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Clima. Bartolomeo: “Quante vite dovremo sacrificare in nome del profitto?”

Il messaggio del Patriarca ecumenico di Costantinopoli in vista della conferenza di Marrakech

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Dopo ventidue anni è giunto il momento di riflettere sui nostri “peccati ecologici”. Lo ha affermato il patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo I, in un messaggio indirizzato in occasione della XXII conferenza delle parti (Cop22) sulla Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici in programma a Marrakech, dal 7 al 18 novembre.
“Non è solo questione di chi è colpevole o di chi dovrebbe rimediare – riflette il Patriarca -. Non è semplicemente questione di se o perché dovremmo cambiare. E non è certamente un problema di come alcuni possono continuare a trarre profitto o di come possiamo ridurre al minimo il cambiamento”. Ciò che più tocca nei cambiamenti climatici è il danno patito dagli “ultimi”, i più “vulnerabili o emarginati fra noi” che sono “ingiustamente e irreversibilmente colpiti”.
La conferenza di Marrakech, prosegue Bartolomeo, dovrà raccogliere “appello urgente, sollevato a Parigi, di affrontare in modo collaborativo e di approvare con fiducia l’agenda che si prospetta davanti”, senza dimenticare l’accordo ratificato a Rio nel 1991.
In fatto di trattati internazionali, scrive ancora il Patriarca, molti sono i “passi in avanti fatti”. Per altri versi, tuttavia, “abbiamo fatto pochi progressi”, in quanto “non abbiamo chiamato alla responsabilità le nostre nazioni sulle risoluzioni raggiunte o sulle violazioni commesse”.
Secondo Bartolomeo, 22 anni “sono un periodo di tempo inaccettabilmente lungo per rispondere alla crisi ambientale, soprattutto dal momento che siamo consapevoli del suo nesso stretto e inscindibile con la povertà, la migrazione, i conflitti”.
C’ è quindi da domandarsi quanto una nazione possa “giustificare la sofferenza della sua gente”, “quale prezzo siamo disposti a pagare per il profitto”, “quante vite siamo disposti a sacrificare per il guadagno materiale o finanziario” e “a quale prezzo rinunceremmo alla sopravvivenza della creazione di Dio?”.
Pertanto, in conclusione, il Patriarca eleva una preghiera “umile e tuttavia audace”, perché “tutte le parti alla Cop22 riconoscano e rispondano all’alta posta in gioco legata al cambiamento climatico”, eventualmente attuando “l’accordo Cop21 di Parigi seza ulteriori ritardi”.

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ZENIT Staff

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