Krakow GMG - 2016

Gmg: una ventina di giovani di Sant’Egidio a portare la Croce

Assieme a loro, alcuni rifugiati siriani e una coppia di polacchi, strappati alla strada poco tempo fa

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Questa sera a Cracovia, nella prima stazione della Via Crucis con Papa Francesco, una ventina di giovani di Sant’Egidio, da Italia, Argentina, Ucraina e Pakistan, porteranno la croce insieme ad alcuni rifugiati siriani e a una coppia di polacchi che fino a poco tempo fa vivevano per strada.
Rana e Maher sono cristiani melkiti, fuggiti dalla guerra in Siria e ora accolti a Roma dalla Comunità di Sant’Egidio. A Damasco, dove sono nati e hanno studiato, vivevano bene. Ricorda Rana: “Dopo gli studi in economia avevo trovato lavoro in banca. Parlo bene l’inglese e così il mio direttore mi aveva affidato incarichi di responsabilità”. A Roma Rana frequenta la Scuola di lingua e cultura italiana di Sant’Egidio e sta imparando in fretta la nostra lingua. “Mi manca il mio lavoro – confessa – e vorrei tanto iscrivermi all’università, qui in Italia, per cercare un buon impiego”.
Maher ha dovuto lasciare la Siria dal giorno alla notte. “Una mattina ho trovato il mio negozio bruciato, con una scritta sul muro di fronte: ‘Oggi il negozio, domani tu’. Allora ho dovuto lasciare tutto: la mia famiglia, gli affetti, i ricordi. Sono partito per l’Europa dove ho conosciuto Sant’Egidio. Li ringrazio di cuore perché io sono arrivato in Italia rischiando la vita, ma loro, con i corridoi umanitari, stanno aiutando in questi mesi tanti miei compatrioti. E non dimenticano mai di pregare per la pace in Siria”.
Dorota e Edek, originari della Slesia, si sono conosciuti in una sala d’aspetto dell’aeroporto di Varsavia. Ma non erano in partenza. Dopo una vita di lavoro – Dorota in una mensa, Edek in miniera – erano entrambi finiti sulla strada. Ed è sulla strada che hanno conosciuto i giovani della Comunità di Sant’Egidio che ogni settimana, a Varsavia, distribuiscono la cena ai senza dimora, si fermano a parlare con loro, fanno amicizia. Un anno fa la proposta di una casa, grazie alla solidarietà dei loro nuovi amici.
Racconta Dorota, oggi a Cracovia: “Sembrava sembra un sogno, ma non lo è: ho davvero una famiglia e una casa. Perché ho Edek, ma anche questi ragazzi, con i quali porterò la croce stasera”. Ed Edek: “Mi sento benissimo in mezzo ai giovani di tutto il mondo. Mai avrei pensato di vedere papa Francesco così da vicino. Se potessi dirgli qualcosa, lo vorrei semplicemente ringraziare per tutte le volte che dice ‘aiutate chi è povero, solo, malato’”.
Giulia studia medicina alla Sapienza. Nata a Roma, ha conosciuto gli universitari di Sant’Egidio su Facebook e da allora non li ha più lasciati. Ogni settimana si incontra per pregare con loro e preparare la cena per i senza dimora, che viene distribuita tra San Lorenzo e Termini. “Mi piace il fatto che siamo tutti giovani – osserva Giulia – e che possiamo fare tante cose insieme. Ho visto tante situazioni difficili cambiare. Ma portando la croce, non potrò non pensare ad Antonio e Mimmo, due amici che vivevano in strada, morti pochi mesi fa”.

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ZENIT Staff

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