Flickr - CCEW - Mazur, CC BY-NC-SA 2.0

“A Gesù non importa il vestito che porti o il cellulare che usi, il tuo valore per Lui è inestimabile”

Nella messa conclusiva al Campus Misericordiae, papa Francesco congeda i pellegrini della GMG, mettendoli in guardia dal “doping del successo ad ogni costo” e dalla “droga del pensare solo a sé e ai propri comodi”

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È Zaccheo il modello indicato da papa Francesco ai giovani, per seguire Cristo anche nelle imperfezioni soggettive e nelle difficoltà oggettive della vita. Ci si può sentire inadeguati, non all’altezza della Persona indicataci come modello, si può provare vergogna nei Suoi confronti, paura per il giudizio della gente ma Gesù chiama sempre per nome e ognuno di noi è prezioso a prescindere ai suoi occhi.
Con queste certezze, il Santo Padre ha congedato il milione di giovani rimasti ad ascoltarlo al Campus Misericordiae di Wielicza, dopo aver trascorso la notte all’aperto ed aver seguito la sera prima il memorabile discorso di Bergoglio contro tutte le guerre e tutti i terrorismi, con l’esortazione ai giovani a diventare “titolari” e non “riserve” nel mondo di oggi, per cambiarlo in meglio.
Una mattina iniziata piuttosto presto in una Cracovia soleggiata, al termine di una settimana meteorologicamente piuttosto favorevole, tranne l’impetuoso temporale che aveva sorpreso il Papa nel suo percorso in tram verso Blonia, per il suo primo incontro con i pellegrini.
Dopo le nove, hanno preso il via le performance musicali, per scaldare l’atmosfera in attesa del Pontefice, nel frattempo impegnato con la benedizione di due case della Caritas nei pressi del Campus.
La cantante israeliana Noa, ricordando le sue origini dalla Terra Santa, ha augurato la “pace” a tutti i giovani pellegrini e, come da programma, ha intonato l’Ave Maria in ebraico e la sua canzone più celebre: Life is Beautiful.
È seguito il solenne ingresso del Santo Padre con i cardinali, vescovi e sacerdoti concelebranti, con successivo saluto del cardinale arcivescovo di Cracovia, Stanislaw Dziwisz, alle “sentinelle del Mattino” che hanno vegliato nell’attesa dell’ultimo incontro con il Santo Padre.
Nell’omelia, papa Francesco ha descritto quello tra Gesù e Zaccheo come “l’incontro più sorprendente” che avviene nel Vangelo. Zaccheo appartiene alla categoria più odiata dai giudei: è un esattore delle tasse al soldo di Roma, uno “sfruttatore del suo popolo”, un impuro, un traditore.
La figura di Gesù, però, lo affascina e lui sfida tutti gli ostacoli che gli si pongono davanti pur di incontrarLo. Deve vedersela, innanzitutto, con la sua “bassa statura”, che non è solo fisica ma è quel senso di inadeguatezza, quella “bassa considerazione di noi stessi” che rischia di non colmare la distanza tra Dio e noi.
“Non accettarsi, vivere scontenti e pensare in negativo significa non riconoscere la nostra identità più vera: è come girarsi dall’altra parte mentre Dio vuole posare il suo sguardo su di me, è voler spegnere il sogno che Egli nutre per me”, ha commentato il Santo Padre.
Per Gesù, però, “nessuno è inferiore e distante, nessuno insignificante, ma tutti siamo prediletti e importanti”: a Lui non importa “il vestito che porti o il cellulare che usi”, né se sei “alla moda”, perché comunque “ai suoi occhi vali e il tuo valore è inestimabile”.
Gesù è colui che “fa sempre il tifo” per noi, anche quando “ci rinchiudiamo nelle nostre tristezze, rimuginando continuamente sui torti ricevuti e sul passato”. La tristezza, ha aggiunto il Papa, è qualcosa di non “degno della nostra vita spirituale”, anzi è “un virus che infetta e blocca tutto, che chiude ogni porta, che impedisce di riavviare la vita, di ricominciare”.
