possibile. Quando in un giorno feriale in una Chiesa nelle vicinanze viene celebrata la Messa, occorre prendere in seria considerazione di incentivare la partecipazione del popolo a quella Messa piuttosto che alla Liturgia della Parola con la Distribuzione della Santa Comunione nella propria parrocchia.
“4. Quando in una parrocchia è prevista una Messa quotidiana, non è appropriato infatti programmare una Liturgia della Parola con Distribuzione della Santa Comunione. Questo rito è concepito per ‘coloro che sono impediti a partecipare alla celebrazione comunitaria’. Se necessario, la programmazione di queste celebrazioni non dovrebbe mai distogliere dalla ‘celebrazione dell’Eucaristia che è centro dell’intera vita cristiana.’ Tali celebrazioni non vanno viste come un’opzione alla pari della partecipazione alla Messa.
“5. Il corretto rituale per la Liturgia della Parola con Distribuzione della Santa Comunione si può trovare nel Rito della Comunione fuori della Messa e Culto Eucaristico. Le speciali clausole della Celebrazione Domenicale in Assenza di Sacerdote non sono appropriate alle celebrazioni feriali.
“6. Una Liturgia della Parola con Distribuzione della Santa Comunione non va mai programmata al mero scopo di ‘assegnare un incarico’ ai diaconi o ministri laici. Allo stesso modo, è assolutamente inappropriato lasciar celebrare un diacono la Liturgia Funebre al di Fuori della Messa quando un sacerdote è disponibile.”
Di conseguenza la norma emanata dal vescovo è in linea con il punto 4 sopra.
Va ricordato, peraltro, che il riferimento è a una distribuzione della Comunione programmata in una chiesa in cui si celebra una Messa feriale. Questa è una decisione pastorale legittima che rientra nell’autorità decisionale del vescovo. Cioè: non va programmato il Rito della Comunione qualora viene celebrata una Messa, in modo da evitare che si crei un’equivalenza nella mente del fedele, o in virtù di altre considerazioni pastorali.
In verità, un altro vescovo potrebbe giungere alla conclusione opposta in circostanze pastorali diverse. In simili casi non dovrebbe fare nulla, poiché nessuna legge universale impedisce di tenere sia la Messa sia un prestabilito servizio di Comunione, anche se ritengo che lo spirito dei documenti non incoraggerebbe una simile pratica.
Il divieto del vescovo non copre un normale uso del Rituale Romano da parte di un sacerdote per dare la Comunione ai fedeli che, come dice il rituale, “per una legittima ragione lo richiedono anche al di fuori della Messa”, e che sono in qualche modo impediti dal partecipare alla Messa quotidiana. Queste richieste spontanee possono e devono essere accolte. Se queste sono abituali e l’impedimento a partecipare alla Messa è continuo, credo che non vi sia nulla che trattenga il sacerdote dal giungere a un accordo privato con l’individuo o con il gruppo, in modo da distribuire loro la Comunione in un momento prestabilito.
In questi casi abbiamo probabilmente a che fare con cattolici ben informati che non desiderano altro che di essere in grado di partecipare alla Santa Messa. Il vescovo, con ogni probabilità, sarà completamente d’accordo a venire incontro ai loro bisogni spirituali. Ciò che non vuole è che nella bacheca o sul sito Internet della parrocchia la Messa e il Rito della Comunione appaiono insieme come se avessero lo stesso valore spirituale.
[Traduzione dall’inglese a cura di Maria Irene De Maeyer]
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I lettori possono inviare domande all’indirizzo liturgia.zenit@zenit.org. Si chiede gentilmente di menzionare la parola “Liturgia” nel campo dell’oggetto. Il testo dovrebbe includere le iniziali, il nome della città e stato, provincia o nazione. Padre McNamara potrà rispondere solo ad una piccola selezione delle numerosissime domande che ci pervengono.
La comunione al di fuori della Messa
La distribuzione del sacramento senza la celebrazione eucaristica completa non è in contraddizione con il Rituale Romano