Non solo nel passato, con gli orrori di Auschwitz e Birkenau, ma anche nel presente il mondo vive la “crudeltà” verso gli esseri umani spesso torturati o “ammucchiati nelle carceri come animali”. Questo il messaggio intriso di rammarico espresso da Papa Francesco nel suo terzo ed ultimo affaccio dalla finestra dell’Arcivescovado di Cracovia, dove pernotta in questi giorni di viaggio in Polonia.
Commentando la visita di stamane nei due lager nazisti, condotta tutta nel silenzio, il Santo Padre ha detto alla folla che lo attendeva come ogni sera sotto il balcone: “La mattina sono andato a Auschwitz e Birkenau a ricordare i dolori di 70 anni: quanto dolore, quanta crudeltà, ma è possibile che noi uomini creati a somiglianza di Dio siamo capaci di fare queste cose? Le cose sono state fatte…”.
“Io – ha aggiunto – non vorrei amareggiarvi ma devo dire la verità: la crudeltà non è finita in Auschwitz e Birkenau, e oggi, oggi, oggi si tortura la gente, tanti prigionieri sono torturati per farli parlare: terribile… Oggi – ha proseguito il Papa – ci sono uomini e donne nelle carceri sovraffollate che vivono – scusatemi – come animali. Oggi c’è questa crudeltà, abbiamo visto la crudeltà di 70 anni fa, come morivano fucilati o impiccati o col gas, e anche oggi in tanti posti del mondo dove c’è la guerra succede lo stesso”.
Tuttavia, è questa realtà che “Gesù è venuto a portare sulle proprie spalle” e ora “ci chiede di pregare”: “Preghiamo – ha esortato Francesco – per tutti i Gesù che oggi sono nel mondo, affamati, assetati, dubbiosi, ammalati, che sono soli, per tutti quelli che sentono il peso di tanti dubbi e colpe, che soffrono tanto. Preghiamo per tanti malati bambini innocenti che portano la croce sin da piccoli, e preghiamo per tanti uomini e donne che oggi sono torturati in tanti paesi del mondo, per i carcerati che sono tutti ammucchiati come se fossero animali”.
“È triste quello che vi dico”, ha ammesso Bergoglio, “ma è la realtà”. Ed è anche la realtà il fatto “che Gesù ha portato su di sé tutte queste cose, anche il nostro peccato. Tutti qui – ha rimarcato il Santo Padre – siamo peccatori, tutti abbiamo il peso dei nostri peccati. Non so, se qualcuno non si sente peccatore alzi la mano… Tutti! Ma lui ci ama, siamo peccatori ma figli di Dio, figli del Padre”.
Francesco ha ricordato un altro momento doloroso vissuto nella giornata di oggi: la sua visita all’Ospedale Pediatrico Universitario di Prokocim del pomeriggio dove ha salutato 50 piccoli pazienti. “Sono andato all’ospedale dei bambini, anche lì Gesù soffre in tanti bambini ammalati e sempre mi viene la domanda: perché soffrono i bambini? È un mistero,
non ci sono risposte per queste domande”.
Invitando nuovamente ad elevare a Dio una preghiera “per chi soffre nel mondo” e per “tutte queste cose brutte”, il Papa ha concluso con un pensiero mariano: “Quando ci sono le lacrime uno cerca la mamma, e noi peccatori siamo bambini e chiamiamo la mamma, la Madonna, e preghiamo un’Ave Maria ognuno nella propria lingua”. Infine la consueta richiesta: “Non dimenticate di pregare per me e domani continueremo questa bella Giornata Mondiale della Gioventù”.