Zaccheo, poi deve affrontare il secondo ostacolo, quello della “vergogna paralizzante”, dovuta al suo status sociale ma “ha superato la vergogna, perché l’attrattiva di Gesù era più forte”: sapeva che “Gesù era talmente importante che avrebbe fatto qualunque cosa per Lui, perché Lui era l’unico che poteva tirarlo fuori dalle sabbie mobili del peccato e della scontentezza”.
Di fronte a Gesù, ha proseguito Bergoglio, “non si può rimanere seduti in attesa con le braccia conserte; a Lui, che ci dona la vita, non si può rispondere con un pensiero o con un semplice ‘messaggino’!”.
Vincere la vergogna, specie attraverso il sacramento della confessione, per poi “rispondergli generosamente” e “seguirlo” è quindi l’invito fatto da Francesco ai giovani di tutto il mondo, con una raccomandazione aggiuntiva: “Non lasciatevi anestetizzare l’anima, ma puntate al traguardo dell’amore bello, che richiede anche la rinuncia, e un “no” forte al doping del successo ad ogni costo e alla droga del pensare solo a sé e ai propri comodi”.
Zaccheo deve infine affrontare la “folla mormorante” che “prima lo ha bloccato e poi lo ha criticato”, quasi impedendo a Gesù di entrare “in casa di un peccatore”.
“Potranno ostacolarvi, cercando di farvi credere che Dio è distante, rigido e poco sensibile, buono con i buoni e cattivo coi cattivi” o “ridere di voi, perché credete nella forza mite e umile della misericordia”, ha detto il Papa rivolto ai giovani pellegrini.
“Potranno giudicarvi dei sognatori – ha proseguito –  perché credete in una nuova umanità, che non accetta l’odio tra i popoli, non vede i confini dei Paesi come delle barriere e custodisce le proprie tradizioni senza egoismi e risentimenti. Non scoraggiatevi: col vostro sorriso e con le vostre braccia aperte voi predicate speranza e siete una benedizione per l’unica famiglia umana, che qui così bene rappresentate!”.
L’incoraggiamento del Santo Padre ai giovani non si è fermato qui: “Non fermatevi alla superficie delle cose e diffidate delle liturgie mondane dell’apparire, dal maquillage dell’anima per sembrare migliori. Invece, installate bene la connessione più stabile, quella di un cuore che vede e trasmette il bene senza stancarsi”.
“La GMG, potremmo dire, comincia oggi e continua domani, a casa, perché è lì che Gesù vuole incontrarti d’ora in poi”, ha detto Francesco, ricordando che Gesù desidera abitare ogni istante della vita dei giovani: “lo studio e i primi anni di lavoro, le amicizie e gli affetti, i progetti e i sogni”, nella speranza che “tra tutti i contatti e le chat di ogni giorno ci sia al primo posto il filo d’oro della preghiera”.
Come per Zaccheo, Cristo chiama ognuno di noi “per nome” e ci custodisce nella sua memoria, che non è un “disco rigido”, che “registra e archivia tutti i nostri dati, ma un cuore tenero di compassione, che gioisce nel cancellare definitivamente ogni nostra traccia di male”.

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Luca Marcolivio

Roma, Italia Laurea in Scienze Politiche. Diploma di Specializzazione in Giornalismo. La Provincia Pavese. Radiocor - Il Sole 24 Ore. Il Giornale di Ostia. Ostia Oggi. Ostia Città (direttore). Eur Oggi. Messa e Meditazione. Sacerdos. Destra Italiana. Corrispondenza Romana. Radici Cristiane. Agenzia Sanitaria Italiana. L'Ottimista (direttore). Santini da Collezione (Hachette). I Santini della Madonna di Lourdes (McKay). Contro Garibaldi. Quello che a scuola non vi hanno raccontato (Vallecchi).

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