Don Dino Cecconi, parroco della chiesa di Santa Maria Liberatrice ad Ancona, direttore della pastorale familiare diocesana, e regista delle dirette televisive delle messe domenicali di Raiuno, nell’intervista che segue parla del rapporto tra spiritualità e fotografia.
***
Che senso ha parlare della “spiritualità della fotografia”?
Ogni realtà esistente può essere pervasa da un valore spirituale, sia intrinseco sia dato da chi ne entra in relazione. Cogliere un valore spirituale, un insegnamento da un fatto, da un’evidenza, da un fenomeno abbinandolo, collegandolo a quanto si sta vivendo e ricercando… diventa spontaneo. È connaturale ormai captare, immagazzinare immagini e ricordi, fotografare eventi, luoghi e persone. Tutto ciò che non si vuole o non si può dimenticare viene fotografato, registrato, immagazzinato nei nostri file della mente e dei sentimenti e conservato nel nostro archivio della coscienza e del sub cosciente.
Che cosa è la fotografia?
Foto-grafia! E’ la luce che scrive. Infatti al buio la foto non viene, a meno che non si usano gli infrarossi, i quali però non riescono a leggere il colore e rendono la foto in un tono verdino. La luce ci permette di scrivere, imprimere e immagazzinare un’immagine.
Per quale motivo fotografiamo?
La foto ha un’importanza fondamentale. Con l’immagine si racconta ciò che viene detto a voce o per iscritto. L’immagine e la descrizione rendono più evidente e fenomenologico il racconto o il fatto. Sembra che nella conoscenza, l’associare all’ascoltato o letto l’immagine sia una procedura spontanea, tanto che è di consueto associare ai concetti delle immagini che già abbiamo dentro di noi o che associamo come simili! Ma se qualcuno ci parla di realtà mai viste a noi non familiari, che non esistono nei file di repertorio della nostra conoscenza o memoria, ecco che un strumento che ci mostri concretamente l’oggetto di cui si parla, favorisce molto!
Che bisogno abbiamo di fotografare?
Alla base di tutto questo c’è l’esigenza del comunicare per vari motivi: per fare storia, raccontare, insegnare, spiegare, ricordare, condividere, avvicinarsi, unirsi ed amare. Ciò che è evidente, manifesto e fenomenico, è perché contiene una caratteristica e un messaggio che arriva fino a un ricevente.
Quali sono gli elementi che caratterizzano la fotografia?
Nella fotografia due sono gli elementi essenziali: luminanza e crominanza. Ogni oggetto ha un colore e lo si distingue alla luce. Al buio i colori non si vedono e neanche gli oggetti. Direbbe Hegel: “Di notte anche le vacche bianche sono nere”! Ogni realtà cromatica, nella scala di colori, viene messa in evidenza dalla luce e dalla luminanza che dovrebbe essere in quantità e intensità adeguata perché il soggetto sia identificato, visto e valutato nella forma più propria. Troppa luce o poca luce non ci fa vedere bene il colore o lo falsifica. Una fotografia con il flash troppo forte o troppo vicino brucia la foto rendendola eccessivamente chiara. La luce proviene esterna dal soggetto, non gli appartiene. La crominanza appartiene al soggetto, è della natura stessa del soggetto. Ogni soggetto viene messo in luce, in rilievo da una energia che viene dal di fuori, che lo illumina.
Quale parallelismo esiste tra questo tema e il messaggio evangelico?
Dal Prologo di Giovanni emerge un linguaggio divino della luce che viene nel mondo, che lo illumina. La luce è Dio e viene nel mondo attraverso Cristo. Cristo, Luce del mondo! Introduce il cero pasquale nella notte del sabato santo durante la liturgia del fuoco… davanti alla luce niente può restare nascosto, tutto viene messo in evidenza, di ciò che già c’è. L’esistente, il materiale e l’umano viene messo in evidenza attraverso la grazia, la luce e l’energia dello spirito di Dio. I soggetti e i colori sono già, ma è attraverso la grazia di Dio che sono messi in risalto. La natura è valorizzata dalla grazia, la luce non sostituisce l’oggetto, ma lo rende visibile. San Tommaso dice: “La grazia non sostituisce la natura, ma l’aiuta” ad essere.
Quale effetto ha la grazia sull’esistente?
Il bello è constatare che tutto già esiste. È già lì ma non è in risalto, esiste come realtà. La grazia, simboleggiata dalla luce, la rende visibile, apprezzabile ed amabile. Una luce in giusta quantità e qualità rispetta le caratteristiche del soggetto e non le appiattisce, lasciando ad ogni colore i propri contorni definiti e distinti, senza impastarli.
Ritornando alla fotografia, come si ottiene una immagine definita?
Luminosità e contrasto danno il bel risultato dell’immagine definita. Il contrasto evidenzia il contorno e il colore, mentre la luminanza che proviene da una fonte con una sua direzione e angolatura, mette in rilievo il soggetto. In questo modo si generano le ombre. Dove c’è luce c’è anche ombra.
Qual’ è la funzionalità dell’ombra?
L’ombra non nega la crominanza dell’immagine ma dà al colore un tono diverso. Il beneficio dell’ombra, del chiaro – scuro, è dare all’ immagine una profondità di campo, dare il senso del rilievo, fino a far cogliere quasi una tri-dimenzionalità. Tutta luce, solo luce e senza ombre, la foto non è bella. Una vera espressione naturale è prodotta attraverso luci ed ombre.
Come può essere interpretata l’alternanza luce-ombra in chiave esistenziale?
Non ha senso pensare che la nostra vita sia solo espressione di luminosità. Tutti hanno delle zone d’ombra, forse dei limiti umani. Non per questo però la nostra immagine viene diminuita o deprezzata, anzi ha la sua vera dimensione umana, piena di contrasti e contraddizioni, che rende l’immagine più reale e dà una vera profondità dell’essere.
Don Dino Cecconi
La fotografia: strumento della presenza di Dio nella storia umana
Intervista a don Dino Cecconi sul tema della “spiritualità della fotografia”